Cannes 2009
Frédéric Delcor
- Cannes 2009 Frédéric Delcor Centro del Cinema Comunità francese del Belgio
Frédéric Delcor è stato nominato segretario generale della Comunità francese del Belgio lo scorso settembre, succedendo a Henry Ingberg. Come per il suo predecessore, questo titolo prevede anche la funzione di direttore del Centro del Cinema e dell'Audiovisivo.
Cineuropa: Lei è alla testa del Centro del Cinema e dell'Audiovisivo
(CCA) della Comunità francese da sei mesi: qual è il suo bilancio?
Frédéric Delcor: Ho potuto constatare che la cinematografia belga
francofona beneficia di un ottimo riconoscimento all'estero. Il CCA
contribuisce finanziariamente a questa vivacità. E' il primo tra i sostegni
apportati dalle numerose fonti di finanziamento (Wallimage, Tax Shelter, ecc.)
per i lungometraggi maggioritari belgi francofoni. Tenendo conto delle
realtà economiche e sociologiche del nostro territorio (non dimentichiamo
che parliamo di una comunità di quattro milioni di persone), possiamo dire
che oggi abbiamo raggiunto un numero soddisfacente di lungometraggi
maggioritari prodotti all'anno. Il sistema di aiuto alla produzione ha
raggiunto una certa maturità. Al di là dell'aspetto economico, la nostra
responsabilità è anche artistica, ed è per questo che lavoriamo per
sostenere e rafforzare la diversità della produzione. Diversità dei generi,
ma anche dei formati. Sostenere i cortometraggi, i documentari, o anche i
film sperimentali, è come sostenere la ricerca applicata. Se c'è una cosa
che mi ha colpito in questi sei mesi, è l'interesse che suscita il nostro
piccolo paese presso altri paesi europei in situazioni simili. Siamo, ad
esempio, quasi troppo rappresentati a Eurimages! I belgi non hanno
sufficiente consapevolezza della qualità del loro cinema.
La grande sfida del cinema belga francofono oggi è la sua diffusione fuori,
ma anche dentro le nostre frontiere. Dobbiamo fare in modo di offrire al
pubblico migliori condizioni qualitative e quantitative di incontro con il
suo cinema. I belgi hanno ancora una visione piuttosto stereotipata del loro
cinema. Per tanto tempo, e a seconda delle epoche, si è creduto che alcuni
particolari autori definissero da soli l'insieme di un corpus. All'epoca di
Rosetta, il cinema belga non poteva che essere sociale, o surrealista
con Van Dormael, o irriverente con C’est arrivé près de chez vous. Ma
guardate i film usciti quest'anno: un road-movie poetico (Eldorado [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film]), una fantasia
burlesca (Rumba [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Charles Gillibert
intervista: Dominique Abel e Fiona Gor…
scheda film]), un dramma sull'immigrazione (Il matrimonio di Lorna [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Arta Dobroshi
intervista: Jean-Pierre et Luc Darde…
intervista: Olivier Bronckart
scheda film]). I film
che sosteniamo con orgoglio sono certo film d'autore, con punti di vista
forti, ma non sono destinati a un pubblico ristretto.
La selezione cannense di quest'anno mostra il ruolo della Comunità
francese del Belgio nella coproduzione a livello europeo, ma anche mondiale.
In effetti, abbiamo una vera tradizione di coproduzione, che viene
innanzitutto dalla nostra situazione. Siamo una piccola comunità, situata in
un paese piccolo. Il cinema è un'arte, ma anche un'industria. In termini di
mercato, dobbiamo naturalmente guardare oltre le nostre frontiere. Il CCA
mette da sempre l'accento sulle coproduzioni. Nell'ambito della
coproduzione, è tutta una questione di reciprocità. Abbiamo partner forti,
come la Francia o altri paesi francofoni (Canada, Svizzera, Lussemburgo), ma
cerchiamo anche di volgerci verso altri territori. Trattative sono ad
esempio in corso con il Regno Unito, i Paesi Basi e anche la Cina.
Nel 2009 c'è stato inoltre un forte atto politico, poiché abbiamo aperto un fondo comune dedicato alle coproduzioni con il Vlaams Audiovisueel Fonds. Tre film selezionati a Cannes quest'anno ne sono la dimostrazione.
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