Paul Pauwels • Direttore EDN
Pitching di documentari a Lisbona
di Vitor Pinto
- EDN e Apordoc hanno organizzato THE LAB, un workshop dedicato allo sviluppo, prima della sedicesima edizione di Lisbon Docs. Cineuropa ha incontrato il direttore di EDN Paul Pauwels
Cineuropa ha incontrato il direttore di EDN Paul Pauwels a Lisbona, durante il primo giorno di THE LAB – un workshop preliminare organizzato tre mesi prima della sedicesima edizione del principale forum di pitching, Lisbon Docs.
Cineuropa: Si può dire che THE LAB sia un’introduzione al Lisbon Docs? Qual è il motivo principale per cui è organizzato?
Paul Pauwels: Direi che è un servizio extra per i documentaristi portoghesi. Nelle precedenti edizioni del Lisbon Docs, ci siamo accorti che alcuni produttori locali e documentaristi non erano sufficientemente introdotti nel mercato europeo in costante evoluzione. Ciò ha portato, alle volte, alla creazione di un gap – non a livello qualitativo, ma dal punto di vista dello sviluppo. Quindi ora forniamo informazioni preliminari riguardo al mercato, e suggerimenti vari, ai partecipanti, ed essi hanno tre mesi a disposizione per prepararsi per le principali sessioni di pitching. Vogliamo assicurarci che ognuno – sia i partecipanti locali che quelli internazionali – sia allo stesso livello, a ottobre.
Che cosa dobbiamo aspettarci dall’imminente Lisbon Docs?
Cercheremo di avere un mix di diversi tipi di progetti – web-documentari, produzioni orientate verso emittenti televisive e documentari con un potenziale per una distribuzione nelle sale. Presenteremo all’incirca venti progetti, e il mix è molto importante, così che i partecipanti possano imparare qualcosa dagli altri.
Chi sta lavorando a un documentario per il web potrebbe considerare una ristrutturazione del progetto e trasformarlo in qualcos’altro.
Uno dei principali criteri selettivi, a parte la potenza della storia, sarà lo stile visivo del progetto. Quando faccio una selezione, ho sempre una domanda in testa: “Sarà abbastanza convincente da uscire nei cinema?”, dopodiché, ovviamente, abbiamo anche una diffusione geografica. Nonostante sia in discussione in questo periodo, viviamo ancora in un’Europa unita, ed è tutta una questione di co-produzioni. È importante che le persone abbiano la possibilità di incontrarsi ed esplorino le opportunità di co-produrre con altri Paesi.
Come direttore di EDN, è facile per lei individuare i trend correnti nel mercato dei documentari europeo?
Prima di tutto, vedo una crescita dei documentari creativi. I documentari sono sempre stati, e lo sono ancora, orientati verso la televisione. Ma mi sono accorto che sempre più progetti hanno invece un valore cinematografico, e che arrivano effettivamente nelle sale. Parlando di produzione, il contributo della televisione è diventato molto meno importante, ma fortunatamente è compensato da fondi per film, che sono più interessati alle co-produzioni. Questi fondi regionali sono assegnati in base alla qualità artistica del progetto: la narrazione e l’attrattività per il pubblico sono questioni di estrema importanza. In seguito – e spero di non essere eccessivamente ottimista – suppongo che ci sia una tendenza delle emittenti pubbliche a dare di nuovo maggiore importanza ai documentari, e anche alle forme più estese di documentari (magari non molti progetti della durata di 90 minuti, ma sicuramente tanti documentari da 75 minuti).
Ciò sta accadendo in Olanda e in Scandinavia, e se va tutto bene succederà presto anche in Belgio – ci sarà un nuovo accordo tra il governo e VRT che afferma che le emittenti fiamminghe dovranno prestare maggiore attenzione ai documentari e lavorare con produttori esteri. Non posso che esserne felice! A parte questo, vedo una tendenza a realizzare documentari per bambini. Ci sono iniziative in fase di sviluppo e focalizzate sui bambini. Inoltre, il sistema educativo è coinvolto nella proiezione di documentari e nell’insegnare alle persone come interpretare le immagini. Penso che sarà piuttosto importante prossimamente. Stiamo ora educando il pubblico del futuro.
Nell’ultimo decennio, c’è stata un’ondata di film che ha sfumato i confini tra documentari e finzione. Secondo lei, questo trend è destinato a durare?
Penso che i documentari finiranno col ritornare alla loro forma tradizionale! Mi piace il mix tra realtà e finzione, ma mi sembra solamente una tendenza momentanea. E ogni tendenza giunge al termine a un certo punto. Magari torneremo ai documentari nella loro forma più pura: personaggi forti, e situazioni convincenti da cui si sviluppa una storia interessante. Se si ha questo, che altro serve?
(Tradotto dall'inglese)
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