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PRODUCERS ON THE MOVE 2018

Marco Alessi • Produttore

“A Cannes porto un progetto di film di finzione con Laetitia Casta”

di 

- Marco Alessi di Dugong Films, che arriva al Festival di Cannes come Producers On the Move, parla con orgoglio del suo lavoro

Marco Alessi • Produttore

“La selezione ad un festival prestigioso come quello di Cannes è stata inaspettata e ci riempie di gioia. Ma per una volta sapevamo già di aver fatto bene il nostro lavoro su un progetto che amiamo e che ci convinceva così tanto”. Marco Alessi di Dugong Films, che arriva al Festival di Cannes come Producers On the Move dell’European Film Promotion, parla con orgoglio de La strada dei Samouni [+leggi anche:
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intervista: Stefano Savona
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diretto da Stefano Savona con l’animazione di Simone Massi, che rappresenta l’Italia alla Quinzane Des Réalisateurs. Il film è prodotto anche da Picofilms, con Rai Cinema, Alter Ego Production, in coproduzione con ARTE France Cinéma.

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Cineuropa: Il progetto de La strada dei Samouni ha avuto un percorso molto lungo?
Marco Alessi: Le immagini sono state realizzate a partire dal 2009, dopo l’operazione militare denominata “Piombo Fuso”. Su questo Stefano Savona aveva già realizzato un film che aveva vinto al festival di Locarno. Quel materiale continuava a tornare nelle riflessioni e nei discorsi di Stefano, tanto da decidere di indagare ulteriormente questa storia e ricavarne un film. Dall’idea si è passati alla strategia finanziaria per realizzarla - con il Premio David di Donatello nel 2011 per Tahrir Liberation Square [+leggi anche:
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, Stefano aveva guadagnato una maggiore esposizione. Proprio durante la serata dei David Stefano ha incontrato Simone Massi e abbiamo pensato: perché non provare ad unire questi due elementi, il documentario e il mondo dell’animazione di Massi, così particolare e così sognante? Dal punto di vista artistico è stato un incontro molto fortunato, da quello produttivo forse abbiamo sottovalutato l’artigianalità del processo creativo così straordinario di Simone, con questa tecnica “a graffio” utilizzata da pochissimi nel mondo. Ma il progetto ci aveva trasmesso una grandissima urgenza, per la storia vera che viene raccontata, per le condizioni in cui Stefano ha conosciuto a Gaza questi personaggi e li ha ripresi. Abbiamo trovato molte persone che ci hanno aiutato e abbiamo costruito il film finanziariamente secondo tutti gli standard dell’industry average level del mondo del documentario. Sono entrati i finanziatori pubblici (il CNC prima con Aide aux Cinémas du Monde poi con altri aiuti), le televisioni, Eurimages, e siamo riusciti a realizzare il film secondo le intenzioni iniziali, con tutte le eccezionalità di un progetto artigianale. Inoltre, essere inclusi nello slot di produzione documentari di ARTE Cinema e di Rai Cinema è la conferma del nostro entusiasmo contagioso.

Porti con te nuovi progetti all’appuntamento dei Producers on the Move, che è un’occasione imperdibile di confronto?
Porto un progetto su cui già abbiamo ottenuto il fondo Lazio International per le coproduzioni per 200mila euro. Si tratta di un’opera prima, diretta da Licia Eminenti, regista toscana residente a Parigi che in passato ha partecipato con dei cortometraggi al Festival di Cannes. L'angelo è un progetto che ha dei ragazzini di 10-12 anni al suo centro, e cerca di sposare l’elemento di origine documentaria e la finzione. Infatti attorno a questa storia di bambini si muovono attori professionisti. Attualmente ci ha dato la sua disponibilità Laetitia Casta. La location è italiana, nel Lazio, nella zona delle Grotte di Castro, perché nella storia c’è un elemento che riguarda la civiltà etrusca. Abbiamo già ottimi partner come Joseph Rouschop di Tarantula e Marie-Pierre Macia di MPM Film. Dovremmo iniziare le riprese alla fine di quest’anno. Potrebbe essere il primo passo per dare a Dugong Films - focalizzata fino ad oggi sul cinema arthouse e sperimentale - maggiore visibilità sul mercato dei film più tradizionali.

La distribuzione in sala dei documentari non è semplice, anche se qualcosa sta cambiando…
La presenza di Laetitia Casta e di altri attori che stiamo valutando è certamente importante per il mercato ma quello che mi ha convinto è stata la forza che la regista mi ha comunicato, l’urgenza di raccontare una storia così universale e vera allo stesso tempo. Nel mercato italiano è raro intercettare un reale star-system, quindi per un film d’autore la presenza di un attore famoso non è l’elemento che spinge il pubblico. Se penso ad un film che coniuga documentario e fiction come il nostro mi vengono in mente Giochi proibiti di René Clément o Tabù di Murnau, Mamma Roma di Pasolini, il primo Herzog. Una incredibile energia può scaturire dall’avere dei bambini in scena ed allontanarsi dai meccanismi di recitazione classica.

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