18/03/2009

“Giancarlo Siani era come l'acqua pura che dal Vomero scendeva fino a Torre Annunziata, dove in molti tentavano di trasformarla in fango. Non ci sono riusciti e per questo lo hanno ammazzato”. E’ così che Marco Risi descrive il protagonista del suo Fortapàsc [+leggi anche:
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scheda film], il cronista del quotidiano napoletano Il Mattino ucciso dalla camorra nel 1985 per aver denunciato le connivenze tra malavita e istituzioni.

Presentato con successo con un’anteprima al Teatro San Carlo di Napoli lunedì scorso, il film prodotto da Bi Bi Film, Rai Cinema e Minerva Pictures è un biopic che aspira ad elevarsi al livello delle grandi pellicole di denuncia e impegno civile alla Francesco Rosi (il cui Le mani sulla città è citato esplicitamente). Ma a dispetto della forza della storia, delle riflessioni sul giornalismo – del tema scottante e del mimetismo di Libero De Rienzo, Fortapàsc manca di potenza espressiva. Niente a che vedere con lo sguardo crudo e coinvolgente di Gomorra [+leggi anche:
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intervista: Domenico Procacci
intervista: Jean Labadie
intervista: Matteo Garrone
scheda film] di Matteo Garrone, pellicola a cui accenna lo stesso Risi: “Quello aveva una struttura rapsodica e un pessimismo di fondo quasi apocalittico, il mio è più tradizionale, imperniato su un personaggio accattivante e più aperto alla speranza”.

Fortapàsc racconta gli ultimi mesi di vita di Siani, cioè il periodo in cui aveva iniziato un’inchiesta sul “fango” di Torre Annunziata: sugli appalti truccati, i voti di scambio, gli omicidi e le alleanze tra boss e famiglie di camorra. L’affondo nell’universo della criminalità è diluito dall’attenzione verso l’uomo Siani: il suo rapporto con la fidanzata (Valentina Lodovini), con l’amico Rico (Michele Riondino), con il pretore Rosone (Gianfelice Imparato) e il capitano Sensales (Daniele Pecci). Il film esce con 01 in Campania il 20 marzo in 58 copie e poi nel resto d’Italia il 27 con altre 150.

(Tradotto dall'inglese)