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Fernando León de Aranoa • Regista

“Mi sento a mio agio nell’indefinitezza dei generi”

di 

- CANNES 2015: Il cineasta spagnolo Fernando León de Aranoa debutta a Cannes con A Perfect Day, film interpretato da un cast internazionale

Fernando León de Aranoa  • Regista

Il cineasta madrileno Fernando León de Aranoa debutta alla Quinzaine des réalisateurs del 68° Festival di Cannes con A Perfect Day [+leggi anche:
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, film interpretato da un cast internazionale capitanato da Tim Robbins, Benicio del Toro e Mélanie Thierry. Cineuropa ha parlato con lui.

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Cineuropa: E’ la sua prima volta a Cannes. Come la vive?
Fernando León de Aranoa: E’ una grande responsabilità, oltretutto in una sezione importante del festival; mi piace molto vedere come una platea di mille spettatori vive il film, come segue questo racconto. Quando si parla di personaggi, come nel mio film, le storie sono universali. Viene mostrato un conflitto recente nella storia d’Europa e un gruppo di lavoratori umanitari internazionali: ciascuno viene da un luogo diverso. E’ una cosa vera e fa del film una piccola torre di Babele: questo aiuterà a renderlo comprensibile in tutto il mondo.

In A Perfect Day gioca con l’indefinitezza dei generi?
Questo è un problema che mi trascino da quando avevo 20 anni. E’ vero, ha ragione: il film è una commedia dentro un dramma, dentro un road movie, dentro un film di guerra. Sono quattro generi in uno. Il suo cuore è drammatico, però ha molto della commedia ed è un road movie: i personaggi vanno e vengono senza sosta. Nell’indefinitezza dei generi mi sento a mio agio: la vita non ha un genere e racchiudere i nostri racconti nei generi significa semplificarli. Come spettatore ho dei problemi con i film che si riparano dietro al genere, sono quelli che non mi piacciono.

Il genere è quindi un salvagente?
Sì, è come un luogo sicuro. Quando proponi un genere, il produttore e lo spettatore hanno già una garanzia: sanno quello che andranno a vedere. Ho sempre ammirato di più quelli che sanno rompere i generi, come Polanski, perché non sai se devi ridere o no in Luna di fiele. E' il tipo di film che mi affascina.

Prima di A Perfect Day aveva lavorato solo una volta con una star: Javier Bardem, in Los lunes al sol [+leggi anche:
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Sì, all’epoca era candidato all’Oscar, ma avevamo 30 anni e lui non era dov’è adesso. Volevo tanto lavorare con Benicio del Toro, volevo provarci e gliel’ho proposto: ha trovato interessanti il personaggio e il tono della storia. Fa grandi film a Hollywood, però gli piacciono anche progetti più piccoli e rischiosi. Ha coraggio. Gli è piaciuta la semplicità dell’avventura, ma anche l’ambizione di raccontare attraverso una cosa molto semplice qualcosa che va oltre. Era molto interessato ed è stato il primo a unirsi al progetto. Poi è venuto Tim Robbins: volevo un americano tra i protagonisti, perché solitamente nei gruppi di cooperanti ce n’è uno. Mi pareva meraviglioso averlo con me dopo averlo visto in tanti film leggendari. Partendo da Mambrú, il personaggio centrale di Benicio, abbiamo cercato gli altri e le ragazze.

E’ riuscito a far sembrare Granada i Balcani…
Avevo fatto dei sopralluoghi anche in Bosnia, ma il paesaggio era molto simile, con vegetazione mediterranea e una zona di alta montagna, molto vicina al mare. Gli attori bosniaci che hanno partecipato al film non potevano credere alla somiglianza.

Lei è anche coproduttore del film. E’ stato più economico girare qui piuttosto che all’estero?
Simile: non c’era tanta differenza. Girare qui ci ha permesso di controllare meglio il film. Inoltre, il film possiede un certo livello d’astrazione: potrebbe essere una guerra qualsiasi, in un continente qualsiasi. Si svolge tra montagne e strade, quasi senza persone, per questo non aveva senso andare lì a cercare lo specifico del luogo quando potevamo utilizzare le nostre strade.

Infine, alla vigilia delle elezioni in Spagna, come procede il documentario su Pablo Iglesias e la sua emergente formazione politica – Podemos – di cui si sta occupando?
Abbiamo molto da fare; siamo al lavoro. E’ molto interessante perché il momento politico in Spagna lo è. Racconteremo dall’interno l’intensità, le difficoltà e i successi. L’idea è raccontare la specificità del fatto di darsi una forma partitica nel momento in cui ci si presenta alle elezioni. Questo doppio livello rende tutto più difficile e intenso, perché non accade in altri partiti.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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