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“Non facciamo spot pubblicitari, ma contenuti originali, progetti di intrattenimento o edutainment”

Rapporto industria: Parità di genere, diversità e inclusione

Luigi Sales • Head of Content and Original Productions, Giffoni Innovation Hub

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Abbiamo discusso del ruolo della Giffoni Innovation Hub, fulcro di produzione audiovisiva e progettazione strategica per attori pubblici e privati

Luigi Sales • Head of Content and Original Productions, Giffoni Innovation Hub

In occasione dell’ultima edizione del Giffoni Film Festival (17-26 luglio), abbiamo incontrato Luigi Sales, Head of Content and Original Productions di Giffoni Innovation Hub. Il suo lavoro si muove al crocevia tra creatività, produzione audiovisiva e progettazione strategica per brand e istituzioni. Tra documentari, edutainment e nuovi formati, Sales ci racconta l’anima produttiva di una realtà che mette i giovani e i loro linguaggi al centro.

Cineuropa: Può presentarci il suo profilo professionale e le principali attività di Giffoni Innovation Hub?
Luigi Sales:
Sono Head of Content and Original Productions. Da un lato mi occupo della parte editoriale e produttiva, dalla ricerca delle storie alla scelta del regista e del direttore della fotografia. Dall’altro lato, quando il progetto nasce da un brand, un’azienda o un’istituzione, seguo il dialogo con il cliente e lo sviluppo creativo dei contenuti. Giffoni Innovation Hub è un’agenzia di comunicazione e marketing, ma anche e soprattutto una casa di produzione che aiuta i clienti a raccontarsi con un linguaggio originale e innovativo. Non facciamo spot pubblicitari, ma contenuti originali, progetti di intrattenimento o edutainment.

Può farci qualche esempio recente?
Abbiamo appena realizzato un documentario per l’Università di Tor Vergata sul progetto PROBEN, dedicato alla salute mentale degli studenti universitari. A breve presenteremo con Unicredit un cortometraggio sul rapporto tra violenza economica e violenza di genere. Con ITA Airways abbiamo lavorato sul tema della mobilità del futuro, mentre con Erion abbiamo sviluppato un fumetto per sensibilizzare i giovani sulla raccolta dei RAEE, i rifiuti elettronici. Lavoriamo con grandi partner corporate che vogliono entrare in contatto con le nuove generazioni attraverso linguaggi non convenzionali.

Sono le aziende a contattarvi o siete voi a proporre i progetti?
Entrambe le cose. Abbiamo sedi a Milano e Roma, con account e sales manager che presentano le nostre attività a potenziali clienti, dalle corporate alle istituzioni. In un certo senso, abbiamo preso l’esperienza del Giffoni Film Festival e l’abbiamo trasformata in un’agenzia creativa.

Tornando al progetto con l’Università di Tor Vergata: com’è nato?
Tutto è cominciato dopo l’incontro con Alberto e Cinzia Siracusano, che l’anno scorso erano venuti a Giffoni a presentare un libro. Ci hanno raccontato della loro inchiesta sulla salute mentale degli studenti. Da lì è nata l’idea di raccontare il progetto in forma documentaria, e parallelamente abbiamo ideato un’installazione esperienziale: delle “box” installate nell’università dove gli studenti, in stile confessionale, potevano raccontarsi liberamente. Abbiamo raccolto oltre 50 ore di girato e ne è nato un documentario di circa 30 minuti, intitolato Mindfulness Room – Un’indagine sul benessere psicofisico della Gen Z e diretto da Emanuele Pisano.

Lavorate solo in house o fate anche coproduzioni?
Facciamo spesso co-produzioni, sia con piccole che grandi case di produzione. Oltre alla produzione per conto terzi, portiamo avanti anche un nostro sviluppo editoriale. Per esempio, abbiamo prodotto un lungometraggio documentario sulla storia dell’atleta paraplegica Ambra Sabatini, in uscita come evento speciale al cinema. Inoltre, abbiamo ricevuto sostegni selettivi e il supporto della Film Commission Campania per la scrittura del nostro primo film. Lavoriamo sempre con un’attenzione particolare alla Generazione Z.

L’anno scorso avete anche lanciato un format chiamato Avrei questa idea, giusto?
Sì, è un format itinerante: selezioniamo giovani sceneggiatori che ci raccontano le loro idee di film o serie. La prima stagione è stata condotta da Valerio Lundini ed Edoardo Ferrario, la seconda è in collaborazione con il collettivo The Jackal. Inoltre, durante questa edizione del festival abbiamo anche annunciato la nascita di una piattaforma di matchmaking dove i ragazzi potranno caricare soggetti e sceneggiature, pensata per facilitare l’incontro tra nuovi talenti e case di produzione.

La piattaforma sarà accessibile anche a produttori terzi?
Assolutamente. L’idea è creare una sorta di “LinkedIn dell’audiovisivo”, specifico per giovani sceneggiatori. Non tutti usano LinkedIn, quindi abbiamo pensato a uno spazio dove possano caricare i propri progetti e ricevere supporto. Un tool di intelligenza artificiale aiuterà nella creazione del pitch deck o, ad esempio, nella realizzazione di una locandina. L’IA non sostituisce il talento, ma può aiutare a presentarsi meglio.

Avete già lavorato con partner internazionali?
Sì, sul documentario su Ambra Sabatini abbiamo coinvolto Black Box, un co-produttore inglese. In generale, però, i progetti con aziende sono soprattutto per il mercato italiano. Un’eccezione è stato un lavoro per Stellantis, realizzato direttamente in lingua inglese per una diffusione internazionale.

E se un produttore volesse collaborare con voi, come può contattarvi?
Le vie sono molteplici: ci si può incontrare agli eventi di settore, come il Giffoni Film Festival, Venezia o altri appuntamenti industry. Altre volte potenziali partner ci scrivono direttamente, oppure arrivano tramite segnalazioni. Riceviamo moltissime idee, e non sempre riusciamo a leggerle tutte. Anche per questo abbiamo pensato alla piattaforma, per dare un canale strutturato ai giovani autori e facilitare il matchmaking tra talenti e case di produzione.

(Tradotto dall'inglese)

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