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CANNES 2006 Un Certain Regard / Italia

Bellocchio : "Il mio film trasmette vitalità"

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L'autorevole quotidiano francese Le Monde l'ha definito "l'ultimo dei mohicani della Nouvelle Vague italiana", nella sua edizione di questo pomeriggio. Marco Bellocchio è stato spesso invitato al Festival di Cannes (La balia e L'ora di religione sono stati selezionati nel concorso ufficiale), ma quest'anno il privilegio è toccato a Nanni Moretti e al suo Il caimano [+leggi anche:
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intervista: Nanni Moretti
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. E' invece la sezione Un Certain Regard ad ospitare Il regista di matrimoni del maestro italiano (leggi l'articolo sull'uscita italiana.

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Il film, venduto da Celluloid Dreams, è coprodotto dalla Francia e Le Monde si diverte a paragonarlo al film di Moretti: "all'angoscia del regista che si s'interroga sulla possibilità stessa della propria arte, Marco Bellocchio oppone superbamente la forza maggiore della gioia e della collera".

Chiediamo a Bellocchio se si sente penalizzato per la sua assenza nel concorso cannese. "La commissione selezionatrice ha fatto delle scelte, io le ho accettate. I film hanno una vita più o meno lunga, al di là dei concorsi. Comunque, quando presenti un film al pubblico sei in competizione: rispetto agli incassi, alle critiche. Sono destinato prevalentemente ad avere una posizione aristocratica, nel senso di una posizione di non potere, per cui non godo di appoggi al di fuori della forza che deriva dal film e dalle splendide persone che hanno lavorato nel film. Per scelta non ho padrini, a destra sinistra o al centro. La mia personale identità è più importante di tutto, non vale la pena rischiarla per un premio".

Che reazioni ha registrato tra il pubblico e la critica dall'uscita del film ad oggi? "Qui a Cannes sono state finora positive. Sono reazioni di sorpresa, sentimenti di stupefazione. In certi casi è come se il film avesse trasmesso una sorta di vitalità, un contagio positivo. E questo per me è nuovo".

Per il suo film, la rivista Screen parla di riferimenti ad Antonioni, Fellini, Visconti. Forse sarebbe meglio parlare di Buñuel. "E' evidente il rapporto del mio film con il surrealismo, parlerei di 'immagine non cosciente'. Del resto ci siamo formati con Buñuel. Ma direi ancora di più Jean Vigo: Zéro de conduite, L'Atalante.

Chi le piace del cinema italiano più giovane? "Adoro Ciprì e Maresco, li trovo due geni. Sono 'malati', hanno una loro visionarietà del tutto originale. Matteo Garrone è un ottimo regista e anche Sorrentino, nonostante non mi piaccia il suo modo di fare le immagini. Infine Saimir [+leggi anche:
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di Munzi è un ottimo film. C'è una generazione di giovani che cerca le immagini al di là delle parole".

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