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Editoriale 4 - Parliamo di Business

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Si dice che il cinema si fa con i sogni, le emozioni, il desiderio di comunicare un’idea e di divertire. Ma poi, non dimentichiamolo, ci sono anche i numeri: il “boom” al botteghino e i posti occupati nelle sale. Questa settimana l’annuale “mercato cinematografico italiano 2006-2007” è stato presentato a coloro che si interessano di grafici a torta e di statistiche di ogni sorta. Non c’è dubbio che queste pubblicazioni offrano quello di cui c’è bisogno: i crudi fatti e i numeri del business.

In Europa si può familiarizzare con loro a dispetto del paese di provenienza. Il prezzo del biglietto aumenta, i cinema ad una sola sala chiudono e, di solito, i film più guardati dell’anno non sono quelli nazionali. C’è dunque qualche novità? L’Italia è forse un’eccezione? In questo paese nel 2006 si sono prodotti 117 film e, perché ciò accadesse, c’è stato forse bisogno della televisione e di qualche storia adatta ai gusti locali. Come in ogni altro paese, anche in Italia c’è l’evento e il flop dell’anno. Da una prospettiva straniera, i recenti film italiani parlano solo di vacanze e di come trovare un modo per amare. Non c’è nulla di male in questo.

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Chiaramente le cose vanno meglio rispetto agli anni ’90, ma quello che una volta era un lungo elenco di nomi - da Visconti ad Antonioni, da Bava a Margheriti - adesso è composto solo da Moretti e Sorrentino. Ciò nonostante, il marchio dei film italiani rimane ancora forte e, per lo meno, in Italia la gente può fare il nome di un regista e citare anche qualche titolo di film. Quanti altri paesi europei possono dire la stessa cosa? Nel frattempo, io aspetto l’adattamento per il grande schermo di La Sposa Perfetta.

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