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Slávek Horák • Regista

“Il miglior argomento per ottenere finanziamenti: 90 pagine di testo"

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- KARLOVY VARY 2015: Cineuropa ha parlato con il ceco Slávek Horák del suo primo lungometraggio, Cure a domicilio, e del suo passaggio dalla pubblicità al cinema

Slávek Horák  • Regista

Dopo una solida carriera nella pubblicità, il ceco Slávek Horák ha deciso recentemente di tentare la fortuna al cinema. A 40 anni presenta il suo primo lungometraggio, Cure a domicilio [+leggi anche:
recensione
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intervista: Slávek Horák
scheda film
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(sceneggiato, prodotto e diretto da lui), un dramma pieno di umanità il cui personaggio centrale è un malato terminale, in competizione internazionale al Festival di Karlovy Vary. Cineuropa ha incontrato il regista per discutere del suo modo di lavorare e dell’approccio migliore per i registi esordienti che cercano di finanziare il loro primo lungometraggio.

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Cineuropa: Sembra che una nuova generazione di registi stia emergendo nella Repubblica Ceca. Che cosa ne pensa?
Slávek Horák:
Ho cercato di andare in contropiede rispetto all’approccio abituale dei film cechi, di liberarmi di tutti i preconcetti sull’aspetto che deve avere un film, perché sono quelli che danno a tutti i nostri film un’aria provinciale. Non ho seguito quali altre opere prime sono state fatte ultimamente nella Repubblica Ceca e non conosco i loro registi. Non formiamo un  gruppo omogeneo: lavoriamo tutti per conto nostro. Detto questo, le condizioni si prestano molto bene in questo momento, grazie al Fondo cinema ceco, alla Televisione ceca e al Fondo slovacco per l’audiovisivo, che hanno finanziato il mio film molto generosamente basandosi esclusivamente sulla sceneggiatura, nonostante fossi uno sconosciuto per loro e non mi fossi ancora messo alla prova. La sceneggiatura gli è talmente piaciuta che non hanno avuto paura a correre dei rischi e ad accordarmi il loro sostegno. Questo mi ha permesso di realizzare il film senza compromessi, e spero che la sua selezione in concorso a Karlovy Vary li abbia soddisfatti. La stessa cosa vale per i coproduttori privati: Fog’n’Desire Films, Sokol Kollár e Svoboda&Williams. Hanno tutti accolto il progetto a braccia aperte, non per ragioni commerciali, ma perché volevano vedere questa sceneggiatura materializzarsi sullo schermo. E’ il film stesso ad aver riunito tutti, e questo si è tradotto in finanziamenti, cosa che mi ha permesso di fare Cure a domicilio in condizioni ideali.

Lei ha diretto numerosi spot pubblicitari e cortometraggi. Che cosa l’ha portata a voler fare un lungometraggio?
Naturalmente è da quando ero studente che nutrivo la voglia di fare un film, ma sapevo di non essere ancora maturo. Non avrei voluto vedere un film diretto da me da ventenne o da trentenne. Due anni fa mi sono detto che l’attesa della maturità avrebbe potuto durare in eterno e che non valeva più la pena aspettare, allora mi sono lanciato, dicendomi che forse la maturità sarebbe venuta strada facendo. Ora mi rendo conto che mi ci vorranno tante altre esperienze come questa per arrivarci!

Come è nata l’idea di Cure a domicilio?
Ho riflettuto molto su quale fosse il tema più degno di essere al centro del mio primo film. A un certo punto mi sono isolato e sono andato dai miei genitori, in campagna, per scrivere in tutta tranquillità, ma essendo una chiacchierona, mia madre mi interrompeva in continuazione per raccontarmi tutte le storie buffe che le capitavano facendo il suo lavoro. Mia madre è infermiera a domicilio, quindi capita di incontrare molta gente interessante quando si fa questo mestiere. Ora è evidente, ma mi ci è voluto del tempo per rendermi conto che l’idea migliore era lì davanti a me da sempre, nella persona di mia madre.

Come si è svolto il finanziamento del film?
Stranamente è stata la parte più facile. Tutti trovavano che la sceneggiatura meritasse di essere sostenuta, bisognava solo perfezionare la struttura della coproduzione. Ciò che ha quindi permesso di ottenere i finanziamenti sono principalmente i due anni che ho passato a scrivere la sceneggiatura, con l’aiuto preziosissimo dello sceneggiatore tv Jan Gogola, di Jaroslav Sedláček, sceneggiatore per la Televisione ceca, e del mio co-sceneggiatore Rudolf Suchánek. E’ stata nell’insieme un’esperienza molto formativa per me, in quanto produttore novello. Malgrado tutte le teorie del complotto che si sentono in giro, ho imparato che l’argomento migliore per ottenere un finanziamento è avere 90 pagine di testo che facciano venire alla gente la voglia di vederle sullo schermo. Pare semplice detta così, ma una buona sceneggiatura si distingue davvero dalla massa dei testi che i decisori ricevono, anche quando non è accompagnata da un nome noto.  

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(Tradotto dall'inglese)

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