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Italia

Thomas Bertacche • Distributore, Tucker Film

"I film restaurati recentemente acquisiti avranno un'uscita nelle sale e stiamo vendendo gli altri per lo SVOD"

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- Abbiamo fatto due chiacchiere con il co-fondatore della società di distribuzione italiana, specializzata in film europei e asiatici

Thomas Bertacche  • Distributore, Tucker Film

Abbiamo parlato con Thomas Bertacche, co fondatore di Tucker Film, una compagnia di distribuzione italiana, specializzata in film europei e asiatici. Ci parla della varietà di lavori che vengono fatti per quanto riguarda i film, includendo l’organizzazione di un festival e il lancio di una piattaforma di streaming, la strategia nell’investire in titoli asiatici per farsi strada durante la situazione Covid e le sue speranze riguardanti i cambiamenti che arriveranno nella distribuzione europea.

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Cineuropa: Qual’è la tua linea editoriale e perché?
Thomas Bertacche: Lavoriamo con i cinema d’essai dal 1980. Due collaboratori, due cinema d’essai, in Friuli e Udine hanno creato Tucker Film – Il Centro Espressioni Cinematografiche (C.e.c.) e il Cinemazero. Il C.e.c. organizza un festival del cinema asiatico chiamato Far East Film Festival dal 1999, con film asiatici di genere e popolari. È da lì che viene la nostra linea editoriale; lavoriamo con film d’essai europei e asiatici perché conosciamo questi film.

Abbiamo iniziato con Departures (Yōjirō Takita, 2008), il vincitore giapponese di un premio Oscar, il quale è tuttora il nostro miglior successo al botteghino, e un film locale, Rumore bianco (Alberto Fasulo, 2008), un documentario che tratta di un fiume nella provincia di Udine. Abbiamo continuato a lavorare con film locali o di paesi europei vicini, tipo Zoran, il mio nipote scemo [+leggi anche:
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 (Dalibor Matanić, 2015), un film croato.

Ci siamo abituati a lavorare con produzioni locali fin dall’inizio, dalla sceneggiatura, così da avere un dialogo con il regista e il produttore e cercare di capire quale potrebbe essere il migliore piano di marketing. I festival sono molto importanti per il film europei, se puoi scegliere a quale festival mandarlo, la strategia viene da se. Sarebbe difficile per noi scegliere un film senza conoscere nessuno, che sia il produttore o il regista.

Come vedi il tuo lavoro da distributore e qual’è il vostro contributo per la distribuzione europa dei film?
Non posso presentarmi solo come distributore. Gestiamo il nostro cinema d’essai, Visionario (parte del network Europa Cinemas), organizziamo il Far East Film Festival, abbiamo anche iniziato a produrre con Tucker Film, e abbiamo iniziato un piccolo canale VOD riguardante i film asiatici: Fareastream. Quindi, il nostro contributo per la distribuzione europea riguarda, prima di tutto, i nostri punti di vista differenti – come espositore, produttore e distributore – e in secondo la curiosità e la passione per alcuni tipi di film in particolare. La nostra missione è quella di cercare di esplorare ciò che succede nel nostro ambito e aiutare queste produzione a ottenere visibilità in Italia.

Cosa ci puoi dire a riguardo delle complessità e le particolarità del mercato italiano?
Ci sono molti cinema d’essai sparsi in tante grandi e piccole città. Delle volte è più difficile trovare spazio per i titoli piccoli nelle grandi città. Ma se rilasci un film in tante piccole città, il tuo budget per la pubblicità non sarà irrilevante: Devi far sì che le persone ne vengano a conoscenza, devi investirci tanto. Questo vuol dire che è praticamente impossibile rilasciare un film senza centomila euro per la pubblicità. Recuperare quel budget non è semplice: tecnicamente i fondi che riceviamo dall’Europa sono cruciali per far sì che riusciamo a rilasciare un progetto senza rischiare tutta la cifra della pubblicità. 

Qual’è stata la campagna promozionale più di successo per un film europeo che hai avuto fino a ora?
Sole alto è un film croato che probabilmente non sarebbe stato distribuito in Italia se non l’avessimo fatto noi. Lo abbiamo comprato a Cannes in Maggio e abbiamo deciso di portarlo in Italia in un festival giornalistico, l’Internazionale a Ferrara, dove credevamo il film potesse trovare il pubblico più consono per apprezzarlo. È stato un grande successo. Il film tratta della guerra jugoslava, con due personaggi e tre storie d’amore, una dieci anni prima della guerra, una durante e una dieci anni dopo. Abbiamo strutturato tutta la campagna su queste storie d’amore: l’attrice principale è croata e l’attore è serbo, è stato tipo un cast da Romeo e Giulietta. Ma non saprei spiegare il perché è riuscito così bene, non so qual è stato l’ingrediente segreto. A volte penso sia tutto in base al titolo... Tanto dipende dalla passione che ci mettiamo nella pubblicazione e nel tempo mentre la strutturiamo. Se qualcuno te lo dice, fammelo sapere!

