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Italia

Antonio Medici • Distributore, Bim Distribuzione

"In un mondo che cambia, dobbiamo adattare la nostra politica"

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- Antonio Medici, amministratore delegato di Bim Distribuzione, parla della distribuzione indipendente in Italia, dove la crisi sanitaria ha accelerato alcune tendenze

Antonio Medici • Distributore, Bim Distribuzione

Abbiamo discusso con Antonio Medici, amministratore delegato di Bim Distribuzione, dello stato della distribuzione delle pellicole indipendenti in Italia, dove la crisi sanitaria ha accelerato alcune tendenze del mercato già emerse prima della pandemia, come la riduzione dell’afflusso di spettatori nelle sale. Sebbene queste ultime abbiano riaperto a giugno, e nonostante i promettenti risultati registrati da una serie di proiezioni all’aperto nel corso della stagione estiva, il mercato italiano risente ancora delle poche nuove uscite e della mancanza di supporto per i distributori.

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Cineuropa: Potrebbe raccontarci qualcosa sulla storia della vostra azienda e della vostra politica editoriale?
Antonio Medici: La società è stata fondata più di 35 anni fa da Valerio de Paolis, venendo poi acquistata dalla Wild Bunch AG, un gruppo multinazionale con filiali in Francia, Germania, Spagna e Italia. Nel corso del tempo la società ha cambiato volto, sia a causa del passaggio di proprietà che dell’evoluzione del mercato. All’inizio la nostra era una piccola impresa specializzata per lo più in film d’autore, ma in seguito abbiamo sempre dimostrato un ottimo fiuto, acquistando pellicole di buona qualità che potessero essere appetibili anche per un pubblico più generalista: penso a film come Il fantastico mondo di Amélie [+leggi anche:
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(Jean-Pierre Jeunet, 2001) o I segreti di Brokeback Mountain (Ang Lee, 2005). Stiamo diversificando la nostra offerta, comprando sia film di genere e di animazione che titoli nazionali, cosa che non avevamo mai fatto prima.

A fine 2019 abbiamo lanciato la BIM Production, una società di produzione, mossa che rientra in questo processo di diversificazione che si sta portando avanti per diventare più competitivi sul mercato. Siamo anche azionisti di una rete di teatri d’autore in Italia. Controlliamo in prima persona alcuni cinema a Roma e a Firenze, e curiamo le programmazioni di diverse sale in tutto il paese.

Quali sono le sfide più grandi che un distributore indipendente deve affrontare in Italia?
Ogni anno i cambiamenti avvengono più velocemente rispetto a quello precedente. Credo che la crisi da COVID abbia portato, tra le altre cose, a un’accelerazione di alcune tendenze che erano già visibili nel mercato. Penso per lo più al fatto che il pubblico venga in sala solo per pochi titoli, un pessimo segnale per noi. Ci sono numerose pellicole che semplicemente spariscono dalla circolazione, soprattutto film d’autore. Inoltre la pandemia ha comportato un’impennata del consumo di prodotti in formato digitale, ma anche in quel caso sono pochi i titoli ad aver ricevuto tutta l’attenzione. Tuttavia, riesco a intravedere due aspetti positivi: le campagne promozionali per le uscite in digitale possono essere decisamente meno costose, con meno rischi per i distributori; c’è più spazio per tutti. Crearsi una propria platea di riferimento sarà più semplice e conveniente.

Che effetti ha avuto la paralisi del paese sul suo lavoro? Quali pensa siano le misure a cui si dovrebbe ricorrere per aiutare i distributor?
Durante la quarantena siamo stati costretti a vendere alcuni dei nostri film direttamente alle piattaforme streaming. Alcuni sono usciti in formato digitale, altri sono stati posticipati o restituiti ai produttori… In un mondo che cambia, non possiamo non adattare le nostre politiche. Si è ricorsi a numerose misure per supportare i film nazionali e sono stati messi su diversi piani per aiutare gli esercenti, ma non c’è stato nessuno aiuto pensato in primis per noi. Devo ammettere di essere rimasto sorpreso dal programma MEDIA, che non è stato particolarmente reattivo durante la crisi. Hanno mostrato poca flessibilità con le loro regole, create per una situazione di normalità. Mi aspettavo che fossero più efficaci e meno rigidi, visto che quel programma rappresenta l’incentivo principale per i distributori di titoli europei.

