email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Eduardo Casanova • Regista

Pieles è un film contraddittorio"

di 

- BERLINO 2017: Eduardo Casanova presenta in anteprima mondiale il suo primo film, l'audace Pieles, in un festival importante come Berlino

Eduardo Casanova  • Regista
(© Lorenzo Pascasio)

Pieles [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Eduardo Casanova
scheda film
]
, opera prima dell'attore diventato regista Eduardo Casanova (25 anni), è stata presentata nella sezione Panorama della 67ma Berlinale: le protagoniste sono una donna con il viso deformato, un'altra senza occhi e una terza con un ano al posto della bocca. Abbiamo parlato con lo Xavier Dolan spagnolo. 

Cineuropa: Sorpreso per la selezione a Berlino?
Eduardo Casanova: Fino a qualche giorno prima del festival, ancora non ci credevo, pensavo fosse un sogno. L'ho scritto a 23 anni, girato a 24 e lo presento a 25: è un film personale, diverso e complicato da fare in Spagna, perché parla di persone diverse, e il fatto che un evento come la Berlinale mi dia visibilità e mi aiuti a raccontare qualcosa di così importante per me, che può raggiungere tante persone, mi sembra impressionante. 

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Com'è stato il suo incontro con Álex de la Iglesia, che ha prodotto Pieles?
Ho lavorato con lui a La fortuna della vita [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Álex de la Iglesia
intervista: Álex de la Iglesia
scheda film
]
otto anni fa: interpretavo il figlio gotico di Salma Hayek. Abbiamo stretto una bella amicizia: con Álex condividiamo molti riferimenti e gusti. Quando girai il corto Eat My Shit, che è andato molto bene ed è diventato virale, scrivevo storie di persone deformi e diverse fisicamente. Avevo molta voglia di dirigere e Alex mi chiese se avrei fatto un film, perché lui e Carolina Bang, sua moglie e socia alla Pokeepsie Films, volevano produrlo. Gli raccontai Pieles e lo sviluppò con Kiko Martínez: non so come ci siano riusciti, ma devo ringraziarli davvero tanto per avermi reso oggi la persona più felice del mondo. 

Ha fatto il film che desiderava?
Ho lavorato con la massima libertà. Credo che Pieles sia un film che la gente ha bisogno di vedere, sebbene possa suonare egocentrico e arrogante: è un film che scuote, genera domande e in particolare mi piacerebbe proiettarlo nelle scuole: parla di persone diverse ed è fatto da persone diverse, ma per persone a cui pesa vedere il diverso, perché dopo il film si amplierà la loro visione del mondo e saranno più felici. La mia unica intenzione è diventare tutti più felici. 

Da dove viene il suo film: dal cuore, dalle viscere, dal cervello o dall'ano?
Sì, potrebbe venire da tutti e quattro i posti, ma lo sento di più nelle viscere: viene dal profondo e racconta cose che mi ossessionano davvero e domande che mi faccio e alle quali non so rispondere; e della grande necessità di avvolgere di rosa tutto ciò che mi turba.

Si è sempre sentito strano?
Ho sempre sentito dire che sono molto forte: sono molto emotivo. Mi sentivo outsider in generale: a scuola, in televisione e nel cinema. 

E si sente spagnolo?
Amo la Spagna; è un Paese impressionante, con un'identità ben definita e conservarla mi preoccupa: qui entrano in gioco mille contraddizioni, è un Paese estremamente moderno ed estremamente antico, un Paese bellissimo esteticamente, che ama in un modo così forte che può essere meraviglioso o pericoloso. Credo che noi spagnoli siamo contraddittori: nel film ciò è rappresentato nel modo di amare, odiare e desiderare. Pieles è un film contraddittorio, che diventa l'opposto di ciò che è.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dallo spagnolo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy