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Lucas Belvaux • Regista

Ricomincio da tre

di 

- Il regista belga ha presentato al Noir in Festival La trilogie. Un progetto cinematografico ambizioso che segue tre stili cinematografici diversi: commedia, noir e melò

Il regista belga Lucas Belvaux ha presentato al Noir in festival di Courmayeur il suo ultimo lavoro: La trilogie, un progetto cinematografico piuttosto ambizioso. Si tratta di tre film distinti che seguono tre diversi generi cinematografici: una commedia, un noir e un melò. Ogni pellicola è collegata alle altre perché girata nello stesso contesto temporale, ma può essere vista come un film a se stante, narrando a rotazione le vicende di due personaggi in particolare e tenendo sullo sfondo gli altri.

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Come nasce La Trilogie?
“Pensavo a questo progetto da dieci anni. Mi attirava, soprattutto, l'idea di cambiare continuamente il punto di vista della camera: un personaggio poteva diventare protagonista principale e poi subito dopo una comparsa. Inoltre, in un'unica pellicola era possibile esprimersi secondo tre diversi generi cinematografici. Quando ho finito di scrivere il mio secondo film, Pour Rire!, dovevo occuparmi di trovare i soldi per girarlo. Così, prevedendo tempi lunghi per ottenere i finanziamenti necessari, ho cominciato a realizzare la sceneggiatura de La Trilogie. Giorno dopo giorno vedevo che il progetto cresceva sempre di più. Non ero ancora consapevole del fatto che il film sarebbe stato portato a termine veramente. Poco male, mi dicevo, e intanto andavo avanti. A un certo punto il secondo film ha ricevuto i finanziamenti e perciò ho smesso di lavorare a La Trilogie per poi riprendere in modo ancor più deciso. Per quanto concerne i finanziamenti, ho trovato subito un produttore interessato alla sceneggiatura. Così come non ho avuto difficoltà alcuna a convincere il cast della bontà del progetto. Il vero scoglio da superare è stato al momento di rintracciare un produttore che mi consentisse di girare il film. Purtroppo chi mette i soldi ha meno dimestichezza con il cinema e pensa in primo luogo agli incassi e alle eventuali perdite. Insomma, si ha a che fare con gente che non ama rischiare e che non guarda ai contenuti e allo stile. Nel mio caso stavo presentando un progetto davvero originale, reputato altamente rischioso dai non addetti ai lavori. I finanziatori a cui mi rivolgevo, si chiedevano ad esempio se il primo episodio non avesse avuto successo che ne sarebbe stato degli altri due? Io rispondevo che fare tre film contemporaneamente usando le stesse scenografie e i medesimi attori non costava tanto di più che realizzare una sola lunga pellicola. Metterete i soldi come per una grossa produzione ritrovandovi tre film. Se uno non va bene ci saranno sempre gli altri due per recuperare i soldi investiti”.

Indubbiamente il montaggio è una parte importante de La Trilogie.
“Ho fatto i tre film seguendo tre stili cinematografici diversi: commedia, noir e melò. Nel momento in cui giravo le scene, avevo già in mente il collegamento dei diversi piani. Ad ogni modo, quando sono arrivato alla fase del montaggio ho affidato il compito a tre persone diverse. In primo luogo perché se avessi avuto un solo montatore non avrei ancora finito; in secondo luogo perché avevo bisogno di tre sguardi differenti. Io avevo scritto la sceneggiatura, ero il regista e sono stato anche impegnato come attore. Quindi, avevo bisogno di un punto di vista esterno. Io considero il montaggio la parte più importante nella realizzazione di un film. Non si tratta soltanto di un semplice tagliare e incollare. Il montatore è un vero e proprio narratore che determina scelte importanti anche per quanto riguarda l'uso della musica e, più in generale, del sonoro. Per me il montaggio rappresenta un vero e proprio mistero da svelare ogni volta. E' il tratto peculiare del cinema che nessuna altra arte possiede”.

Sei nato in Belgio ma hai lavorato molto in Francia. La Trilogie è una coproduzione franco-belga. Dunque come ti consideri?
“Sono nato e cresciuto in Belgio, la mia famiglia si trova ancora lì. Il mio Paese d'origine è piccolo ed è per giunta diviso in due parti con due lingue distinte. Per quanto riguarda il pubblico del cinema, è piccolo e si rivolge per lo più alla cinematografia francese. Questo per me ha comportato un immediato interesse per la Francia. Ciò non toglie che anche la tradizione tipicamente surrealista belga mi appartenga. Diciamo che sono un cineasta francese che non ha tradito le sue origini. In Belgio i registi, una decina in tutto, devono per forza di cose riscuotere un successo internazionale perché ci sono pochi mezzi economici a disposizione. Tuttavia La Trilogie è stata realizzata perché c'era una coproduzione belga. E devo dire che è bello pensare che questo piccolo Paese diviso in due, possa aiutare una delle cinematografie più ricche del mondo nel produrre un film. Sono fiero di tutto ciò”.

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