Considerando la varietà dei film che rilasciate, qual è la ripartizione del guadagno solita tra ogni supporto?
Cambia da film a film, ma tra il sessanta e l’ottanta percento viene dall’uscita nelle sale, e il restante venti viene qualche volta dai canali televisivi, certe volte dal video (non più, ovviamente), e stiamo cercando di lavorare con piattaforme video on demand (SVOD)... È difficile vendere film d’essai ai canali televisivi. Con una piccola compagnia di produzione come noi, uscendo con tre o quattro film all’anno, la relazione che abbiamo con i canali televisivi non è così stabile. Il mercato video sta calando, probabilmente morendo. Netflix e Amazon non sono interessati nei nostri tipi di prodotti. Cerchiamo di lavorare con piattaforme televisive a pagamento di nicchia, ma le entrate sono molto piccole. Non abbiamo, per adesso, un canale VOD reale dedicato al cinema d’essai. Quindi i nostri costi pubblicitari devono essere recuperati tramite le uscite nelle sale cinematografiche. Penso – spero – che qualcosa cambi a breve. Perché ci sono tanti film d’essai che non trovano un posto per via dei grandi competitori, forse Mubi o qualcun’altro costruirà eventualmente qualcosa di alternativo.

Per quanto riguarda la pandemia Covid-19, sono state messe in atto delle misure di recupero per la distribuzione dei film per aiutarvi?
Ci sono state delle promesse, ma abbiamo ottenuto la conferma solo di recente. Il governo ha deciso di contribuire con dei soldi per le compagnie di distribuzione. Dobbiamo ancora compilare la richiesta. Si parla di quindicimila euro circa per ogni distributore, più un supporto calcolato in base alla pubblicità e alla biglietteria per i film usciti tra Febbraio e Dicembre 2020.

Come siete stati affetti dalla pandemia Covid-19?
Abbiamo deciso d’investire, stiamo comprando film asiatici classici. Abbiamo comprato sei film restaurati di Wong Kar-wai, qualche classico di Kim Ki-duk e Hirokazu Kore-eda. Cerchiamo di aumentare e allargare la nostra libreria. Stavamo pensando di fare uscire di nuovo In the Mood for Love (Wong Kar-wai, 2000) lo scorso Dicembre, ma visto che i cinema sono chiusi adesso, non siamo stati in grado di farlo… Vedremo cosa succederà. Pensiamo che le persone che hanno visto il film nel 2000 sono adesso nella fascia d’età in cui tornerebbero al cinema per vederlo. Per quanto riguarda le nostre acquisizioni recenti, usciranno nelle sale cinematografiche, e stiamo vendendo gli altri ai canali video on demand (SVOD), i quali hanno bisogno di più contenuti visto l’aumento del consumo dei film durante il Covid, o a canali televisivi interessati a questi grandi titoli. Abbiamo comprato anche la trilogia Infernal Affairs (2002, 2003, 2003, Andrew Lau & Alan Mak), la quale verrà restaurata. Vogliamo farla uscire nelle sale cinematografiche ma non so se sarà possibile: in Italia, i cinema d’essai mostrano soltanto drama o indie. Non abbiamo proprio trasversalità nei teatri.

Come vedi il futuro prossimo per la distribuzione Europea?
Questa è una domanda molto difficile. Non saprei dire niente con certezza per quanto riguarda il futuro del cinema europeo. Il punto è che in Europa produciamo film molto belli, ma non abbiamo il pubblico che va a vederli. C’è chi dice che dobbiamo cambiare il pubblico, ma penso sia l’opposto. In Europa, non investiamo soldi per produrre film; i costi sono coperti da fondi locali ed europei. Credo che se non rischi i tuoi soldi, forse non pensi abbastanza a ciò che il pubblico desidera vedere. In Asia, non ci sono fondi pubblici; hanno fondi privati, e i fondi privati voglio vedere entrate. Devi fare un film che possa fare soldi. Probabilmente qualche cosa cambierà per via di Netflix che sta producendo film in Europa. In Italia queste piattaforme cambieranno probabilmente un’altra cosa: i sottotitoli. Doppiamo tutto, ogni volta. Ma adesso, con questi canali che mostrano film e serie televisive solo con i sottotitoli, forse il pubblico cambierà abitudini e ci sarà il modo di poter far uscire più film europei sottotitolati.

Cosa ti ha portato alla distribuzione?
Tutto riguarda la storia della nostra compagnia. Quando stavamo gestendo il nostro cinema d’essai, abbiamo iniziato ad andare a parecchi festival internazionali durante gli anni (Cannes, Berlino, Locarno e molti altri in Asia). Abbiamo visto molti film che credevamo aver bisogno di essere distribuiti. Quando vai ai festival, incontri produttori e registi, e capisci meglio cosa significa fare un film. Le persone si incontrano per qualcosa da bere e si possono instaurare dei bei legami in queste situazioni. Inizi a capire i sogni dei registi e dei produttori, e inizi ad aiutarli. Forse non siamo dei distributori normali perché se c’è qualcun'altro che vuole comprare un film che stavamo per comprare, non alziamo il prezzo. Il film verrà visto lo stesso. La distribuzione è parte della galassia di cose che gira intorno al mondo del cinema.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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