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Radu Mihaileanu • Regista

"La cultura europea: un puzzle variegato"

di 

- Il cinema europeo secondo il regista Radu Mihaileanu: valori culturali, problematiche dell'industria e umorismo

Incontro con il regista francese di origine rumena che ha accettato l'incarico di presidente onorario della giuria dell'edizione 2012 del Premio LUX del Parlamento europeo. Con cinque lungometraggi, Mihaileanu è divenuto una figura apprezzata da pubblico e professionisti (è stato presidente dell’ARP - Società Civile Autori Registi Produttori - dal 2009 al 2011). La sua filmografia include Trahir (Gran Premio delle Americhe nel 1993), Train de vie - Un treno per vivere (presentato a Venezia nel 1998 e premio del pubblico al Sundance 1999), Vai e vivrai [+leggi anche:
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(Panorama della Berlinale 2005, César 2006 della miglior sceneggiatura), Il concerto [+leggi anche:
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(César 2010 della miglior musica e del miglior suono) e La sorgente dell'amore [+leggi anche:
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(in competizione a Cannes nel 2011).

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Cineuropa: Per quale motivo ha accettato la presidenza della giuria del Premio LUX del Parlamento europeo?
Radu Mihaileanu: Soprattutto per i valori e per il simbolo. Sono un europeo convinto per il percorso che ho avuto, e la costruzione dell'Europa è qualcosa di positivo, anche se al momento sta avendo qualche problema. Sarà anche un'opportunità per vedere tanti film europei, quindi per arricchirmi.

Il cinema europeo è ancora così diverso sul piano artistico dal cinema del resto del mondo, in un contesto di globalizzazione in cui l'Europa coproduce molti film di altri continenti?
Credo molto nell'identità europea, ma quando si dice cultura europea, si fa riferimento a un gran numero di culture, un puzzle variegato. Eppure ci si differenzia dal cinema asiatico e soprattutto da quello americano. C'è un certo legame con il cinema sudamericano e un po', anche se è molto diverso, con il cinema africano. Credo ancora al tratto specifico del cinema europeo, ma all'interno di questa moltitudine di espressioni culturali.

Come si può migliorare la circolazione dei film europei in Europa, dove ogni paese difende innanzitutto il suo cinema nazionale?
E' indispensabile che ogni paese sviluppi prima un cinema nazionale forte per lasciar esprimere i propri artisti e per far sì che possano avere un punto di vista originale sulla loro società e sul mondo. Ma allo stesso tempo, la sfida è che gli europei possano vedere le opere degli altri paesi europei. Oggi, i meccanismi sono tanti e noi ne abbiamo sostenuti diversi con l’ARP, tra cui il Programma Media che era molto importante preservare. Tutte queste sfide e i talenti portano i loro frutti, e The Artist, un film molto europeo che gli americani non avrebbero mai potuto produrre, ne è un perfetto esempio. Per migliorare la circolazione dei film, si potrebbe immaginare una sorta di quota, almeno nelle televisioni nazionali di ciascun paese europeo, affinché trasmettano più film europei non nazionali. Questo incoraggerebbe i distributori in sala ad acquisire questi film, visto che hanno bisogno di arginare un po' il rischio grazie a una vendita TV nel loro paese. Lo scopo è la diversità e la formazione degli spettatori europei affinché prendano gusto a vedere i film di altre nazionalità.

A che punto è il suo prossimo progetto di film?
Sarà un fim in lingua inglese che si svolgerà in parte a Los Angeles, ma che sarà 100% europeo, prodotto da Alain Attal per Les Films du Trésor, Pierre-Ange Le Pogam per Stone Angels e dalla mia società Oï Oï Oï Productions. Lo stiamo scrivendo e le riprese non si svolgeranno prima del 2013. Sono andato, ma senza rimpianti, un po' veloce tra Il concerto e La sorgente dell'amore. Qui, preferisco prendermi tempo per scrivere, riflettere e guardare ciò che accade intorno.

Continuerà sul registro della commedia drammatica?
Amo molto le tragicommedie, ispirarmi a qualcosa di drammatico, ma per fortuna la vita fa sì che non si possa essere solo tristi. L'umorismo fa parte della mia personalità come per molti rumeni, perché sotto la dittatura non avevamo altro: siamo abituati alla tragicommedia fin da piccoli. Più si ricevevano colpi, più ci si difendeva con gli scherzi. Quando il mondo va male, e la nave va a picco, bisogna provare a capire e a parlarne, e il mio modo di farlo è anche riderne.

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