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Beki Probst • European Film Market, Berlinale

Non solo teste parlanti

di 

- Beki Probst, Direttore dell’EFM, racconta gli ultimi temi e tendenze del mercato

Direttore di uno dei mercati cinematografici più grandi al mondo, Beki Probst riceve numerose richieste. Il focus dello European Film Market è però, ovviamente, il business. Probst ha fissato un limite a workshop e seminari: “Non vogliamo farne un’industria come l’AFM”.

Cineuropa: Quest’anno gli stand dell’EFM hanno visto il tutto esaurito molto presto. Quanti buyer e rivenditori saranno al mercato?
Beki Probst:
 Al momento abbiamo 455 compagnie da 58 paesi in 111 stand del Martin-Gropius-Bau e 61 del Marriott. I buyer sono 1.658 da 67 paesi registrati, per un totale di 7.474 partecipanti, tra buyer, rivenditori, produttori, avvocati, finanziatori e filmmaker. Ma per esperienza sappiamo che c’è sempre chi arriva all’ultimo momento e chiede l’accredito.

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Ci sono paesi più rappresentati che in passato?
Attualmente abbiamo partecipanti da due nuovi paesi, Mauritius e Singapore. Ed è bello sapere che il nostro nome è arrivato fino a Mauritius!

 

Quanti film e proiezioni saranno all’EFM? Avete anche nuove sale?
Presenteremo 813 film in 1.116 proiezioni — di queste, 590 sono anche anteprime di mercato. Quest’anno, abbiamo 40 cinema in totale, e le proiezioni si terranno in parte al CinemaX e in parte al CineStar. Dovremo dividere alcune sale con i colleghi di Panorama, Forum e Generation. Nei tre studi del Marriott possiamo mostrare solo video e HDCAM, mentre il cinema del Martin Gropius Bau supporta tutti i formati. L’anno scorso abbiamo iniziato a presentare film al Cubix, dove stavolta avremo sette proiezioni. Per questo avremo delle navette tra Cubix e Potsdamer Platz.

Come si muove l’EFM rispetto a nuove tecniche come il video-on-demand?
Il video-on-demand si sta sviluppando, e al festival abbiamo dei gruppi di lavoro per valutare le possibilità. Vedremo cosa succederà.

Per la prima volta, sul sito dell’EFM si potranno vedere i trailer dei film. Quanto sono stati apprezzati?
Per noi era una prova, ma sembra siano stati ricevuti bene, e in futuro potremmo espanderci. Al momento stiamo sperimentando, e alla fine del mercato vedremo qual è stata la risposta.

L’EFM non è solo una piattaforma per l’industria cinematografica ma anche per le discussioni. C’è una richiesta crescente di eventi come i panel di discussione?
Abbiamo avviato i Dibattiti dell’Industria con le riviste di trade, che sono diventati un appuntamento fisso e sono molto apprezzati. Non vogliamo farne però un’industria come l’AFM. Ogni anno, riceviamo molte richieste per seminari, ma invece di discutere, a me piace che la gente agisca. A Berlino hanno un calendario fitto perché non sono qui solo per il mercato, ma anche per il concorso e le altre sezioni del festival, e non hanno il tempo di sedersi e discutere per ore. E poi, non voglio avere solo teste parlanti per dieci giorni.

Uno dei temi dei Dibattiti dell’Industria è come la crisi in Europa stia colpendo l’industria cinematografica, e le poche prevendite. È forse una situazione che vedete anche all’EFM?
No, è stato  suggerito da un distributore tedesco d’essai, che mi ha scritto perché sta diventando molto difficile: le tv non comprano più film d’autore. Vogliono solo film commerciali e programmi stupidi, e le riviste di trade si sono fatte trascinare.

Qual è la sfida più grande per voi?
Abbiamo più di 1.100 proiezioni, ed è impossibile non incontrare qualche ostacolo. Ma spero che andrà tutto liscio.

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