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Hans Petter Moland • Regista

“Quant'è difficile invecchiare con dignità”

di 

- Il filmmaker norvegese racconta la sua bella esperienza con cast e troupe nordica e soprattutto i suoi rapporti con lo sceneggiatore danese Kim Fupz Aakeson

Spesso paragonato a Ridley Scott per il suo glorioso passato da pubblicitario, Hans Petter Moland è uno dei principali registi norvegesi contemporanei, noto per i suoi intensi ritratti di esseri umani in ambienti difficili. A Somewhat Gentle Man [+leggi anche:
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intervista: Hans Petter Moland
scheda film
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, suo sesto lungometraggio, è la terza collaborazione con la star svedese Stellan Skarsgård, dopo Zero Kelvin (1995) e Aberdeen (2000). Alla conferenza stampa seguita alla proiezione ufficiale in concorso alla 60ma Berlinale, Moland ha raccontato - con il suo acuto senso dell'umorismo - lo spirito di gruppo che ha reso possibile il film, e soprattutto il suo rapporto con uno dei principali sceneggiatori danesi, Kim Fupz Aakeson.

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I suoi personaggi sono commoventi e nello stesso tempo molto divertenti, soprattutto Ulrik (Stellan Skarsgård) e la sua padrona di casa (Jorunn Kjellsby). Cosa può dire di loro?
Hans Petter Moland: È molto difficile restare esseri umani quando si è circondati da gente orrenda e fastidiosa! Non sono persone ai livelli alti della società né eccellono nelle loro vite, ma è interessante vedere come cercano di mantenere un minimo di dignità. Invecchiare con dignità, d'altra parte, è difficile quando sai bene che non sei giovane, bello, ricco e felice, tutto quello a cui uno dovrebbe aspirare.

Questo film è stato realizzato davvero con spirito di gruppo, tutti gli attori avevano di meglio da fare, ma hanno fatto in modo che tutto questo accadesse. Abbiamo fatto del nostro meglio in breve tempo e con un budget piuttosto ridotto (circa 2 milioni di euro). Ma ci siamo divertiti: Stellan/Ulrik e Jorunn Kjellsby, la padrona di casa, sono le persone più coraggiose al mondo, meravigliosi esseri umani, che sentivano di essere in un ambiente nel quale potevano fare qualcosa di eccezionale.

Lei è norvegese, lo sceneggiatore [Kim Fupz Aakeson] danese e l'attore principale svedese. Come avete lavorato insieme?
Lo script di Kim mi è stato dato come un generoso e meraviglioso dono dai produttori, ed era uno dei migliori che avessi mai ricevuto. Porre dei vincoli nazionalistici sarebbe stato una follia: le nostre lingue sono molto simili, ma abbiamo frasi e modi di dire, e il modo in cui un danese aveva scritto la sceneggiatura mi ha fatto guardare alla nostra lingua in maniera diversa.

Stellan Skarsgård non ha tenuto molto della sua “svedesità” nel film…
Stellan interpreta un personaggio che ha un duro compito: uccidere la gente. Si tratta di un lavoro che richiede un vero talento, difficile da trovare. E a volte va ricercato all'estero, in Svezia ad esempio, dove la gente è più dura e cattiva… beh in Norvegia la vediamo così!

Ci racconta come ha lavorato con Kim Fupz Aakeson per portare il film sul grande schermo?
Un film è un'opera collettiva. Lo script è al centro, è lo scheletro, una cosa a cui ci si deve legare, ma non è la Bibbia, che non si può alterare né ci si può giocare. L'interpretazione del regista non è abbastanza, bisogna confrontarsi con le location, le realtà fisiche. Se la sceneggiatura è molto valida, con un dialogo raffinato e preciso, e un buon tono di voce, può diventare preziosa, com'è successo con A Somewhat Gentle Man.

La scrittura è stata realizzata in collaborazione con Kim. Ho amato subito lo script, ma avevo dubbi su alcuni elementi. Kim è molto produttivo e molto dotato, e ci ha lavorato bene. Fa parte del processo creativo, anche gli attori hanno messo qualcosa che ha sorpreso sia me che il pubblico.

È stato ispirato dai Fratelli Coen?
No, mi ha ispirato mio fratello!!

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