09/05/2011 - Alla vigilia del Marché du Film di Cannes 2011, analisi di un mestiere in piena trasformazione da parte della direttrice delle vendite internazionali della società francese Doc & Film.

Intervista a Daniela Elstner, che ha assunto la direzione della società di vendite Doc & Film International da fine 2008 dopo nove anni al vertice delle vendite internazionali di Les Films du Losange.

Cineuropa: Alla vigilia del Marché du Film di Cannes 2011, qual è la sua analisi sull'apparente recupero delle vendite di film nel mondo, osservabile negli ultimi tempi?
Daniela Elstner: C'è una piccola ripresa. I compratori sono nuovamente curiosi e cercano film non facili di primo acchito, ma questo non vuol dire che investono più soldi. A Berlino, il mercato era abbastanza vivo: i distributori comprano ma a prezzi direttamente proporzionali alle possibilità del film in termini di entrate. Non contano più sulle vendite TV, che sono crollate, né sul mercato del DVD, che affonda ovunque. Fanno i loro calcoli, e le loro offerte sono piuttosto basse. Ma c'è sempre qualche eccezione, tre o quattro film che hanno molte offerte per ciascun territorio e per i quali esistono margini di trattativa.

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La crisi degli anni precedenti ha cambiato i venditori?
La crisi ha stravolto il nostro mestiere. Dobbiamo accompagnare molto di più i film e assicurarci possibili aumenti di incassi. C'è concorrenza tra i venditori sulle acquisizioni, ma le nostre problematiche comuni sono diventate talmente importanti da aver bisogno di allearci, come con Europa International (news) per discutere con il Programma Media, o come con l'ADEF su scala francese. Dobbiamo valorizzare il nostro mestiere e la nostra expertise su cui i produttori contano per finanziare i loro film.

E' aumentato, a seconda della dimensione delle strutture, lo scarto tra le diverse società di vendite internazionali?
Esiste in Francia una rete di venditori che riflette abbastanza bene le diverse gamme di registi e di produzioni. Indipendenti come Films Distribution e Memento ce l'hanno fatta e non hanno ceduto alla crisi. C'è sempre il fattore fortuna, ma non quando una line-up conta, nel giro di pochi anni, una Palma d'oro, un Leone d'oro e un Orso d'oro. Certo, gli investimenti dei gruppi o dei grandi indipendenti come Wild Bunch sono di tale livello che entrare in competizione è difficile. Ma noi facciamo concorrenza su altre cose: un servizio post-vendita impeccabile, un dialogo quotidiano… Anche i piccoli venditori indipendenti avrebbero bisogno di sostegno per poter correre rischi. Sarebbe una cosa buona per la produzione giacché non tutti i film, compresi quelli selezionati nei grandi festival, rientrano per forza nella vocazione dei grandi venditori. E noi, a volte, rifiutiamo questi film perché non possiamo assorbirli.

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