Critique : Dossier 137
par Marta Bałaga
- CANNES 2025 : Dominik Moll s’attaque aux petits secrets honteux de la France (et sa célèbre “quasi révolution”) et finit par nous mettre face à des vérités inconfortables, hélas universelles

Dossier 137 di Dominik Moll, pur essendo stato selezionato per il concorso ufficiale del Festival di Cannes, sembrava un po' il tipo di film che colpisce di più a livello locale. Ogni Paese ha la sua parte di polvere nascosta sotto il tappeto. In questo caso, si tratta delle conseguenze delle proteste dei gilet gialli in Francia e di un giovane che viene, presumibilmente, ferito gravemente da agenti di polizia. Ma diventa subito evidente che questa non è solo una semplice sottolineatura locale, perché a) il movimento dei gilet gialli era impossibile da ignorare a livello globale e b) alcune domande poste qui, specialmente quelle sulla brutalità della polizia, riguardano tutto il mondo.
C'è un'altra ragione per cui dovrebbe funzionare per un pubblico più ampio: è un piacere guardarlo. È difficile dire perché. Le scene più d'azione sono per lo più raccontate, a parte un video sfocato ogni tanto. È un film procedurale che si svolge in stanze squallide con una cattiva illuminazione o in case che sembrano tanto vissute. Ci sono persone sedute di fronte all'investigatrice degli affari interni Stéphanie Bertrand, interpretata da Léa Drucker, che mentono o implorano giustizia nel bel mezzo di un supermercato di provincia. Non è esattamente un film per il grande pubblico, quindi, ma funziona molto bene.
“Lo sai che non cambierà nulla”, dice un possibile testimone (Guslagie Malanda, che abbiamo visto in Saint Omer [+lire aussi :
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La Drucker è un'ottima attrice, misurata, che non esagera mai - è il suo personaggio a farlo in questofilm. Non trasforma Stéphanie in un cliché, ma le dà un cuore e, per fortuna, un solo monologo appassionato che non sarebbe nemmeno necessario. Indaga sui suoi colleghi, che si sentono già poco apprezzati dalla gente. Sta “strapazzando” gli eroi del passato, dimenticando che la gente li applaudiva dopo il Bataclan, ci dice il film. La situazione è peggiorata a tal punto che suo figlio stesso finge che i suoi genitori non abbiano nulla a che fare con le istituzioni perché “tutti odiano la polizia”. Qualunque sia l'esito della sua indagine, sarà lei la cattiva: per la famiglia della vittima, se gli aggressori saranno liberi, per la sua stessa comunità o persino per la nuova e aggressiva amica del suo ex. Non c'è da stupirsi che a un certo punto guardi solo video di gattini. E adotti davvero un gatto.
C'è in questo film scritto da Moll con Gilles Marchand un umorismo che nasce dalla pura disperazione. Vedi le assurde dichiarazioni che Stéphanie ascolta, con i poliziotti che ammettono di essersi procurati l'attrezzatura “da Decathlon”. La faccia di Drucker in queste scene merita un premio a parte. Sì, certo, a un certo punto c'è stata una “quasi rivoluzione”; ora è tempo di andare avanti - e se siete voi a rovinare il divertimento, potete pure tornare ai vostri video di gattini.
Con un colpo di scena tanto sconvolgente quanto ironico - visto che si tratta di un film che cerca di parlare di giustizia o della completa indifferenza della gente nei confronti di essa - a uno dei suoi attori non è stato permesso di sfilare sul tappeto rosso in seguito a delle accuse di stupro e violenza sessuale. È troppo presto per dire cosa può significare questo gesto per i grandi festival o per l'intero settore, ma quel “sai che non cambierà nulla” suona un po' diverso ora.
Dossier 137 è prodotto dalla francese Haut et Court in coproduzione con France 2 Cinéma. Charades si occupa delle vendite internazionali.
(Traduit de l'anglais)
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