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Diamara Parodi Delfino • Responsabile di Industry Books

"Editori e produttori devono imparare a dialogare"

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Dall'edizione 2010 del Festival internazionale del cinema di Roma, il programma Industry Books estende ai libri e agli editori la formula degli incontri di The Business Street (sezione dedicata alla circolazione e alla compravendita di prodotti audiovisivi), con la selezione di storie e progetti, e l'organizzazione di incontri mirati con produttori italiani e internazionali. Quest'anno Industry Books ha avviato un'importante collaborazione con il TorinoFilmLab: nell'ambito del Festival di Roma, verranno scelti 10 titoli fra i 20 pre-selezionati a maggio attraverso il TFL Window all'International Book Forum del Salone del libro di Torino. I progetti con il miglior potenziale per la trasposizione cinematografica e televisiva saranno proposti a produttori e distributori in una giornata dedicata, il 27 ottobre. Storie che dalle pagine di un libro potrebbero prendere forma sul grande schermo.

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Come cambia quest'anno la formula di Industry Books?
L'anno scorso abbiamo selezionato 13 titoli tra quelli mandati dagli editori, provenienti da tutta Europa. Quest'anno ci concentreremo sugli scrittori inglesi, visto che il paese ospite dell'edizione 2011 del Festival di Roma sarà il Regno Unito. La nostra idea è di selezionare cinque autori italiani e cinque inglesi, scelti da una giuria eletta dalla Fondazione Cinema per Roma e dall’associazione Calipso, e composta da un produttore internazionale, un autore o regista italiano, e uno sceneggiatore inglese.

Quali saranno i criteri di selezione?
La potenzialità di adattamento cinematografico e televisivo, ma anche i costi, che non dovranno essere troppo alti. I libri in costume, ad esempio, alzano il budget, e i selezionatori saranno molto attenti a questo aspetto. I titoli finalisti saranno annunciati ad agosto.

Quali sono le criticità, se esistono, nel rapporto tra editori e produttori?
Editori e produttori parlano due lingue differenti. Quando l'editore propone una storia, mettiamo un giallo, non svela il finale, perché è così che vengono presentati i libri. Il produttore, invece, vuole sapere subito chi è l'assassino. La suspense non gli interessa. Un altro problema è che i produttori sono sempre a caccia di novità, di libri non ancora pubblicati. E invece un'idea buona può stare anche in un libro del '68. Ma i diritti costano di più.

Che cosa si può fare per ottimizzare gli scambi tra editori e produttori?
L'anno prossimo chiederò alle case editrici di proporre libri non pubblicati, magari scartati per problemi di lingua o di editing. Ci sono storie meravigliose che rimangono nel cassetto, per tanti motivi. Quanto al dialogo tra editori e produttori, da qualche anno, il direttore del festival di Melbourne, Mark Woods, ha istituito un training rivolto agli editori, per imparare a presentare i propri progetti in modo efficace. Spero che si arrivi a questo anche da noi. Intanto, con Industry Books abbiamo creato un riferimento istituzionale che prima non c'era. E l'International Book Forum del Salone di Torino è un partner naturale, necessario per scovare i progetti editoriali più giusti.

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