Michel Serrault
Quel mascalzone venerato dal cinema europeo
- L'attore francese ha appena finito di girare Tueurs sans gages di Jean Pierre Mocky: "Mi trovo a mio agio nei panni di personaggi farabutti"
Sullo schermo è stato un farabutto occasionale, sicario, omosessuale sfavillante, marito sospetto, amante sacrilegio, più raramente il buon "Signor Arnaud". E adesso è un legionario mafioso, nel nuovo film di Jean Pierre Mocky, tratto da un romanzo poliziesco, che uscirà a settembre e che ha come titolo provvisorio Le tueur sans gages. Per dei motivi legati alla sua vocazione di attore, Michel Serrault confessa di dare il meglio di se stesso proprio nel ruolo di un mascalzone: "Scopro i miei personaggi vedendomi sullo schermo. Quando ero giovane, mi mettevo avanti come fanno tutti gli attori. Il prete dice "in manus tuas domine", e da tempo io dico "nelle tue mani, il mio personaggio, il mio autore", e divento un altro. I miei personaggi mi fanno ridere quando sono veramente divertenti. Mi capita di piangere quando sono patetici. In ogni circostanza, mi impegno a farli vivere dando loro un briciolo di umanità che essi siano brutti, pazzi, o ripugnanti. Non giudico, rappresento! Mi hanno rimproverato di rendere simpatico l'assassino folle, il dottor Petiot, ma come poteva essere diversamente, che stupidi! Pensate bene, se il "buon dottore" non avesse aperto la porta con gentilezza, non avrebbe avuto nessuno da mettere nella sua caldaia!"
La televisione Le ha proposto di interpretare il vecchio Dominici che ha fatto parlare di sé negli anni '50, giudicato responsabile della carneficina avvenuta nel campo vicino alla sua fattoria. Crimine non ancora chiarito ma per il quale il contadino ha pagato. Si tratta di una nuova edizione. Lei ha forse accettato il ruolo?
"Si, ma ad una condizione: o interpreto l'innocente, oppure non faccio niente. E sbrigatevela con quello che vi sarà mostrato. E voi i giurati sui banchi lo condannerete ancora una volta oppure no. Non io! Non potrei più interpretare il ruolo di un sospettato o di un criminale accertato senza dargli una possibilità".
I suoi primi amori sono il circo e i clown..
"Data la mia età, ho conosciuto i più grandi, ho parlato ad Albert Fratellini nel suo camerino, ma mi capita di vederne altri più modesti e mi piacciono. Quello che fa il successo de Il vizietto in Italia, non è il lato comico, ma l'emozione. Quando l'interprete infila un paio di calze rosa e l'altro (Tognazzi) gli dice: "sei vestito ancora meglio di una donna… ", non la smetti più di ridere. E' tragico come la solitudine del signor Arnaud. Mi viene da dire: non ridete troppo, non ammirato troppo, non rifiutate troppo, ma siate più indulgenti. Basta con i giudizi. Mi sento veramente bene solo nella parte del peggior mascalzone. Una volta, un giornalista ha scritto: il trucco di Serrault è l'umanità. Mi sono emozionato, solo che non è un trucco".
Ha avuto l'occasione di incontrare Fellini?
"Stavo per girare un film con lui. Fellini è venuto a Parigi. Conoscevo alcuni dei suoi film, ma non l'avevo mai incontrato. Ci siamo dati appuntamento a quattr'occhi in un ristorante cinese. Appena l'ho visto entrare, ho capito il mistero della personalità che ancora mi affascina: un sorriso e il suo parlare francese con un leggero accento, mi ha conquistato subito. Ci siamo divertiti come pazzi. Abbiamo parlato del suo film dedicato ai clown. Gli ho detto che dovevo rimproverarlo: non ho riso una sola volta, è imbarazzante per i clown. Ho pianto molto. Dopo quattro ore eravamo ancora a tavola e avevamo smesso di mangiare. Fellini voleva che girassi E la nave va. Ho chiesto se potevo leggere qualche cosa. Fellini mi rispose: cos'è un attore che vuole leggere? Di fatto, non ho niente da darle... Venga a Cinecittà e le mostrerò tutti i disegni che ho già fatto con Lei. Allora mi sono recato a Roma con quelle sole indicazioni. Ho visto tutti i personaggi abbozzati su dei fogli attaccati sui muri del suo ufficio. Ho visitato Cinecittà e il suo Studio. Con molto dispiacere, stavo girando Mortelle Randonnée quando Fellini ha iniziato il suo film."
Lei interpreta i suoi personaggi più strambi con la complicità di Jean Pierre Mocky, con il quale ha appena finito di girare l'ultimo film. Sarà seguito da un altro progetto?
"Il titolo provvisorio del film, "tueur sans gages", dovrà essere cambiato perché ha lo stesso nome di un'opera teatrale di Ionesco. Il film narra la storia di un fabbro che sogna di far parte della mafia per avere belle donne e belle macchine. Questo personaggio, interpretato da Jacques Villeret, incontra un mascalzone di bassa estrazione (sono io) che gli promette un incontro con il capo della teppaglia, interpretato da Michael Lonsdale. Io invece sono un vecchio spahi che non ha mai smesso gli abiti del deserto. Sono una specie di sventato che esercita il proprio potere sul novellino, mettendolo alla prova costringendolo ad uccidere i mascalzoni che mi danno fastidio. La prova è superata così bene che il fabbro diventa talmente indesiderabile che la polizia e la mafia si mettono d'accordo per prenderlo. E' una commedia feroce, tipica di Mocky, del quale non si può certamente dire che fa le cose per caso. E' sempre ben consapevole delle situazioni che tratta e con il suo modo di girare da saltimbanco, è sublime nell'esagerazione. Il rischio è di ripetere delle scene diverse. So però che sceglierà la più incredibile senza mai sbagliare. E' con lui che misuro meglio le mie capacità d'inventiva.
Abbiamo un altro progetto insieme per l'autunno. Les bénévoles, una commedia agrodolce e piccante sul volontariato. Ci divertiremmo un mondo. Ci sono i bravi volontari e ci sono gli altri.. non devo precisare a quale categoria appartengo.".
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