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Andrea Occhipinti • Distributore

Il cambiamento è sviluppo ma va guidato

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- Cineuropa incontra Andrea Occhipinti, fondatore della prima società di distribuzione indipendente italiana, Lucky Red, e premio Eurimages per la coproduzione europea degli European Film Awards

Andrea Occhipinti   • Distributore

Andrea Occhipinti è il fondatore di Lucky Red, la prima distribuzione cinematografica indipendente italiana, che ha il merito di aver portato in Italia autori come Lars von Trier, i Dardenne, Alejandro Amenabar, Michael Haneke, Ang Lee, Wong Kar Wai. Da ottobre 2013 Occhipinti è presidente della Sezione Distributori dell'ANICA. Nel novembre scorsogli è stato attribuito il premio Eurimages per la coproduzione europea, consegnatogli a Berlino il 12 dicembre durante la cerimonia degli European Film Awards.

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Cineuropa: L’industria dei media sta vivendo un cambiamento epocale. L'affermazione dei new media, la digitalizzazione e la convergenza dei mercati stanno mettendo in discussione cinema e televisione e cambiando i prodotti a livello economico e narratologico.
Andrea Occhipinti: Cambiano e si moltiplicano le modalità narrative, aumentano le web series, con formati che sono molto più brevi di quelli canonici. Già da qualche anno nell’immaginario e nel consumo del pubblico più giovane la serialità televisiva è preponderante. C’è la possibilità di sviluppare una storia e dei personaggi attraverso la serialità e in diverse stagioni. I ragazzi vedono film e vedono molte serie, e la fonte principale è internet, ma una cosa non esclude l’altra, perché molti spettatori hanno più di una modalità di fruizione. E’ tutto molto frastagliato e le possibilità produttive variano molto: in termini di tempi di realizzazione, qualità, budget. Ci sono cose sofisticate e costose e cose fatte in casa. Questo è affascinante perché le possibilità produttive si sono moltiplicate, e nello stesso tempo disorientante, perché tutto è ancora in itinere. I cambiamenti vanno guidati e regolati. Bisogna trovare un equilibrio tra tutte queste forme. C’è un problema di cronologia, un problema per noi operatori di sfruttamento per ottimizzare al meglio la fruizione e la valorizzazione di quello che viene fruito.

Questo cambiamento e frammentazione dell’offerta si traduce in una crescita dell’industria?
Lo sfruttamento VOD non ha ancora un valore così forte, in generale. È una cosa ancora quasi marginale, una cosa che sta crescendo. Vedremo se c’è un effetto Netflix, se il VOD si valorizzerà, vedremo se un nuovo operatore smuove un po’ il mercato un po’ cristallizzato. Lo dico anche in termine di valorizzazione dei diritti su prodotti che magari non erano visibili. Dobbiamo fare i conti anche con l’assurdità della pirateria, una modalità parallela, trasversale, senza regole né finestre di sfruttamento, che condiziona e condizionerà anche le abitudini dell’utente di domani.  Da una parte c’è l’offerta illegale che certo volte precede l’uscita in sala e dall’altra esistono già casi di film più piccoli che fanno delle brevi uscite in sala e poi passano ad altri canali di sfruttamento. Questo già accade in altri Paesi e di fatto a livello embrionale anche in Italia, dove in certi casi le finestre sono state accorciate.  Per esempio, La grande bellezza [+leggi anche:
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intervista: Paolo Sorrentino
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ha saltato la finestra pay tv ed è apparso nella free a circa otto mesi dall’uscita, cosa che normalmente avviene al 24mo mese.

La digitalizzazione delle sale permette di offrire contenuti alternativi, come concerti e documentari d’arte.
I contenuti speciali hanno un pubblico crescente.  Anno dopo anno gli eventi al cinema sono in aumento, non tutti sono di qualità e non tutti ricevono una promozione adeguata, ma incidono ormai sempre di più nel box office. Soprattutto hanno il vantaggio di poter essere programmati in momenti in cui tradizionalmente la sala è un po’ più debole, come i primi giorni della settimana, e riescono a raccogliere un pubblico non tradizionalmente cinefilo ma magari interessato all’opera o alla visita al museo, o all’animazione giapponese o al concerto rock. Questo ha acquistato peso nella programmazione, è un valore aggiunto sia nell’economia della distribuzione sia delle sale.

La produzione cinematografica europea fatica a circolare fuori dai Paesi d’origine. Cosa fa l’industria italiana per aiutare le coproduzioni e la distribuzione transnazionale?
La produzione italiana, che ha una buona quota di mercato ma purtroppo in discesa, è fatta di cinema d’autore e di commedie.  Stiamo facendo uno sforzo, nell’ultimo anno in particolare, per internazionalizzare il nostro cinema. Lo stimolo arriva anche dal ministero della Cultura, dal ministero dello Sviluppo Economico e da realtà locali. Sono state messe in atto molte attività, per esempio il Lazio Cinema International, un fondo che mette 10 milioni di euro di fondi Ue a disposizione delle imprese che vogliono realizzare coproduzioni internazionali. Il MIA, il mercato tenutosi durante la Festa del Cinema di Roma, è stato creato per favorire i rapporti delle produzioni italiane con quelle estere. È stato creato un fondo, così come viene fatto in Francia e Germania, per aiutare la distribuzione dei film italiani che vengono venduti nei vari Paesi esteri. Stiamo insomma lavorando per aiutare i rapporti, ormai fondamentali, con nuovi partner, in particolare europei, per sostenere film che abbiano le caratteristiche giuste per circolare in altri Paesi.

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