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FESTA DI ROMA -CONCORSO

Davide Ferrario rivisita "La tregua"

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"Non sono un viaggiatore. L’attrazione che Primo Levi e i suoi racconti hanno esercitato su di me sono stati tali da farmi partire seguendo le sue orme: con lui ho viaggiato per 6mila km". Chi parla è Davide Ferrario, il regista rigorosamente indipendente che con Dopo Mezzanotte [+leggi anche:
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(After Midnight, 2003) ha conquistato i mercati e i pubblici internazionali.

Raccogliendo l’idea di Marco Belpoliti, scrittore e curatore da 15 anni delle opere di Primo Levi, ha realizzato in 3 anni La strada di Levi [+leggi anche:
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(Primo Levi's Journey), una pellicola che definisce «un documentario di creazione o un road movie senza attori». Interpretando alla lettera quanto descritto da Primo Levi nel suo libro del 1963 “La tregua”, il regista percorre il medesimo itinerario da Auschwitz a Torino che costrinse lo scrittore deportato nel lager ad attraversare in 10 mesi Polonia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Romania, Ungheria, Austria e Germania.

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E lo fa seguendo un doppio binario che fornisce il valore aggiunto all’opera: mentre “ascolta” l’esperienza toccante della “guida” Levi, si mette egli stesso in ascolto degli abitanti che incontra in quei Paesi dell’Europa post-comunista e post-nazista. «Il film ha preso forma cammin facendo: non avevamo materiale pre-confezionato», sottolinea Ferrario.

In questo modo l’autore ha potuto appoggiare lo sguardo su realtà di cui egli stesso è stato il primo a stupirsi: dall’incontro con il ricordo del leggendario artista ucraino Igor Bilozir, assassinato da estremisti russi, alla visita al kolkhoz in Bielorussia, dallo zoo itinerante in Moldavia fino al cimitero delle statue comuniste ungheresi. Il tutto accompagnato da una colonna sonora dalle chiare valenze semantiche, ben sincronizzata al notevole lavoro di montaggio.

Fondamentale alla costruzione del senso de La strada di Levi è la parola "tregua", che Ferrario e Belpoliti hanno caricato di un nuovo significato: "Se per Primo Levi “tregua” significava il periodo tra la fine della Seconda Guerra Mondiale all’inizio della Guerra Fredda, per noi rappresenta quell’intervallo tra la caduta del Muro di Berlino e l’11 settembre 2001: in quel momento, purtroppo, la storia ha ripreso a “marciare”".

La pellicola è prodotta dalla Rossofuoco dello stesso Ferrario con Rai Cinema che ha creduto fin da subito nel progetto. Le vendite internazionali sono affidate ad Adriana Chiesa Enterprises.

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