In treno fino al Lido
Dietro al titolo da romanzo di formazione, Il passaggio della linea di Pietro Marcello (secondo titolo italiano in Orizzonti doc) sale a bordo degli Espressi che percorrono la penisola: per lo più notturni, questi treni spesso fatiscenti ogni giorno portano a lavoro (o riportano a casa) l’esercito dei pendolari, un’umanità varia che si mescola negli stessi vagoni, e si affaccia agli stessi finestrini.
Di questa umanità, Arturo Nicolodi è il campione: libero pensatore anche a costo dell’arresto, da qualche anno dorme sui treni. La vita – dice nel film – l’ha portato a essere un pezzente: e lui si è adeguato (“seguo il flusso della mia esistenza”), dormendo su treni, ché è “meglio che vivere in un ospizio”.
Se la voce di questo novantenne è ancora nitida, il crogiolo d’etnie, condizioni sociali e dialetti fa d’ogni Espresso una Babele di lingue, che in più di un’occasione costringe lo spettatore italiano a leggere i sottotitoli inglesi, nel tentativo di decifrare la matassa inestricabile di voci. E di suoni: perché sferragliando sui binari, le lamiere arrugginite di questi convogli in estinzione ci ricordano di quando i viaggi erano rumorosi, e il sound-design ovattato degli aeroporti era privilegio di pochi.
Prodotto da Indigo Film (presente in Mostra anche con Bianciardi! e La ragazza del lago [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film]), il film di Pietro Marcello è stato realizzato in associazione con Mercurio Cinematografica, con il supporto del Libero Bizzarri Documentary Fund e di Raitre.
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