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Dome Karukoski • Regista

“È stato il più lungo e intenso processo di scrittura che abbia mai affrontato”

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- Dome Karukoski parla di Tom of Finland, suo ultimo film presentato al Tribeca Film Festival, che potrebbe diventare un ennesimo successo al botteghino finlandese

Dome Karukoski  • Regista

“No, ancora nessun fallimento, devo toccare legno”, ammette il regista finlandese Dome Karukoski, che vanta alle spalle sei film diventati clamorosi successi di botteghino in Finlandia. Non sembra essere da meno il suo settimo lungometraggio, Tom of Finland [+leggi anche:
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, che con 88.500 biglietti venduti ad oggi, si aggiudica il secondo posto tra le migliori uscite cinematografiche del paese.

Prodotta da Helsinki Filmi, la biografia dell’artista finlandese omosessuale Touko Valio Laaksonen, meglio conosciuto con il nome d’arte Tom of Finland, interpretato nel film dal finlandese Pekka Strang, ha inaugurato lo scorso 27 gennaio in Svezia il Göteborg International Film Festival, dove ha ottenuto il premio FIPRESCI della Federazione internazionale della stampa cinematografica. Ora, il film è in concorso al Tribeca Film Festival di New York, in programma dal 19 al 30 aprile, per la sezione internazionale riservata alle opere di finzione.

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Definito dall’esperto americano Joseph W Slade “il più influente creatore di immagini pornografiche gay”, Tom of Finland è stato portato per la prima volta sul grande schermo nel 1991 dal cineasta finlandese Ilppo Pohjola, con il documentario Daddy and the Muscle Academy: The Life and Art of Tom of Finland. L’arte sfrontata di questo veterano della seconda guerra mondiale e la sua rivoluzionaria rappresentazione dell’omosessualità in un’epoca in cui quest’ultima era ancora illegale, arricchiscono oggi le gallerie di tutto il mondo, dal MoMA di New York al museo di arte contemporanea di Los Angeles, fino alle collezioni finlandesi. 

Teija Raninen della West Finland Film Commission ha inoltre organizzato una mostra sulla produzione di Tom of Finland al teatro Logomo di Turku, in Finlandia, dove si è svolta una parte delle riprese. L’allestimento include in particolare la stanza di Tom ricostruita per il set e alcuni costumi e arredi di scena. I visitatori possono così “sbirciare e farsi un’idea di come è stato girato il film grazie ai piani di lavorazione, ai segmenti del copione originale e a un’interessante raccolta di foto del set”. La mostra resterà aperta fino ad agosto.  

Figlio di un attore americano e di una giornalista finlandese, Karukoski ha diretto la sua opera d’esordio, Beauty and the Bastard [+leggi anche:
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, nel 2005. In seguito, nel 2010, il suo Lapland Odyssey [+leggi anche:
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ha battuto, tra gli altri, Harry Potter [+leggi anche:
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Sex and the City e Alice in Wonderland nella classifica dei migliori incassi dell’anno. Nel 2014, il 10% della popolazione finlandese ha visto The Grump [+leggi anche:
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, il suo lavoro più recente, e tutte e sei le sue pellicole sono state candidate ad almeno uno Jussi, il premio del cinema finlandese. È attualmente in fase preparatoria il suo primo progetto statunitense, intitolato The Starling e interpretato dall’attore americano Keanu Reeves e dall’australiana Isla Fisher. La storia, scritta da Matt Harris, ha per protagonista un uomo che cerca di tenere duro nonostante la morte della figlia neonata e le manie di suicidio della moglie. PalmStar Media e Windy Hill Pictures producono la pellicola.

Cineuropa: Qual è il segreto del suo successo al botteghino?
Dome Karukoski: Non credo ci sia una ricetta per far sì che un film funzioni presso il pubblico o la critica. Nel mio caso, il cinema fa parte della mia educazione. Mia madre adorava i film italiani - in particolare le commedie e le opere di Fellini – e da lì viene l’influenza italiana ed europea. Mio padre, che più tardi è diventato attore, mi ha invece introdotto alla scena americana: Kubrick, Leone, Scorsese. Plasmato da questi film che ho adorato e ai quali aggiungo l’opera di Kieslowski, ho poi creato il mio personale cinema. 

Dove si colloca Tom of Finland rispetto a tutto ciò?
Quando ero ragazzo, pur conoscendo la sua arte, credevo che Laaksonen fosse americano – lo sembrava, e la Finlandia certo non era tra i mercati più estesi. Ho appreso che era finlandese solo alla sua morte, avvenuta nel 1991. In Finlandia ricevette un premio e tutti gli onori dovuti. Ero davvero sorpreso – come avevamo potuto provocare tanta attenzione? Questo è tutto ciò che sapevo quando il produttore e sceneggiatore Aleksi Bardy è venuto fuori con quest’idea e ha proposto di fare un film. Ho preso in prestito due libri sull’artista in biblioteca – è buffo chiedere un libro su Tom of Finland, perché ancora oggi la gente ti lancia quegli sguardi.  

Per la scrittura del copione ci sono voluti quattro anni. Il materiale era talmente vasto che condensarlo in una storia di circa due ore è stata un’esperienza dura. È stato il più lungo e intenso processo di scrittura che abbia mai affrontato, nel corso del quale ho cercato di carpire la verità nascosta nel personaggio, la sua crescita come artista e il suo rapporto con la celebrità. Tutti avevano un’opinione precisa su come il film andasse fatto.

Ciononostante è riuscito a realizzare il suo film?
La difficoltà più grande è stata attenersi alla storia, alla mia interpretazione del personaggio, alla mia visione, e poi usare il materiale proveniente dalla Fondazione Tom of Finland americana, che Laaksonen fondò nel 1984 per collezionare, preservare e mettere in mostra l’arte omoerotica. Vi si trova di tutto, anche gli aneddoti più folli su avvenimenti realmente accaduti, che la gente faticherebbe a considerare autentici. Per oltre vent’anni, egli ha lavorato per un’agenzia pubblicitaria di Helsinki, sfogando la sua reale passione di notte, quando dipingeva la sua utopia e le sue fantasie. Quando si trasferì a Los Angeles, poté finalmente dedicarsi alla sua routine quotidiana – immagino sia stato un momento di consapevolezza rivoluzionario. Mi ha sorpreso scoprire che per molte persone la sua storia è del tutto nuova.  

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(Tradotto dall'inglese)

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