email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Matija Radeljak • Produttore

- Il produttore croato Matija Radeljak, che ha partecipato al Workshop Maia, ripercorre la sua carriera

Il produttore croato Matija Radeljak, che ha partecipato al Workshop Maia, ripercorre la sua carriera.

Per piacere, faccia una breve introduzione di sé e dei film che ha prodotto…
Sono un produttore cinematografico autodidatta, con un’esperienza in scena di 15 anni e una frequentazione di 3 anni di un corso di laurea triennale in “Informazione della tecnologia”, che ho poi abbandonato una volta resomi conto che non sto ringiovanendo e che narrazione e cinema sono la mia vera vocazione. Ho cominciato a lavorare come produttore professionista nel 2009 e mi ci sono voluti 2 anni di vari progetti, in cui ho lavorato come produttore, direttore della produzione, addetto stampa e altro, per avviare la mia compagnia di produzione Aning Film. Allo stesso tempo ho nutrito il mio bisogno di raccontare storie usando strumenti letterari e cinematografici come scrittore/direttore. Finora ho prodotto ho prodotto 5 cortometraggi, 2 dei quali diretti da me. Due film e numerosi altri progetti sono bastati a farmi decidere che quando il mio lato di autore vuole uscire attraverso un film, è meglio che io non ricopra anche il ruolo di produttore delegato. Per questa ragione sono molto contento di aver cominciato, nel 2012, una collaborazione di lunga durata con il produttore Bojan Kanjera, con il quale ho lavorato spesso in passato in Zagreb. Dal 2009 ho prodotto diversi progetti audiovisivi quali campagne trans-mediali, workshop sulla produzione cinematografica e altri progetti che promuovevano l’arte audiovisiva e l’arte in generale, facendo sempre del mio meglio affinché il mio lavoro riflettesse l’idea originaria e il rispetto per il format e/o gli ambienti circostanti.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

In che modo il programma “MAIA” ha trasformato la sua carriera?
È stato il mio primo esordio in un mondo di film che posso intellettualmente rispettare, come artista e professionista cinematografico. Un mondo in cui la pellicola non è qualcosa di fico o alla moda, ma è una questione di passione, bisogno e business: finalmente un mondo che potevo abbracciare e in cui mi potevo ritrovare. MAIA è stato il mio primo programma di questo tipo, dopo il quale ho confermato i miei desideri di cercare oltre i confini del mio Paese per trovare e sfruttare le opportunità. Certe idee funzionano meglio in altri ambienti e MAIA mi ha dato un’opportunità per entrare in questi altri ambienti, dandomi il benvenuto senza chiedere molto in cambio, solo il rispetto e il progresso nella stessa finestra di produzione cinematografica.

In che modo il suo progetto “ONE” ha beneficiato della sua partecipazione a “MAIA”?
Dopo aver appena completato quello che all’epoca era il mio più grande progetto, una campagna trans-mediale e un evento annuale per Allianz assicurazioni, con 5 intensi mesi di qualcosa che poco aveva a che fare con il cinema, I landed into the Creative aspects Maia workshop with “One” being just 2 months away from production. Ero finalmente a mio agio buttarmici completamente a livello autoriale, artistico e di produzione. È stato un altro fantastico benvenuto per me, dove consulenti e conferenzieri fornivano riscontri che influenzavano il copione in maniera diretta e significativa. A quel tempo, il mio copione di 10 pagine ebbe I suoi 2 anni di sviluppo e 13 bozze, quindi non ero proprio sicuro di come un punto di vista oggettivo, durante un evento internazionale di quel tipo, avrebbe influenzato la mia prospettiva sul copione e sul suo future. Il risultato andò ben oltre le aspettative: proprio la distanza, culturale o di altro tipo, dei riscontri che ricevevo (non solo dagli esperti ma anche dai miei colleghi), era ciò che mi spingeva a continuare lo sviluppo e il lavoro sul copione. Credo che nulla possa beneficiare degli eventi internazionali più di un progetto in via di sviluppo, per la sicurezza di un circolo chiuso di professionisti fidati come che danno e hanno bisogno di riscontri. Per me è la forma di scambio più onesta e semplice, che spinge la conoscenza e l’esperienza al centro dell’attenzione (a fuoco), è come una grande ciotola piena di fatti utili ed esperienze proveniente da ogni angolo dell’Europa, da quale tutti sono invitati a provare tutto ciò che vogliono. A mio parere, è il modo più diretto e utile di usare la magnifica diversità culturale dell’Europa, o il suo carattere.

Lei ha organizzato, insieme a un altro partecipante, la proiezione di “Miss Homeless”, prodotto da Peter De Maegd, istruttore “MAIA”. Ci dica qualcosa di più su questa esperienza…
A dire il vero è stata la mia prima esperienza con i cross-media. Peter analizzò “Miss Homeless” durante il workshop “Marketing e Distribuzione” nell’Ottobre del 2010, e dopo poco rilascio il divertente piccolo pseudo documentario nello stesso momento in tutto il mondo. Insieme al mio collega di Zagreb, il produttore Iva Tkalec, organizzammo una delle prime che avvenivano nello stesso momento di luoghi differenti in tutto il mondo. Era un evento molto modesto, con circa 30 persone che si sono presentate a una prime in una piccola “homeless squat” in Zagreb, ma l’effetto fu davvero stupendo: un argomento che aveva le sue parti interessate (per esempio la società Belga) fu trasformato da necessità a divertimento, il film e la sua natura di “piattaforma multipla”, dando proprio questa storia a persone che normalmente non l’avrebbero mai vista.
Mentre mi chiedevo da anni come promuovere l’arte in forma cinematografica oltre ai cinema entusiasti e amanti, ma ai nostri genitori e amici che la vedono solo come un’alternativa nel panorama dell’intrattenimento, scoprendo … per creare un universo di storie è stato incredibile per me, ed è stata sicuramente la mia prima spinta nel concentrarmi meno sul format e più sulla storia e la sua distribuzione.

