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DIAGONALE 2018

Ruth Beckermann • Regista

“Volevo dare un quadro completo del tempo e osservarlo da tutti gli angoli”

di 

- Abbiamo incontrato Beckermann al Diagonale per parlare del suo documentario politico The Waldheim Waltz, che ha vinto il premio come miglior documentario al Berlinale di quest’anno

Ruth Beckermann  • Regista
(© Diagonale/Alexi Pelekanos)

In The Waldheim Waltz [+leggi anche:
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intervista: Ruth Beckermann
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, la sua attesissima ricostruzione del caso Kurt Waldheim verificatosi nei tardi anni ’80, non molto dopo la sua impeccabile carriera come segretario generale delle Nazioni Unite (1972-1981), Ruth Beckermann svela lo spirito del tempo che ha reso tutto possibile, basandosi solo su materiale d’archivio e includendo i propri filmati. Abbiamo parlato con lei del film al Diagonale.

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Cineuropa: La sua ricerca del materiale documentario su Waldheim risale al 2013, ma si è interrotta e ci è tornata su qualche anno dopo. Perché c’è stata questa pausa?
Ruth Beckermann:
Quando ho deciso di realizzare il film, ho scelto una società di produzione che mi ha fatto aspettare troppo, quindi ho iniziato le riprese di The Dreamed Ones [+leggi anche:
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]
, il mio ultimo film. A quanto pare, si è rivelata un’ottima decisione. Se il film su Waldheim fosse uscito due anni fa, non avrebbe avuto quel tempismo che sfortunatamente ha oggi. Ma sapevo che un giorno ci sarei ritornata. Ho rivisto il mio vecchio materiale su quattro cassette VHS che durava poco più di due ore ed è stato piuttosto eccitante tornare a lavorare su questo film dopo così tanto tempo. 

Lavorare solamente con il materiale d’archivio era un suo piano sin dall’inizio?
Si, per me era una sfida sia dal punto di vista estetico che intellettuale. Sapevo che non volevo intervistare le persone perché l’approccio “ti ricordi?” è molto tipico dei documentari televisivi. Ero molto più interessata al considerare le cose che le persone avevano da dire ai tempi di Waldheim per avere un’idea.

Il filmato che ha realizzato negli anni ’80 deve aver contenuto delle sorprese.
Non è proprio così. Il materiale è stato custodito nella mia memoria. Da un lato, alcune delle cose che abbiamo trovato negli archivi erano abbastanza sbalorditive. Mi hanno fatto ricordare l’antisemitismo e le terribili cose che le persone dicevano per strada. Quello è un qualcosa che avevo seppellito da qualche parte ed è stato scioccante riviverlo. Ciò che è stato nuovo per me, per esempio, è stato ascoltare il Congresso degli Stati Uniti d’America durante il quale Gerhard Waldheim difendeva suo padre. Quella era una forma mentis del tutto nuova. In realtà il film riguarda padri e figli, c’è a malapena qualche donna.

C’è la “First Lady”…
Si, ci sono solo tre donne nel film: Elisabeth Waldheim ex combattente della resistenza, Rosa Jochmann che appare alla fine quando tiene un discorso antifascista, e la politica americana che suggerisce al Congresso di mettere Waldheim sulla lista nera.

Cosa stava cercando esattamente tra gli archivi dell’ORF a parte gli eventi che hanno portato alla spettacolare caduta di Waldheim?
Ho dato uno sguardo a tutto il 1986, ma non mi sono fermata lì. I due anni successivi erano altrettanto interessanti – il 1987, perché è stato quando Waldhein è stato messo sulla lista nera, e il 1988 è stato interessante per le conseguenze. Inoltre ho dato uno sguardo agli eventi che hanno avuto a che fare con gli ex nazisti prima del 1945. C’era il processo di Franz Murer e lo scandalo sul professore universitario, Taras Borodajkewycz, che teneva lezioni filo fasciste scatenando manifestazioni studentesche a Vienna, entrambi negli anni ‘60, oltre a molte altri. Abbiamo trascorso molto tempo tra gli archivi. Ho cercato di fornire un quadro completo del tempo e di guardarlo da tutti gli angoli, così ho fatto parecchie ricerche prima di mettere insieme l’idea per il mio film.

E’ uno straordinario documentario di riflessione senza che emergano grandi emozioni. Anche se la sua voce guida la storia, ci sono calma e compostezza, e riesce a mantenere una certa distanza dal tema principale.
Questo perché è trascorso molto tempo da quando si sono verificati gli eventi. Se avessi iniziato il film allora, probabilmente, sarei stata più emotiva. Ma poiché c’è un’enorme distanza fisica tra allora e adesso, ho pensato che fosse giusto realizzare un film analitico in tempi come questi e non un film che ruotasse intorno alle emozioni perché è proprio quello che fa la gente comune. Giocano incessantemente con le emozioni, proprio come tutti i politici che si vedono nel film. Vengono pronunciate parolone, come “terra natia” e “valori” – tutte le carte nel cosiddetto gioco del vero patriottismo. Penso anche che un film sulle emozioni non debba essere emozionale, perché le emozioni sono presenti in ogni caso nel materiale d’archivio.

E’ preoccupante quanti parallelismi possano essere fatti tra allora e adesso.
I politici di oggi sono molto più astuti. In passato, erano più diretti e non avevano professionisti che li aiutassero sull’apparenza, sul linguaggio, sul vestiario o sul linguaggio del corpo. Sono tutti preparati in ogni minimo dettaglio. Sanno come rivolgersi alle persone molto meglio rispetto ai loro predecessori. Qualcuno che assomigli a Waldheim non potrebbe diventare un politico dei nostri tempi. In questo senso molte cose sono cambiate.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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