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USCITE Italia

La terra trema

di 

Ancora un thriller dell'anima, un dostoevskiano delitto impunito, dopo Match Point di Woody Allen, A History of Violence di David Cronenberg, Munich di Steven Spielberg, il Cacciatore di teste [+leggi anche:
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di Constantin Costa-Gavras e, in Italia, Arrivederci amore, ciao [+leggi anche:
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. Viene da Sergio Rubini, alla sua ottava prova da regista con La terra, prodotto da Fandango in collaborazione con Medusa, dal 24 febbraio su 170 schermi.

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Rubini lo definisce un giallo, nell'accezione più semplice del genere, in cui il protagonista deve sciogliere un enigma, facendo i conti con il suo passato. Il protagonista in questione è Luigi (Fabrizio Bentivoglio), professore di filosofia a Milano, che torna in Puglia per incontrare i suoi tre fratelli (Emilio Solfrizzi, Paolo Briguglia, Massimo Venturiello) e convincere il più riottoso a vendere un'azienda agricola di famiglia ormai in disuso. Riemergono rancori e vecchie ferite, mentre Luigi si rende conto che i fratelli sono tutti, in maniera diversa, invischiati nella rete con la quale il sordido usuraio Tonino avvolge l'intera cittadina.

Una storia universale che si tinge dei colori vividi della terra meridionale. "Sono andato via dalla Puglia a 18 anni, per me è un luogo della memoria". Ma il thriller grottesco scaturito dalla macchina da presa dell'attore-regista è solo il pretesto per una "idea forte" che ha cominciato a nascere 12 anni fa, quando Rubini ne ha parlato per la prima volta con il produttore Domenico Procacci, anch'egli pugliese: "Volevo raccontare la storia di una famiglia divisa che deve trovare l'armonia non nelle cose ma nell'affettività. Conosciamo tutti gli effetti devastanti della proprietà, tutti sappiamo quanto divida, quanto sia doloroso dividere le cose. L'armonia si raggiunge solo lasciando fluire i sentimenti, senza l'ostacolo dei beni, della roba. Per questi quattro fratelli sbarazzarsi della masseria significa eliminare un marchio doloro, una ferita aperta".

Tutti gli attori sono diretti egregiamente, ma Rubini ha ritagliato per se il ruolo dell'usuraio, magnifica figura di cattivo: "E' stato Procacci a convincermi a fare quel personaggio, io così mingherlino rischiavo di sembrare troppo simpatico, invece dovevo interpretare il male, far sì che la gente fosse contenta della mia morte".

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