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Burhan Qurbani • Regista

“Penso che, in qualità di registi, dovremmo aprire ed allargare i nostri orizzonti”

di 

- German Films intervista Burhan Qurbani (Shahada, We Are Young. We Are Strong. ), che sta ora per girare il suo nuovo film, Alexanderplatz

Burhan Qurbani • Regista
(© German Films)

Certamente lui stesso non la metterebbe mai in questo modo, ma visto dall’esterno non c’è alcun dubbio: Burhan Qurbani è una vera eccezione tra i registi tedeschi.

Il film di diploma di Qurbani, Shahada [+leggi anche:
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è stato realizzato in collaborazione con il dipartimento Das kleines Fernsehspiel presso l’emittente pubblica ZDF, ma il film con la sua narrativa a episodi in realtà è arrivato al Festival di Berlino nel 2010 anziché in TV. Più di preciso, è andato direttamente in competizione. Qurbani ricorda l’esperienza piuttosto travolgente, dalla quale, stando alle sue parole, ci è voluto un anno intero per riprendersi bene.

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Cinque anni dopo Qurbani ha visto il suo secondo film sugli schermi cinematografici: We Are Young. We Are Strong [+leggi anche:
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., che è stato nominato al Lola come Miglior Film e ha vinto il Bavarian Film Prize per la categoria Sceneggiatura. Ma non sono tanto queste incredibili storie di successo che trasformano i suoi lavori in fenomeni straordinari – sono i suoi personaggi. Shahada presenta un dibattito molto moderno e aperto sull’Islam in Germania, e We Are Young. We Are Strong. riesamina le sommosse della destra radicale a Rostock-Lichtenhagen nel 1992, che è sembrato preoccupantemente attuale quando le manifestazioni di Pegida hanno raggiunto il loro culmine in parallelo al lancio del film nei cinema. In questo paese pochissimi registi possono dire di tenersi aggiornati sulla società tedesca come fa lui.

Qurbani è altrettanto felice di accettare l’etichetta di “regista politico”: “Ciò non significa che ogni cosa che tu realizzi sia automaticamente basato sulla politica, ma se presenti qualcosa in ambito pubblico, diventa una questione politica. Non appena qualcosa è a livello pubblico, dopo tutto, non è più privata. Dopo ti assumi anche la responsabilità”. 

E per lui, questo senso di responsabilità significa anche che è tenuto a raccontare qualcosa sulla vita qui e adesso, sullo stato del mondo. “In Germania, in qualità di registi, prendiamo molto denaro pubblico, e personalmente penso che sia insensato attaccarsi al piccolo mondo della vita privata”, ha detto per spiegare la sua scelta dei temi. “Certo, è anche importante parlare d’amore, sesso e tenerezza, ma nel tempo puoi aprire le porte e attaccarti a qualcosa di più universale. Penso che, in qualità di registi, dovremmo aprire ed allargare i nostri orizzonti”.

E quindi non sorprende che ultimamente Qurbani preferisce vedere se stesso come un europeo anziché come un regista tedesco. “Ho già avuto la possibilità di lavorare in Israele e insieme a colleghi francesi, americani, arabi o spagnoli. Spesso, trovo che quello che stanno producendo sia molto più eccitante da vedere rispetto a quanto vedo in questo paese. Soprattutto in Europa, i paesi vicini rappresentano delle risorse che dovremmo sfruttare”, fa notare. “Certo, dovrebbe essere permesso di raccontare storie sulla Germania e anche storie molto personali, ma hai anche bisogno di presentare un quadro più ampio consentendo alle persone di conoscersi oltre i confini culturali”.

E’ quello che il regista intende fare ancora una volta con il suo nuovo progetto. Le riprese di Alexanderplatz cominceranno questa primavera: un adattamento del romanzo di Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz, la sceneggiatura è stata scritta insieme a Martin Behnke che è stato anche il coautore di We Are Young. We Are Strong. Qurbani sta lavorando su questo film da quattro anni, non solo a casa, sul tavolo da cucina del suo appartamento condiviso, ma anche sotto la guida dello sceneggiatore rumeno Razvan Radulescu (Il caso Kerenes [+leggi anche:
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intervista: Calin Peter Netzer
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) nell’acclamato Torino FilmLab e a Los Angeles, dove è stato un membro di Villa Aurora nel 2016. Intanto il finanziamento e il casting sono tutti conclusi.

In Alexanderplatz, il piccolo criminale residente a Berlino Franz Biberkopf interpreta Francis, un rifugiato proveniente dall’Africa. “Voglio raccontare una storia che non si focalizzi solamente sulla comunità subsahariana di Berlino ma che obblighi anche il pubblico tedesco a guardare con molta attenzione al problema”, Qurbani commenta sull’importanza del suo prossimo film. “La classica storia del rifugiato probabilmente si rivolge solo agli spettatori che sono già interessati all’argomento. Ma se prendi uno dei romanzi più importanti della storia della letteratura tedesca e trasformi il protagonista in un rifugiato africano, spero che sia visto in maniera del tutto diversa, e preso sul serio”.

In collaborazione con

 

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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