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Eloy Enciso e Carlos Esbert • Regista e produttore

"La frontiera non esiste, è una convenzione"

di 

- Arraianos è uno dei gioielli del 9° Festival del cinema europeo di Siviglia, che ne ha ospitato la presentazione nella sezione Las nuevas olas

Dopo essere stato l'unico rappresentante spagnolo all'ultima edizione del Festival di Locarno, Arraianos [+leggi anche:
trailer
intervista: Eloy Enciso e Carlos Esbert
scheda film
]
, il secondo film di Eloy Enciso dopo il pluripremiato Pic-nic, è ora uno dei gioielli del Festival del cinema europeo di Siviglia, che ne ha ospitato la presentazione nella sezione Las nuevas olas.

Il film, borderline non solo nel titolo, ma anche nella commistione di generi e linguaggi (sogno e realtà, finzione e documentario), ritrae un villaggio situato tra la Galizia e il Portogallo, una terra di nessuno che sopravvive intatta al passare del tempo, alimenta le sue tradizioni orali e mantiene un intenso contatto con la natura. Sulla scia di registi sperimentali ed eterodossi come Straub, Huillet, Bresson, Pedro Costa, Tarkovski e Tomás Gutiérrez Alea (con Memorias del subdesarrollo), Arraianos è uno dei film più stimolanti e audaci del cinema spagnolo di oggi. Abbiamo parlato a Siviglia con il 37enne regista galiziano e con il produttore del film Carlos Esbert (Artika Films).

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Cineuropa: A cosa allude il titolo?
Eloy Enciso: Gli arraianos sono gli abitanti della frontiera tra Spagna e Portogallo, chiamata A Raia Seca: allude a un'identità ibrida, perché un arraiano può essere galiziano o portoghese; vive lì, ma non importa da quale Paese provenga. Mostriamo un modo di vivere in cui un mondo molto fisico, fatto di lavoro e lotta con il paesaggio, si mescola a un altro in cui l'immaginazione, il mito e i sogni diventano importanti. Lì ci si rende conto che il confine non esiste: è una convenzione.

Conosceva la zona che ritrae o ha fatto delle ricerche?
E.E.: Il produttore del mio primo film mi aveva parlato di piccoli villaggi sperduti tra le montagne, autonomi, perché non dovevano rispondere ai centri di potere, che erano lontani. E ha qualcosa a che fare con i miei ricordi emotivi dell'infanzia in Galizia: un luogo sperduto tra le montagne, la nebbia e gli alberi, dove le persone funzionavano in modo molto diverso rispetto alla città.

Quanto tempo è durato il progetto?
Carlos Esbert: Cinque anni. Eloy e il co-sceneggiatore José Manuel Sande hanno sviluppato la trama. Questo li ha portati alla prima sessione di riprese, nel 2009, durante la quale erano particolarmente interessati ad adattare l’opera teatrale O bosque del galiziano Jenaro Marinhas del Valle, in cui tratteggiava gli abitanti del villaggio. Si trattava di un lavoro interessante che cercava un altro modo di rappresentare e raffigurare la realtà, diverso dal documentario o dalla finzione, ma aveva bisogno di una seconda fase per lavorare su questa idea di far coesistere mito e realtà, un mondo più immaginario e onirico con un altro più vicino ed epidermico. È per questo che nel 2011 abbiamo cercato finanziamenti per ulteriori riprese.

E.E.: In questa seconda sessione di riprese abbiamo dimenticato il piano e abbiamo vissuto di più con le persone. Si trattava di essere lì e di vivere cose intense, cosa che non era riuscita nella prima sessione di riprese, in cui avevamo imposto il nostro gesto di cineasti agli eventi quotidiani.  

In termini di produzione, è stata una nuova sfida?
C.E.: Questo film presenta molte novità. Cerca e riesce a creare un dialogo tra linguaggi contrastanti, come la rappresentazione e la realtà. Non è un documentario di finzione, ma cerca spazi di convivenza tra due linguaggi senza sentire il bisogno di mescolarli, camuffarli o separarli in capitoli. Qualcosa di nuovo.

Quanto è costato il film?
C.E.: Il budget è irrisorio: 280.000 euro. Abbiamo avuto sovvenzioni dalla Junta de Galicia e un aiuto al progetto da parte del ministero della Cultura, ma non abbiamo trovato un sostegno istituzionale per la distribuzione. Questo mi preocupa: che cosa succederà ai registi che cercano di utilizzare linguaggi diversi?

Qualche canale televisivo lo ha acquisito?
E.E.: Televisión de Galicia. Non c'è spazio sui canali per film di fiction diversi o per documentari che non siano reportage di attualità. Alla fine c'è solo ARTE.

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