Qual è la situazione ora, dopo che i cinema sono stati riaperti?
Ufficialmente i cinema sono stati riaperti a metà giugno, ma all’inizio solo il 5% l’ha fatto, visto che non erano previste nuove uscite. In Italia disponiamo di una buona rete di cinema all’aperto, che hanno registrato dei risultati promettenti negli ultimi mesi. Rimane il fatto che l’estate non è comunque una stagione cinematografica. Nel periodo estivo numerose sale chiudono, anche senza COVID. Ogni settimana le carte in tavola vengono rimescolate, quindi al momento è davvero complicato fare delle previsioni. Dopo il primo fine settimana di Tenet [+leggi anche:
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(Chistopher Nolan, 2020), le vendite sono crollate del 75% rispetto allo stesso weekend dell’anno scorso. I risultati settimanali sembrano incoraggianti, quindi mi aspetto che il mercato soffra meno del previsto. Tuttavia, finora non è ancora uscito nessun film d’autore degno di nota, quindi non sappiamo quale sia la situazione reale di quel mercato. Dal 10 settembre si dovrebbe tornare a una programmazione normale e dovrebbero esserci molte nuove uscite, ma vedremo cosa succederà.

In generale, come viene ripartito il guadagno che ricavate dalle varie vendite dei vostri titoli? Come si sta evolvendo la situazione?
È difficile dare una risposta univoca, perché molto dipende dal titolo in sé. In generale, se si parla di un normale film d’autore, i guadagni al botteghino possono arrivare fino al 50-60%, guadagni che sono pari al 30-40% per i titoli commerciali. In questo ultimo caso però ricaviamo molto di più dalla vendita dei diritti televisivi. Per i film d’autore il digitale non è molto proficuo, forse il 10%, e i DVD sono fuori mercato.

Il VOD e le Pay-TV si sovrappongono sempre di più, ma la televisione in chiaro ha un approccio del tutto diverso. Mentre per fruire prodotti in digitale o quelli delle Pay-TV è per lo più necessario pagare un abbonamento, il sistema della televisione in chiaro è basato sugli spazi concessi dalla rete. Alcuni film che hanno grande successo al cinema potrebbero non essere adatti alla prima serata, finendo per essere poco venduti, mentre altri che faticano in sala potrebbero essere delle rivelazioni in tv.

Qual è stata la sua campagna pubblicitaria di maggior successo per una pellicola europea?
Il primo titolo che mi viene in mente è un film britannico, Il verdetto [+leggi anche:
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(Richard Eyre, 2017). Credo sia stato un buon lavoro allora, perché lo abbiamo approcciato da tanti punti di vista diversi. È tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan, che era venuto in Italia per la promozione. Credo sia importante disporre di diversi strumenti per commercializzare una pellicola. Anni fa bastava avere un buon cast. Oggi invece è fondamentale avere a disposizione diversi canali per interagire con il pubblico, e in effetti con Il Verdetto ne abbiamo usati molti. Per questo motivo eravamo decisamente soddisfatti della campagna pubblicitaria e dei risultati ottenuti.

Come affronterete le prossime campagne?
Stiamo tagliando i costi pubblicitari perché consapevoli che i guadagni al botteghino diminuiranno, dobbiamo essere cauti. Cerchiamo sempre di adattare gli investimenti fatti alle entrate previste, e sappiamo che non saranno ai livelli pre-crisi. In ogni caso, il mondo digitale ci permette di essere molto più efficienti nel marketing, con una decisa riduzione delle spese.

Cosa l’ha fatta avvicinare al mondo della distribuzione, e secondo lei cosa ha in serbo il futuro per questo settore?
All’inizio ero interessato alla produzione cinematografica, ma dopo uno stage con una società di produzione mi sono reso conto di preferire quest’altro lavoro. Sfortunamente, credo che il futuro della distribuzione indipendente sia in bilico. Solo le piccole imprese con costi contenuti o quelle più grandi ben integrate nei gruppi multinazionali riusciranno a sopravvivere, mentre le medie imprese avranno diverse difficoltà. Credo anche che la distribuzione indipendente sarà più integrata con la produzione. Avere accesso ai film diventa sempre più difficile a causa delle case cinematografiche e delle piattaforme streaming, quindi un’integrazione dei processi sarà di grande rilievo per il futuro della distribuzione.

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(Tradotto dall'inglese da Emanuele Tranchetti)

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