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Gabriele Salvatores • Regista

Il Ragazzo Invisibile, la strada italiana al fantasy

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- Cineuropa ha intervistato il premio Oscar Gabriele Salvatores per l'uscita del suo ultimo film, che racconta di un supereroe adolescente.

Gabriele Salvatores  • Regista

"La strada italiana al fantasy", così Gabriele Salvatores definisce il suo nuovo film Il Ragazzo invisibile [+leggi anche:
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. E' la storia di Michele, interpretato da Ludovico Girardello, un adolescente la cui vita cambierà all'improvviso quando un giorno, guardandosi allo specchio, si accorgerà di essere diventato invisibile.

Cineuropa: Com’è nata l'idea di un film su un giovane supereroe invisibile?
Gabriele Salvatores: La genesi del progetto parte da uno dei produttori, Nicola Giuliano, che ha avuto l’idea cinque anni fa. Era semplicemente il desiderio di provare a fare un cinema che potesse piacere anche ai suoi figli. A me piaceva l’idea di confrontarmi con il potere dell’invisibilità e di raccontare nuovamente gli adolescenti, con una storia vera ed avventurosa, dove ad un certo punto compare anche la possibilità della supereroina femminile. Mi sono ispirato ad autori che amo come Jack London e Joseph Conrad, volevo che ci fossero i temi dell'amico segreto, lo specchio, il doppio, la persona dentro di te. C'è anche il tema del bullismo adolescenziale, da cui scaturisce la sfida, la rabbia che serve a reagire per crearsi un altro mondo. Questa parte è merito della grande intuizione dei tre sceneggiatori. Un supereroe di 14 anni non c’era, ma qui non lo vediamo  combattere per salvare il mondo, piuttosto contro i mostri della quotidianità.

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In origine il film doveva essere una coproduzione italo-irlandese, recitato in lingua inglese, con un appeal potenzialmente internazionale. Qual è stato il motivo per cui avete cambiato idea?
L’idea iniziale era quella di fare un film italiano. Scoraggiati dalle difficoltà nel trovare fondi per un film dal budget abbastanza rilevante, i produttori hanno pensato che girandolo in inglese sarebbe stato più semplice ottenere finanziamenti, avendo un mercato più ampio. Però ad un certo punto ci siamo confrontati e abbiamo capito che era come se stessimo perdendo la spinta più forte del progetto, cioè un film con un giovane supereroe italiano. E l'abbiamo girato a Trieste, dove ha vissuto l'irlandese James Joyce!

Quali fumetti di supereroi ti hanno influenzato maggiormente?
Io sono nato negli anni 50, quindi per me i supereroi erano personaggi come Mao Zedong. I fumetti non erano il genere di letture che facevo quando ero più giovane. L’unico che leggevo, anche se non era un supereroe, era Flash Gordon. Poi i fumetti mi hanno accompagnato nella vita, essendo dei parenti molto stretti del cinema. Un personaggio che ho sempre amato è Corto Maltese di Hugo Pratt. E poi i grandi disegnatori di fantascienza Enki Bilal e Moebius. E infine, solo più tardi, è arrivato anche l’Uomo Ragno.

Nel Ragazzo Invisibile vedo i film sugli X-Men, ma anche Lasciami entrare [+leggi anche:
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del regista svedese Tomas Alfredson.

Mi piace molto la diversità e la alienità che gli X-Men rappresentano. Avere un potere significa essere diverso, e in questo film è anche un po’ una dannazione e una malattia. Abbiamo inoltre voluto omaggiare un certo cinema anni 80, come I Goonies, Gremlins, con i ragazzi che incappano in avventure che li farà crescere e maturare.  Steven Spielberg è stato il primo a mettere insieme la fantascienza e la realtà dei protagonisti, Abbiamo attinto anche a film più dark come Watchmen e Unbreakeable, che raccontano i supereroi in maniera particolare e più vicina alla nostra sensibilità. E naturalmente adoro Lasciami entrare, è un film molto vicino al Ragazzo Invisibile"

Nel film sono stati utilizzati parecchi effetti speciali, una novità per un film italiano.
Abbiamo cercato di fare ciò che solitamente si dice di un buon montaggio: cioè non farsi notare troppo. E' facile far esplodere un’astronave, ma far lievitare un bicchiere come se qualcuno lo stesse bevendo è ben più complicato. Ci sono tanti effetti speciali, ma la nostra intenzione era quella di farli percepire il meno possibile, farli sembrare parte della normalità.

Il film ha un finale aperto: ci sarà un sequel?
Quella del finale sospeso è una caratteristica del genere. Speriamo che alla gente venga la voglia di vederne un altro, l’idea per un seguito c’è già. Ho letto l’inizio del possibile sequel scritto dagli sceneggiatori e c'è una probabile ragazza invisibile...

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