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Lovers 2022 - Lovers Goes Industry

Rapporto industria: Parità di genere, diversità e inclusione

Le nuove (e vecchie) opportunità di distribuzione per i film LGBTQIA+ in un mercato in continua evoluzione

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A Torino, durante il Lovers Film Festival, si è discusso dell’evoluzione del cinema queer e dell’ampliamento dell’audience

Le nuove (e vecchie) opportunità di distribuzione per i film LGBTQIA+ in un mercato in continua evoluzione
(sx-dx) Cosimo Santoro, Christophe Mercier, Pavel Bicek ed Eddie Bertozzi durante il panel

Torino ospita una “vibrante comunità di filmmaker”. A dirlo è Paolo Manera, direttore di Torino Film Industry e Film Commission Torino Piemonte, che ha introdotto sabato 30 aprile la sessione finale del Lovers Goes Industry 2022, forum per il networking di chi opera nel settore LGBTQIA+ dell'industria cinematografica, tenutosi in parallelo con la 37ma edizione dello storico Lovers Film Festival. 18 lungometraggi per il cinema girati nel 2021 con produttori da Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Svezia, 13 serie TV, 49 cortometraggi, 30 documentari, 85 tra spot pubblicitari, reportage, format TV e videoclip sono il bilancio della regione, in cui il Festival di Torino con i Production Days di Torino Film Industry (a fine novembre 2022 la 40ma edizione) “fanno parte di un ecosistema” che include il Torino Film Lab e il Media Desk (Silvia Sandrone è infatti intervenuta nella giornata industry per illustrare le opportunità di Creative Europe MEDIA 2021-2027).

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In questa fervida atmosfera sono approdati gli ospiti di questa terza edizione del Lovers Goes Industry curata da Flavio Armone e Valerio Filardo (leggi l’intervista). Nove i progetti proposti, di cui quattro lungometraggi, quattro corti e una serie tv, quest’ultima presentata in video da Taiwan dal regista queer americano Erich Rettstadt e intitolata Tales of Tea, una scoppiettante (a giudicare dalle immagini) serie musical comedy antologica di mezz'ora che mette in mostra performer drag di tutto il mondo.

“L’industria è cambiata molto dagli Anni 90 ad oggi, ha dichiarato Cosimo Santoro, distributore e produttore con la sua società The Open Reel, intervenuto nel panel The new (and old) distribution opportunities for LGBTQIA+ movies in an ever-changing environment. “I pochi registi di film queer erano più creativi, mostravano un mondo nascosto, era un cinema più autoriale. Oggi i progetti sono più strutturati e i tanti festival a tematiche LGBTQIA+  che sono nati in Italia aiutano la promozione di questi film e sono un punto di riferimento per molte comunità gay cittadine”. Gli fa eco Christophe Mercier, consultant basato a Londra per la distribuzione e il marketing internazionale, che ha la Quinzaine des Réalisateurs di Cannes tra le sue collaborazioni: “Erano film indie con elementi gay. Ora c’è una maggiore accessibilità ai finanziamenti per i film LGBTQIA+, si fanno molti film queer, e non è facile mantenere una qualità alta”. Come esempio virtuoso Mercier cita Joyland, opera prima di Saim Sadiq su una storia di rivoluzione sessuale locale e primo film pakistano a essere nella Selezione ufficiale del festival di Cannes.

Cita invece Xavier Dolan come esempio di autore di cinema gay diventato mainstream Pavel Bicek, fondatore del marchio di distribuzione Queer Kino e direttore del Mezipatra QFF nella Repubblica Ceca, il più grande festival di cinema queer nell'Europa centrale e orientale. Eddie Bertozzi, responsabile delle acquisizioni e marketing per l’italiana Academy Two, invita a considerare le differenze geografiche e culturali. “Il Pakistan non è la Francia”. In alcuni Paesi una volta era importante rompere gli schemi, “oggi vedo che le storie hanno subìto un’evoluzione, hanno più a che fare con l’investigare il desiderio e dirigerlo in un universo di sentimenti”. Bertozzi non risparmia critiche al cinema italiano, ancora legato, con qualche eccezione, a cliché conservatori che vedono il solito gay flamboyant capace di rassicurare il grande pubblico eterosessuale.

Se Mercier ha parlato della necessità di creare “intrattenimento” per conquistare più audience, per Bertozzi un film gay non deve avere necessariamente un targer solo gay e rivolgersi esclusivamente alla comunità LGBTQIA+. Bicek sottolinea che nel selezionare un film bisogna individuare soprattutto l’aspetto artistico, prediligere quelli che mostrano uno spettro ampio degli aspetti della vita di un particolare territorio geografico.

I quattro esperti partecipanti al panel hanno infine affrontato i temi delle strategie promozionali e della distribuzione, “in un mercato delle sale che sta agonizzando, dopo 3 anni di pandemia”, come ha sottolineato Bertozzi, mentre le piattaforme crescono e hanno budget così consistenti da imporre nuove windows. “Il pubblico che frequenta le sale è ora più selettivo e nel distribuire bisogna comprendere cosa può essere visto sul grande schermo e cosa in tv”.

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