Iveta Grófóva • Regista
“La maggior parte della gente fa finta di non vedere”
- La regista slovacca Iveta Grofova ha presentato il suo primo film Made in Ash al 53mo Festival Internazionale del Film di Salonicco e spiega perché ha scelto di esplorare un dramma sociale.
La regista slovacca Iveta Grofova ha presentato il suo primo film, Made in Ash [+leggi anche:
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intervista: Iveta Grófóva
intervista: Jiří Konečný
scheda film], al 53mo Festival Internazionale del Film di Salonicco, nella sezione Open Horizons, dove Cineuropa l'ha incontrata.
Cineuropa: Con una formazione nel campo dell'animazione, come mai ha scelto un soggetto così duro e un trattamento quasi documentario per il suo primo film?
Iveta Grofova: Dopo il liceo, cercavo un lavoretto da studentessa e sono approdata nella piccola città di Ash, dove ho lavorato come sarta in una fabbriica tessile. Mi sono potuta rendere conto della realtà molto dura di queste donne. Ho conosciuto ragazze che hanno vissuto gli stessi eventi e il film è molto personale da un punto di vista psicologico, anche se non ho sperimentato in prima persona le situazioni che mostro sullo schermo. Ho studiato animazione a Bratislava e ho amato molto questo campo, ma sono rimasta talmente scossa da alcune cose della mia vita e delle persone che mi circondano che ho deciso di fare dei film su questi temi. Molti non sanno o non danno importanza a questi drammi sociali. Ash è una località vicino Praga, ma la maggior parte della gente fa finta di non vedere che cosa vi succede.
Perché non è rimasta sull'idea originale di un documentario?
Con Viera Bacikova, il mio direttore della fotografia, avevamo già realizzato dei documentari e contavamo di trattare questo soggetto nello stesso modo, ma presto mi sono resa conto di cosa era importante per me: mostrare i cambiamenti e il destino di una ragazza in particolare, in funzione delle circostanze. Quando ho trovato questa ragazza, non potevo pensare di seguirla e di filmarla senza intervenire sul dramma che viveva e cambiare il corso delle cose. Era troppo intimo e se volevo raccontare questa storia, dovevo passare per la fiction mantenendo un trattamento naturalista che fosse il più vicino possibile allo stile documentario.
E' stato difficile trovare fondi per un film che affronta un tema del genere in modo così diretto?
Lo sviluppo e il finanziamento del film sono cominciati in Slovacchia. Il primo sostegno finanziario è venuto dal Ministero della Cultura. Soltanto durante gli ultimi giorni di riprese siamo stati avvicinati da Jiří Konečný, il coproduttore ceco. Di fatto, non era molto convinto del soggetto, che trovava piuttosto banale e trattato più volte in precedenza. La forma lo interessava di più. Ma non aveva affatto coscienza della realtà delle cose. E' stato convocato quando abbiamo mostrato il film nelle scuole di Ash. Alla domanda su quante ragazze avessero conosciuto esperienze simili a quelle raccontate nel film, tutte hanno alzato le mani.
Il film rappresenta la Slovacchia nella corsa all'Oscar del miglior film straniero. Qual è l'impatto di questa nomination?
E' una grande occasione, se si considera che anno cinematografico ha conosciuto il cinema slovacco. Non ho l'impressione che Made in Ash sia il tipo di film che abbia i pre-requisiti per ricevere una vera nomination da parte dell'Academy. Tuttavia, grazie a questa prima candidatura nazionale, l'interesse per il film è aumentato in Slovacchia e il pubblico ha voglia di andare a vederlo mentre, in genere, non è molto attratto dal cinema nazionale.