L'utopia di One day in Europe
- Ha un'origine ed uno sviluppo profondamente europei il film che vede il ritorno di Hannes Stöhr alla Berlinale, dove quattro anni fa vinse il Premio del pubblico nella sezione Panorama
Esistono dei simboli comunitari capaci di unire tutti gli abitanti d'Europa
tanto da giustificare l'esistenza di uno European way of life?
One Day in Europe, ritorno di Hannes Stöhr alla Berlinale, che la vide,
quattro anni fa, vincitrice del Premio del pubblico per la sezione Panorama
con Berlin is in Germany, ha un'origine ed uno sviluppo profondamente europei.
Il canovaccio di quattro storie simili - un furto subìto in una città straniera
- nella medesima giornata, quella della finale di Champions League tra i
turchi del Galatasaray e gli spagnoli del Deportivo La Coruña, è lo spunto
che lega delle stesse sorti i cittadini di un'Europa allargata.
"Volevo un film fatto di piccole scene, di attimi e di esperienze personali
che ho vissuto negli anni passati. Parlo di Europa e dell'incontro di mentalità
europee, ma soprattutto di una grande utopia", ha sottolineato la regista,
ricordando che "la volontà pan-europeista di questo film è stata forte a
partire dalla scelta dei produttori".
Il film, infatti, è stato realizzato grazie al fondo Eurimages per la coproduzione,
e alla collaborazione fra la tedesca Moneypenny Filmproduktion e la spagnola
Filmanova, oltre al supporto di TVG Televisión de Galicia, ARTE, Filmboard Berlin-BrandenburgFilmstiftung NRW e del CinePostproduction Geyer Köln & Geyer Berlin.
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