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CANNES 2018 Cannes Classics

Mark Cousins • Regista

“La maggior parte dei disegni di Orson Welles sono distrazioni dal cinema”

di 

- CANNES 2018: Abbiamo parlato con il regista nordirlandese Mark Cousins, il cui nuovo documentario The Eyes of Orson Welles ha la sua première nella sezione Cannes Classics

Mark Cousins  • Regista
(© Vera de Kok)

Cinefilo, critico e regista,Mark Cousins ha costruito la sua brillante reputazione dando qualche sguardo alternativo alla storia del cinema. Il suo libro e il seguente documentario di 15 ore The Story of Film è una lettura e una visione importante per quelli che sono interessati alla storia del cinema internazionale. InThe Eyes of Orson Welles [+leggi anche:
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, una produzione britannica che ha avuto la sua première al Festival di Cannes nella sezione Cannes Classics, il regista nordirlandese s’immerge nel mondo visivo di Orson Welles avendo avuto l’accesso esclusivo a centinaia di schizzi e disegni personali del leggendario regista. E’ la seconda volta che il regista che vive a Edimburgo ha un film al Festival di Cannes, dopo il suo saggio personale e poetico, A Story of Children and Film [+leggi anche:
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(2013).

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Cineuropa: Può dirci com’è venuto a conoscenza di questa raccolta di schizzi e disegni di Orson Welles?
Mark Cousins:
Beatrice, la figlia di Welles, me ne ha parlato. Ci siamo incontrati al Traverse City Film Festival di Michael Moore, aveva visto The Story of Film e qualche mio altro lavoro, e mi ha chiesto se volevo realizzare qualcosa su suo padre usando i suoi schizzi e i suoi disegni. I suoi lavori sono sparsi in tutto il mondo:Steven Spielberg ne possiede alcuni e alcune università ne hanno degli altri. Beatrice mi ha parlato della raccolta di questi lavori conservati in una stanza termostatica di New York. Il film è stato realizzato su uno scrigno di segreti, il che è davvero affascinante perché mi sono concentrato in particolare sul lavoro dentro lo scrigno.  

Prima quanto sapeva su Welles? Ha dovuto fare molte ricerche?
Ho appreso tutto su Orson Welles dal professore Graham Smith, che è stato una delle prime persone a guardare la versione grezza di questo film, durante i miei studi universitari in storia del cinema. Non avevo letto tutti i libri, ma testi chiave come quello di André Bazin. Ho anche approfondito le mie conoscenze: c’era un ottimo libro dal titolo Orson Welles in Italy, e un altro che mi è piaciuto è stato At the End of the Street in the Shadow: Orson Welles and the City. In particolare, c’è un libro di Patrick McGilligan, Young Orson: The Years of Luck and Genius on the Path to Citizen Kane.

Come vede gli schizzi e i disegni creati da Orson Welles in rapporto ai suoi film?
I disegni sono una cosa diversa. Non c’è un legame ovvio tra i disegni e i film, eccetto quando alcuni schizzi sono progetti per i suoi film. La maggior parte di essi sono distrazioni dal cinema. Sono creazioni e scarabocchi di Orson Welles quando non ha la videocamera tra le mani, quindi in qualche modo, si può affermare che gli schizzi vanno contro la sua carriera di regista. Eppure c’è un livello più profondo alla base ed è dove provo ad arrivare alla fine del film; c’è un legame tra come funziona la mente visiva e cose come il senso grafico del mondo di ognuno. Che tipo di rappresentazione piaceva a Orson Welles? E’ stata una rappresentazione composta o distaccata?

Realizzare questo film le ha fatto cambiare idea sui suoi film?
Una delle che cose che mi interessava di più quando ho realizzato questo film è stato il fatto che alcuni film meno conosciuti di Welles hanno iniziato ad essere più famosi – film come Mr. Arkadin e Macbeth che credo sia uno dei più grandi perché è uno dei lavori che ha un legame più diretto con la sua immaginazione inconscia e il suo senso inconscio di ciò che funziona visivamente. Sappiamo perché questi film sono stati criticati, perché non hanno un senso psicologico o letterale, ma cavolo hanno senso visivo! Sono lavori di espressionismo e sperimentazione, e prodotti primitivi dell’immaginazione visiva, la corteccia frontale di Orson Welles.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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