Ha avuto l’opportunità di lavorare con altri colleghi “MAIA”?
Mentre rispondo alle sue domande, sono alle fasi finali della postproduzione di un cortometraggio narrativo “Breakfast” diretto da Salvatore Li Causi, un alunno “MAIA” del 2010. Il film è prodotto da me e la mia compagnia Aning Film, ed è un vero mix culturale. A parte me, anche il direttore della fotografia (Damir Kudin) è Croato e il film è stato girato a Bruxelles con cast americano e francese e crew belga. La prima dovrebbe essere nella primavera dell’anno prossimo, incrociamo le dita sperando di assicurare il DCP in tempo! Ho anche buoni contatti con molti altri partecipanti “MAIA”, con i quali ci sarà senza dubbio qualche grande collaborazione in futuro. Ci incontriamo sempre durante i festival del cinema, ci incontriamo in altri workshop cinematografici e forum, etc. … È davvero fenomenale osservare come queste belle connessione siano cresciute dai momenti più semplici come una pausa caffè quando hai appena cominciato a parlare con qualcuno senza nemmeno rendertene conto. Sono passati due anni e questa persona ti introduce allegramente a un editore che ha proprio quel posto di cui hai davvero davvero bisogno. Fantastico.

Cosa ci dice dei suoi progetti futuri? Sembra che lei si stia indirizzando verso progetti su nuove piattaforme e media…
In questo momento sto lavorando a molti progetti, ed è veramente difficile sceglierne uno. Sto producendo quello che credo sia il più forte copione di un cortometraggio di un direttore serbo, a Parigi. Sono anche molto avanti nello sviluppo di un grande cross-media progetto che ruota attorno al vino e tutto ciò che ne deriva. Ho 2 miei cortometraggi, uno è un adattamento di una storia corta scritta da Hemingway e l’altro è uno screen play originale, il sequel di un mio precedente corto che era un adattamento/ispirazione da… Ci sono molti altri progetti minori o potenzialmente più importanti, per esempio stiamo producendo un cortometraggio inedito di una ragazza molto interessante in Zagreb che ha appena trovato il bisogno di raccontare storie nei suoi trent’anni, e prendiamo la cosa molto sul serio. Cerchiamo sempre di avere “qualcos’altro” nella manica e prendersi cura della sua arte e della sua presentazione pubblico è qualcosa che, secondo noi, nasce in maniera molto spontanea. Non direi che mi sto muovendo in questa direzione, ma semplicemente che abbraccio come vero quello che mi circonda. Media che si incontrano e nuove piattaforme, per come li vedo, sono la naturale estensione della normale narrazione di storie. Capisco … e credo che il problema principale sia che non abbiamo la memoria … ma solo una sottile e spontanea conseguenza di qualcosa di completamente diverso. In un mondo che presta più attenzione alla comunicazione, allo scambio, al vivere un’esperienza (un termine davvero ampio e abusato di questi tempi), a chi importa dell’effetto che questo avrà sui media o sul settore audiovisivo? A volte è facile dimenticarsi che quello che abbiamo scelto come le nostre carriere professionali crea confusione per il 95% della popolazione che ha i suoi bisogni, desideri e problemi. Nel mezzo di un mondo che cerca nuove tecnologia, venne l’idea di raccontare storie in una maniera più personale e ora più disponibile. Liberare una storia dal format designato ma al contempo … per me è il modo più challenging e delivering … Sono conosciuto perché punto in alto, ma non ho paura di affermare che i cross-media sono il modo più delivering per combinare gli aspetti autoriali, finanziari e di pubblico in un’opera d’arte o , trivially, entertainment.

Quali sono le lezioni più importanti che ha imparato durante il programma di formazione?
Creare una rete e lavorare e progredire in maniera continua sono le uniche cose importanti per raggiungere obiettivi importanti, come mantenersi facendo film. La creatività o “un’idea” è cruciale, ma è anche cheap e comune. Le idee sono ovunque, sempre. Il 98% del risultato finale risiede nell’usare questa creatività, svilupparla, incanalarla testarla e ricomporla per poi rifare pazientemente tutto da capo. Due volte.

Consiglierebbe il programma MAIA ad altri produttori?
Direi che Il programma “MAIA” è una maniera eccellente per introdurre un produttore cinematografico al modo in cui funziona il mondo della produzione cinematografica europea. Gli esperti provenivano sempre dal settore pratico e di business, il che presenta aggiornate e vivide letture e case study. Ogni produttore emergente dovrebbe considerare seriamente l’idea di investire nel partecipare a “MAIA”, perché scoprirebbero un mondo di belle collaborazioni, lavoro duro e molte incertezza, caratteristiche del mondo dei film. Non solo raccomanderei “MAIA” a tutti i produttori emergenti, ma l’ho già fatti, con successo e molte volte, spinse diverse persone a partecipare, e tutti hanno trovato l’esperienza d’aiuto e di valore come me.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy