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Marcin Wrona • Regista

"Penso che lo spettatore sia più intelligente di me"

di 

- Il secondo lungometraggio di Marcin Wrona approccia il genere dei gangster-movie con uno sguardo d'autore. Cineuropa ha incontrato il regista polacco al Festival di Bratislava

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si ispira a fatti realmente accaduti?

Marcin Wrona: Circa l'80% della sceneggiatura è vera. Cerco di eludere questa domanda perché le persone coinvolte sono ancora in vita e operative nella mafia. Allo stesso tempo, hanno anche le loro vite private. Questi eventi sono accaduti una decina di anni fa, quando la mafia polacca era più potente di adesso. Avevamo vissuto grandi cambiamenti politici e c'era il caos, il mondo del crimine aveva molta influenza sulla politica. La storia vera è quella di un uomo che proveniva dal mondo brutale della mafia polacca, che voleva scappare dal suo passato e cambiare vita. Ma non volevo ricostruire gli eventi, volevo fare qualcosa di più universale. E' una storia criminale violenta, ma volevo suggerire che c'è un modo di sfuggire a questo mondo e di trovare la bellezza della vita.

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Come è nato questo progetto?
Circa otto anni fa, ho letto la sceneggiatura scritta da chi conosceva davvero le persone coinvolte. Ne voleva fare un film, ma si rendeva conto che il racconto era troppo legato alla sua vita privata e allora ha suggerito che lo facessi io, perché sapeva che adoravo questa storia. L'ho anche utilizzata nel mio primo film.

Come ha finanziato la produzione?
Odeon Film Studio ha prodotto il film. Abbiamo trovato circa il 75% del budget presso l'Istituto di cinema polacco. Il resto è venuto da Odeon in post-produzione. In tutto, il budget ammonta a 500 000 euro.

Sembrerebbe che il film sia costato di più, vedendo il risultato.
Il budget ristretto si è rivelato un vantaggio durante le riprese. Dovevamo trovare il modo per raccontare la storia senza soldi, vale a dire senza sound stage, senza esplosioni. Ok, una piccola esplosione c'è, ma è sufficiente per questo film. E' un film di personaggi, che si concentra sul loro aspetto psicologico, il che può essere rischioso.

Come descriverebbe lo stato attuale del cinema polacco?
Penso che stiamo ancora cercando un nuovo linguaggio. Abbiamo avuto molti grandi maestri negli anni '70 e '50, come Andrzej Wajda e Krzyzstof Kieslowski. Ora che abbiamo l'Istituto di cinema polacco e più soldi per la produzione, molti produttori polacchi cercano di fare film commerciali per il grande pubblico, cosa che non ha senso giacché noi non sappiamo neanche che cosa sia un grande pubblico. Non ci sono garanzie in Polonia, anche per Essential Killing [+leggi anche:
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intervista: Jerzy Skolimowski
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di Jerzy Skolimowski: il premio speciale della giuria conquistato a Venezia non assicura un pubblico regolare. Dobbiamo educare gli spettatori, altrimenti il cinema polacco diventerà televisivo. Il cinema non è solo divertimento, ci vuole altro oltre a divertire il pubblico. Penso che quello che fanno i cineasti romeni sia un buon esempio. Si sono sbarazzati di tutti i produttori e si sono messi a fare film da soli, con agenti di vendita francesi. Noi non abbiamo bisogno di grossi produttori perché loro pensano solo ai soldi, non alla cultura.

Come possono i registi attirare il pubblico?
Sto cercando di trovare un compromesso tra il cinema commerciale e il cinema d'essai. Cerco di fare opere di genere, ma con elementi universali e un messaggio. Tanti produttori polacchi pensano che dobbiamo fare dei film destinati a un pubblico stupido. Per me, è il contrario: penso che lo spettatore sia più intelligente di me.

Quali nuovi progetti sta sviluppando?
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e The Christening sono due parti di una trilogia. Vorrei che la terza parte fosse una storia di donne. Mi piacerebbe anche fare un grande film basato sulla mia storia, un film su una regione polacca non lontana dall'Ucraina. Prima della Seconda guerra mondiale, era un crocevia di culture (orientale, occidentale, polacca, rom), ma dopo la guerra, i diversi gruppi etnici hanno continuato a uccidersi fra loro, fino a che l'80% della popolazione è scomparsa.

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