Jean-Pierre e Luc Dardenne • Registi
“Il nostro film più ottimista”
- Incontro a Bruxelles con i due celebri fratelli belgi pochi giorni dopo l'annuncio della selezione in concorso al Festival di Cannes 2011 di Le gamin au vélo.
Dopo l'annuncio ufficiale della selezione del loro ultimo film, Le gamin au vélo [+leggi anche:
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intervista: Jean-Pierre e Luc Dardenne
scheda film], in concorso al 64mo Festival di Cannes, Cineuropa ha incontrato Luc e Jean-Pierre Dardenne, il duo belga che appartiene al circolo ristrettissimo dei vincitori di due Palme d'oro.
Cineuropa: Le gamin au vélo è forse il vostro film più accessibile. C'era una volontà di apertura all'origine della scrittura di questa storia?
Luc Dardenne: È il nostro film più ottimista. Abbiamo girato per la prima volta in estate, cosa che ha dato al film un tono più luminoso e che forse lo rende più gradevole e meno drammatico. La storia è semplice come una fiaba e siamo stati attenti a mantenere questa caratteristica nel corso della scrittura e delle riprese.
Jean-Pierre Dardenne: È anche la prima volta che lavoriamo con un'attrice come Cécile de France, già molto nota al grande pubblico e che si porta dietro questa notorietà. Non abbiamo scritto il ruolo per lei, ma l'abbiamo scritto sapendo che sarebbe stata un'attrice conosciuta a interpretarlo, per raggiungere più persone.
Non avete temuto di perdere una parte del pubblico nei primissimi minuti del film? La scelta insolita di Samantha (Cécile de France) non è per niente spiegata…
Luc: Al contrario. Volevamo tenere lo spettatore in uno stato interrogativo al riguardo. Non giustifichiamo le sue azioni. In un certo modo, adotta questo bambino ed è questo atto che conta, non le intenzioni. Non viene imposta una spiegazione psicologica.
Jean-Pierre: Il fatto è tuttavia molto importante all'inizio del film, perché tali azioni sono rare al giorno d'oggi. Ma alla fine, una volta che Samantha riesce nella sua impresa, non resta che quest'atto profondamente umano, e la questione del perché è relegata in secondo piano.
Siete stati anche attenti a strizzare l'occhio al vostro pubblico abituale. Avevate intenzione di sorprenderlo?
Luc: Inconsapevolmente, forse. Il fatto è che ci piaceva mettere uno dei nostri attori icona come Olivier Gourmet in una sola scena del film…
Pensavo ad aspettative tradite come nella scena in cui Cyril si ritrova nella stanza del dealer, chiaramente presentato come un predatore…
Luc: Sì, si potrebbe quasi credere che il personaggio del dealer sia un predatore sessuale che abuserà di Cyril, mentre alla fine le cose andranno in tutt'altro modo. La tensione cresce in questa scena e le persone che ci conoscono potrebbero aspettarsi un esito molto più drammatico per il ragazzino.
Jean-Pierre: Non volevamo essere cupi. La fine del film ne è una dimostrazione. È anche per questo che abbiamo volontariamente cancellato ogni volgarità dal linguaggio degli adolescenti, che pertanto sono delinquenti di strada.
Altra novità per voi: l'utilizzo della musica. Avete usato il tema musicale come un linguaggio che l'immagine non poteva formulare?
Jean-Pierre: Non si può ancora parlare di colonna sonora, ma vi abbiamo riflettuto molto. Abbiamo pensato queste poche note come una carezza. La prima volta che il pubblico sente il tema musicale, arriva dall'alto e viene a posarsi su Cyril come un gesto di pace. Gli porta quel conforto che la vita gli rifiuta in quel momento della storia.
Luc: Più tardi, la musica torna due volte dopo gli incontri con suo padre, e un'ultima volta alla fine del film, quando Cyril è completamente in sintonia con lei.
Come per i vostri film precedenti, avete scritto la sceneggiatura. Avete ancora in progetto di adattare una storia già esistente, un romanzo per esempio?
Luc: Ci abbiamo provato spesso, ma i diritti dei romanzi che ci interessano non sono mai disponibili, perché comprati molto presto, in genere su bozza. Ci abbiamo provato con opere di James Graham Ballard e Georges Simenon.
Ancora una volta, un vostro film è in competizione a Cannes. E' un elemento chiave della vostra strategia?
Jean-Pierre: Sì, ovviamente. È un bel trampolino per i nostri film e una vetrina di lusso per l'estero, ma non siamo mai sicuri si andare a Cannes. Facciamo solo il massimo per terminare i nostri film al momento giusto, per avere una chance.
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