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Florence Gastaud • delegata generale dell'ARP

"L'economia del cinema è spesso un riflesso della società"

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- Florence Gastaud, delegata generale dell'ARP che organizza gli Incontri di Digione, analizza le trasformazioni a volte burrascose in atto nel cinema francese

Florence Gastaud • delegata generale dell'ARP

Pungente, incisiva e realista, Florence Gastaud, delegata generale dell'ARP (società civile degli Autori-Registi-Produttori), una delle associazioni professionali più influenti del cinema francese, offre la sua analisi delle mutazioni in corso nell'industria francese ed europea. Il punto alla vigilia dei 23mi Incontri Cinematografici di Digione (dal 24 al 26 ottobre 2013 - leggi l'articolo), appuntamento annuale di riflessione e anticipazione molto seguito dai professionisti.

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Cineuropa : L'industria cinematografica francese è stata attraversata quest'anno da diverse tensioni. Quali ne sono le cause?
Florence Gastaud: Ci sono stati molti dibattiti e scambi caotici: il commento di Vincent Maraval che puntava il dito contro l'economia del settore, il dibattito sul contratto collettivo, quello sul rapporto Lescure ("Contributo alle politiche culturali nell'era digitale") e la battaglia sull'eccezione culturale. Questi quattro momenti partono dalla stessa idea: c'è l'urgenza di ripensarsi. Si dice spesso che il modello francese è il più virtuoso e il più mutualistico: lo è senza dubbio, ma questo non vuol dire che non si abbia diritto a renderlo più performante, a evitare che si guasti col tempo, e soprattutto a renderlo più in linea con un'economia in pieno rivolgimento, globalizzata e digitale. Tutti questi scontri pubblici sono frutto di un momento di cambiamento e il cambiamento è sempre un po' burrascoso, per la paura di perdere un modello e quella di non riuscire a inventarsene un altro.

Eccessiva concentrazione dei finanziamenti su alcune pellicole, polemica sulla redditività dei film. Qual è il suo parere su questi soggetti spinosi?
Il commento di Vincent Maraval non pretendeva che tutti i film fossero redditizi e c'è ovviamente una categoria di film per i quali la questione non deve porsi: una sorta di ricerca e sviluppo per l'emergenza dei giovani talenti. E in generale, quando si parla di cultura, la redditività non è la prima questione che bisogna porsi. Da un'altra parte, c'è un'inflazione del costo dei film che fa male a tutti e una concentrazione dei finanziamenti su un certo numero di film grossi che, dal canto loro, dovrebbero essere più redditizi. Non si tratta di rimettere in discussione l'esistenza delle grosse macchine, ma il modo in cui attirano i finanziamenti a livelli a volte un po' troppo deliranti. Perché un blockbuster sia redditizio, bisogna forse interrogarsi sulla nostra capacità di produrre per l'estero. Il costo di 25-30 M€ di un film come Turf [+leggi anche:
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è davvero giustificabile e viene ammortizzato all'estero? L'economia del cinema è spesso un riflesso della società: ci sono i ricchi, la classe media e i film più fragili. Non ci si può vantare di avere un sistema virtuoso e mutualistico e vedere le produzioni più ricche attirare sempre più finanziamenti, una cattiva ripartizione che fa molto soffrire la classe media e i film fragili prodotti sempre più con il minimo indispensabile.

Lei ha manifestato preoccupazione riguardo alla prossima Comunicazione Cinema dell'Unione europea.
Non si capisce il motivo di un testo presentato da una Commissione a fine mandato su un soggetto tutt'altro che consensuale. Sembra che la Commissione sia troppo lontana dalla realtà economica del settore. Le coproduzioni europee esistono e ci sono mille modi per motivare queste relazioni. Bisogna fidarsi dei produttori, dei distributori e delle industrie tecniche che non possono ragionare solo in termini di regionalizzazione degli aiuti e di circolazione dei beni e dei servizi. E' già difficile ora mantenere un sistema di sostegni nei territori europei, se in più la Comunicazione Cinema rimette in discussione le loro fondamenta, è comprensibile che le regioni e le collettività territoriali, ad esempio, decidano di non aiutare più il cinema. 

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(Tradotto dal francese)

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