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Karzan Kader • Regista

"Da bambino, sognavo che Rambo ci aiutasse a combattere Saddam"

di 

- Il cineasta kurdo-svedese Karzan Kader evoca nel commovente Bekas - In viaggio per la felicità la fuga della sua famiglia dal Kurdistan iracheno nel 1991, durante l'offensiva delle truppe di Saddam Hussein

Una delle perle che ci ha regalato la presente edizione del Festival di Stoccolma è la prima mondiale di Bekas - In viaggio per la felicità [+leggi anche:
recensione
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intervista: Karzan Kader
scheda film
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di Karzan Kader. In questa commovente pellicola, il giovanissimo cineasta kurdo-svedese ricorda la fuga della sua famiglia dal Kurdistan iracheno nel 1991, in piena guerra contro le truppe di Saddam Hussein. Questo lungometraggio (leggi la recensione) sviluppa l'omonimo cortometraggio con cui Kader vinse la Medaglia d'Argento ai 38mi Student Academy Awards.

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Cineuropa: Possiamo immaginare quanto drammatico sia stato abbandonare il Kurdistan durante la guerra. Eppure, ha deciso di narrare la sua esperienza attraverso la commedia. E' una scelta audace e anche piuttosto rischiosa.
Karzan Kader: Credo di aver avuto sempre due voci. Una è forte, drammatica e profonda, l'altra cerca di superare le avversità con l'umorismo. Cerco sempre di trovare il punto di equilibrio tra i due. Quando ero piccolo, anche il tragitto da casa a scuola poteva essere pericoloso. Eravamo spaventati dai soldati. Eppure, amo la sensazione che si produce nel preciso istante in cui il pericolo e la paura scompaiono. E' un momento di libertà. Amare questi momenti di libertà, e credere in essi, è ciò che mi ha fatto diventare la persona che sono oggi.

Quando lei e la sua famiglia avete lasciato il Kurdistan iracheno, lei era il fratello minore. Si identifica col fratello minore del suo film, con Zana?
Sì, è così. Io ero ingenuo come lui (ride). Nel film, Zana vede Superman e crede che sia una persona reale. Anch'io vidi Rambo e credevo che fosse reale. E' successo durante la guerra e la prima cosa che pensai fu: “Quest'uomo combatte da solo contro un esercito. Ne abbiamo bisogno qui, abbiamo bisogno che ci aiuti. Perché non viene Rambo a rovesciare Saddam?”. Volevo mostrargli la sofferenza del mio popolo perché venisse ad aiutarci.

Ora che è tornato nella sua città natale per girare il film, che situazione vi ha trovato rispetto a quella che ha vissuto durante l'infanzia?
La situazione è molto migliore oggi. Si respira la libertà. Il popolo curdo ha un proprio governo, e la cosa più sorprendente è che l'attuale presidente dell'Iraq è curdo, una cosa inconcepibile quando ero piccolo. La popolazione curda era stata sempre denigrata, e all'improvviso uno dei nostri diventa presidente del paese. E' incredibile vedere come con il tempo possano cambiare le cose. Sono rimasto sorpreso nel vedere le grandi migliorie che sono state fatte per l'acqua potabile e l'elettricità… Le cose stanno andando nella giusta direzione.

Credo non esista una traduzione precisa della parola bekas. Può spiegarci il suo significato esatto?
Bekas è una parola molto rispettata in curdo. All'epoca, essere un bekas significava aver perso tutti i membri della propria famiglia in guerra, essere completamente solo al mondo, senza legami di sangue. E' terribile, e la guerra ha prodotto molti bekas.

La critica svedese paragona il suo film a The Millionaire. Che cosa pensa di questo accostamento?
I paragoni sono inevitabili e per me va bene. Nel caso di The Millionaire, è un onore per me, giacché è uno dei miei film preferiti. Danny Boyle è arrivato a molti cuori con questa storia, io spero di fare lo stesso con la mia.

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