Industria / Mercato - Italia/Spagna
Rapporto industria: Distribuzione, esercenti e streaming
Alle Giornate professionali di Sorrento un confronto italo-spagnolo sulla distribuzione
Un panel ha sottolineato come i giovani non trovino più nelle sale un luogo di riferimento e ha analizzato le strategie possibili

“Esercizio e distribuzione tra Italia e Spagna: mercati e strategie a confronto” era il titolo del panel organizzato da Box Office in collaborazione con ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) alle Giornate professionali di Sorrento (1-4 dicembre), durante il quale è stata presentata una ricerca, basata su dati aggiornati a novembre 2025, che offre una fotografia dettagliata delle performance dei due Paesi. I due mercati hanno dimensioni simili, con circa 3.500 schermi e 70 milioni di presenze circa nel 2024.
Gabriele D’Andrea (VP Managing Director di Mubi Italia e Ceo di Circuito Cinema) ha ridisegnato il target: il core più fedele resta il segmento 18-34 anni, sensibile al cinema d’autore, mentre gli under 18 perdono dimestichezza con la sala. Tra i motivi c’è la lunghezza dei film, la percezione che l’esperienza non sia “cool" e l’attrazione per contenuti rapidi, frammentati e socializzati. Manca insomma la condivisione del rituale.
La Spagna conferma: Álvaro Postigo (Presidente della FECE - Federación de Cines de España) denuncia l’abuso del digitale, che impone stimoli effimeri impedendo sedimentazione informativa. La soluzione sta nel bilanciare la presenza online con quella fisica, catturando l’attenzione nei luoghi fisici che i giovani frequentano, "per strada, in metropolitana, alle fermate degli autobus”. Andrea Romeo (CEO ed Editorial Director di I Wonder Pictures) ribatte: i social dominano e "i ragazzi in metro guardano lo smartphone". Romeo invita a ibridare digitale (per creare attesa e conversazione) e sala (per la condivisione). Bisogna rendere i film degli eventi, anche per i titoli indipendenti. Lo abbiamo fatto per The Substance [+leggi anche:
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intervista: Coralie Fargeat
scheda film], anche grazie alla collaborazione con Elastica Film e Enrique Costa, e i contenuti generati dagli stessi utenti hanno trasformato il film in un fenomeno, creando conversazione online e poi anche nella vita reale. e quest’anno abbiamo cercato di replicare con The Ugly Stepsister [+leggi anche:
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scheda film]”.
Lara Pérez Camiña (socia di BTeam Pictures e co-presidente di ADICINE) ha invece portato l’esempio spagnolo di Sirāt [+leggi anche:
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intervista: Óliver Laxe
scheda film], che è diventato un evento. Camiña concorda sull’importanza del digitale, ma la comunicazione è soprattutto messaggio: bisogna tradurre il film in un’idea capace di parlare al pubblico. E cita Los domingos [+leggi anche:
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intervista: Alauda Ruiz de Azúa
scheda film], la storia di un'adolescente che annuncia alla sua famiglia il suo desiderio di diventare suora di clausura: “per noi il messaggio era che era un film che parlava di amore. Bisogna lavorare con attenzione su film che normalmente magari non possono sembrare attraenti per renderli interessanti per tutti i pubblici”.
Altro tema discusso, la sostenibilità dell’attuale ecosistema cinematografico in Italia e in Spagna, di fronte ad una sovrabbondanza di offerta. Postigo ricorda che qualche anno fa in Spagna uscivano all’incirca 220 titoli in un anno, oggi si è arrivati a 360. Nonostante la presenza massiccia dei multipex renda più semplice lanciare molti titoli simultaneamente, “serve un’autoregolamentazione condivisa da parte dell’industria”. Per Lara Camiña serve una maggiore selezione e una cura più attenta del posizionamento dei film. Per Mario Lorini (Presidente Anec), le monosale italiane sono costrette a turnover rapidi, che penalizzano la vita dei film. Carlos Prada (VP Theatrical Distribution & Local Production Italy and Spain per Warner Bros. Discovery) riconosce che “ci sono film che semplicemente non reggono l’esperienza cinematografica”, serve un esercizio collettivo di valutazione dei contenuti perché la sala è un rituale sociale, deve offrire un valore aggiunto rispetto al divano di casa. Per Andrea Romeo invece è positivo che esistano tanti player con linee editoriali diverse, accettando il fatto che ridurre il numero di schermi per certi titoli “non è una sconfitta, ma una scelta strategica”.
In chiusura è emersa la necessità di intensificare il dialogo tra esercizio e distribuzione e Camiña ha aggiunto che andrebbero coinvolti anche i produttori, per completare la visione dell’intera filiera. Romeo ha suggerito l’aumento del prezzo del biglietto del cinema, per adeguarlo ai costi di produzione, mentre Lorini ha proposto di guardare a formule alternative, come gli abbonamenti flat per i giovani adottati in Olanda. Postigo ha delle perplessità sulla struttura stessa del parco sale in Spagna, dove la diffusione capillare di multiplex e megamultiplex non appare più sostenibile, e auspica il ritorno a sale più piccole, urbane e capillari, sul modello italiano. Camiña ha concluso con la necessità di una comunicazione capace di raccontare la bellezza del cinema al cinema, coinvolgendo talent, influencer, strategie creative e adeguati investimenti, per ricostruire un legame autentico tra le nuove generazioni e la sala.
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