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Helena Wittmann e Theresa George • Regista e attrice

“L’oceano è stato la ragione dietro le mie storie”

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- Abbiamo chiacchierato con la regista tedesca Helena Wittmann e con la sua coautrice/attrice Theresa George, che presenteranno il loro film premiato a Venezia, Drift, al Filmfest Hamburg

Helena Wittmann e Theresa George  • Regista e attrice
Helena Wittmann (a sinistra) e Theresa George (© Birgit Heidsiek)

L’esordiente filmmaker tedesca Helena Wittmann presenterà per la prima volta in Germania il suo film di debutto, Drift [+leggi anche:
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intervista: Helena Wittmann e Theresa …
scheda film
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, al Filmfest Hamburg, che prende il via oggi. Cineuropa ha intervistato la regista e la sua coautrice/attrice Theresa George riguardo lo sviluppo del progetto, le riprese su una barca a vela e il significato dell’oceano. In seguito alla prima mondiale alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia, Drift è stato anche presentato al Berwick Film&Media Arts Festival e al Festival du Nouveau Cinéma a Montreal.

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Cineuropa: Cosa ti ha ispirato a girare un film in cui l’oceano ha un ruolo principale?
Helena Wittmann:
Gli spazi sono spesso il punto di partenza per i miei film. In questo caso, lo spazio è l’oceano. Avevo già lavorato con Theresa per il mio ultimo cortometraggio, lei è un’etnologa. Quindi le ho chiesto di aiutarmi con le ricerche per questo progetto.
Theresa George: Quando abbiamo iniziato a discutere sul tema, abbiamo deciso di andare al mare in modo da poterlo vedere e sentire.

Che tipo di ricerche avete fatto?
HW:
Fin da subito è stato chiaro per noi che avremmo dovuto girare le riprese sull’oceano, essendo interessate alla percezione che lì si sviluppa. Ci siamo dedicate completamente all’etnologia e alla sociologia. L’oceano è stato la ragione dietro molte storie.
TG:
Ci sono milioni di storie sulla creazione e molte riguardano la terra e l’oceano. Una di queste che racconto nel film alla mia partner cinematografica è un mito della Papua Nuova Guinea.

Per quanto riguarda gli effetti sonori?
HW:
Ho collaborato con la musicista e artista Nika Breithaupt, che aveva già curato gli effetti speciali del mio ultimo film. Per questo particolare progetto, si è occupata anche della registrazione del suono, fondamentale per il film. Ha riscontrato che fosse pressoché impossibile registrare il suono dell’oceano mentre eravamo in acqua, perché c’erano sempre persone intorno. I suoni sono un mix tra registrazione sul campo e sintetizzatore.

Come avete finanziato il progetto?
HW:
Non abbiamo ricevuto alcun contributo cinematografico, perché non avevamo una sceneggiatura tradizionale. Ma volevo girare questo film e potevo permettermelo perché insegno cinema in una scuola d’arte. Ho ricevuto una borsa di studio per questo progetto, quindi si può dire che abbiamo ricevuto un finanziamento per le attrezzature di base. Inoltre, un amico ci ha aiutate a entrare in contatto con un capitano, quindi abbiamo fatto un giro gratuito in barca.

Com’è stato girare le riprese su una barca a vela?
HW:
In quanto cameraman, avrei preferito girare su pellicola perché è un processo chimico – come l’oceano che ci circondava. Ma non potevamo permetterci di girare in 35 mm o 70 mm, e, dopo tutto, avevamo deciso di utilizzare la meno attrezzatura possibile, dovendo attraversare l’oceano. La barca ondeggiava molto.
TG:
Avevi sempre una mano sul cavo. Dovevamo tenerci per non cadere in mare. C’erano solo tre membri del team e sei grandi valigie. L’equipaggio si è occupato di cucinare.

Cosa rende l’oceano così affascinante?
TG:
Il mare è un vecchio tema che è sempre stato di grande interesse. Penso che stiamo sviluppando una consapevolezza che ci consente di guardare il nostro pianeta come un insieme, e gli oceani ne fanno parte. Per quando riguarda i movimenti ecologici, stiamo facendo passi avanti insieme e stiamo prestando maggiore attenzione all’oceano. 

HW: Non ci sono molti territori inesplorati, ma l’oceano non è stato interamente esplorato, che è anche un problema in termini di coinvolgimento artistico. Serve a ispirare il nostro mondo fantastico, un po’ come la fantascienza.

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(Tradotto dall'inglese da Giulia Gugliotta)

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