email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Andreas Dresen • Regista

“Selvaggio, caotico e anarchico”

di 

- BERLINO 2015: Il cineasta tedesco Andreas Dresen parla di As We Were Dreaming, proiettato in concorso a Berlino

Andreas Dresen  • Regista

Affiancato dai suoi giovani attori, dallo scrittore Clemens Meyer, lo sceneggiatore Wolfgang Koolhaase e il produttore Peter Rommel, il cineasta tedesco Andreas Dresen ha raccontato alla stampa internazionale la genesi di As We Were Dreaming [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: Andreas Dresen
scheda film
]
, presentato in prima mondiale in concorso alla 65ma Berlinale e che non ha convinto proprio tutti.

Il romanzo da cui è tratto il film è molto ricco e affronta una gran quantità di temi tra cui la riunificazione della Germania e la giovinezza. E’ stato difficile adattarlo?  
Andreas Dresen: La cosa importante era capire il cuore del romanzo e poi trasporlo in un media diverso. E’ un’opera che mi ha affascinato sin dall’inizio perché è selvaggia, caotica e anarchica, ma in alcuni momenti anche tenera e affettuosa. Era importante restituire questo spirito nel film, ma anche lo spirito dell’epoca. Quando ho letto il romanzo, vi ho visto una storia universale perché tratta del crescere, di ragazzi che diventano uomini, dei sogni dell’infanzia, di un regno di libertà dove tutto sembra possibile, le cui frontiere sono lì per essere superate: perché questo è un privilegio della giovinezza, un fortissimo spirito di conquista del mondo. Non volevo parlare di ideologia, ma studiare una generazione che è cresciuta tra due mondi e che deve trovare il suo posto.  

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

E la violenza del film?
La violenza fa parte di questa epoca e di questo gruppo di personaggi. Anche il romanzo è piuttosto violento. Non volevo renderlo estetico come nei film hollywoodiani e tagliare quando le cose diventano sgradevoli. Bisognava proprio mostrare la forza di questa violenza che è una realtà nel mondo, così come la bontà e la riconciliazione. 

Come ha affrontato l’aspetto storico?
Il film tratta di un mondo scomparso da oltre vent’anni, quindi volevo catturare il meglio possibile quell’atmosfera. L'idea non era di realizzare un film storico nel minimo dettaglio, ma di coglierne lo spirito di libertà e di anarchia. Ovviamente, chi si è occupato della scenografia ha fatto un lavoro straordinario. E abbiamo trovato a Lispia dei quartieri in cui l’architettura rimandava perfettamente agli anni 90, quindi sapevamo di poter girare là.

Questo film ha uno stile molto diverso dai suoi lungometraggi precedenti, il che stupisce un po’.
Leggendo il romanzo, ho provato molta empatia per i personaggi. Non sono solo selvaggi e impertinenti, perché si prendono cura l’uno dell’altro e ci sono molte scene in cui non fanno cose folli. Per me, è tutto nel titolo del film, nel fatto di sognare e di cercare di crescere, di evolvere.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy