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CANNES 2018 Semaine de la Critique

Camille Vidal-Naquet • Regista

"Un outsider, fuori dalle regole, rifiutato, all'abbandono e in cerca d'amore"

di 

- CANNES 2018: Il francese Camille Vidal-Naquet ci parla del suo primo lungo Sauvage, presentato a Cannes in competizione alla Semaine de la Critique

Camille Vidal-Naquet • Regista
(© Les Films de la Croisade)

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di Camille Vidal-Naquet s’immerge nel quotidiano della prostituzione maschile per un film scioccante dove crudezza, libertà e ricerca d’amore s’incrociano. Il film è stato presentato in competizione alla Semaine de la Critique del 71esimo Festival di Cannes.

Cineuropa: Da dov’è venuta l’idea di realizzare un film sull’ambiente della prostituzione maschile?
Camille Vidal-Naquet: Non sono partito da un ambiente, ma da un personaggio. Ho immaginato un outsider, fuori dalle regole, all’abbandono e in cerca d’amore. Un personaggio che non si preoccupa della vita materiale e che non corrisponde a nulla di ciò che riguarda le norme sociali. Questo è ciò che mi ha portato in un secondo momento nel mondo della prostituzione maschile. Quindi ho iniziato a informarmi su questa forma di prostituzione molto particolare che è la prostituzione da strada e della sua precarietà poiché sono delle persone che vivono per strada. Tuttavia ero molto interessato al tema del corpo poiché si pensa che per prostituirsi bisogna avere un bel corpo, in forma, curato, per venderlo, per affittarlo. Ma quando si è per strada, non si ha accesso all’igiene, si mangia male, le ferite non sono curate, ecc. Pensavo che fosse un’idea forte per arrivare a far conciliare il corpo che subisce la crudezza della strada con il fatto che si tratta anche di un oggetto del desiderio. Inoltre mi sono reso conto che la prostituzione maschile da strada non è rappresentata nei film: se ne parla troppo poco e ci sono pochi film su questo tema.

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Non si sa il passato del protagonista, neanche il suo nome. Perché queste scelte?
Il film non è un’analisi sociologica. Molti film o documentari potrebbero porsi la domanda interessante del perché si arriva fino a questo punto. Il mio film cerca piuttosto di vivere con il personaggio, di proporre un’esperienza molto sensoriale per mostrare lo stato di sconvolgimento che si può provare quando si è esclusi dalla società in maniera così violenta. Questo film è sullo shock, sulla violenza, sulla vivacità e sulla rilevanza degli istanti che il protagonista vive e non sulla spiegazione.

Cosa ci dice sulla ricerca d’amore da parte del protagonista?
Solitamente non si vedono storie d’amore in un mondo così difficile come quello della prostituzione maschile. Si ha la tendenza a dimenticare che quest’attività è molto disumanizzante e la si riduce a una cosa puramente funzionale: la prostituzione. Ma prima di essere dei marchettari, sono individui. Ho provato a mostrare che questo individuo di 22 anni è in cerca d’affetto, più di qualsiasi altra cosa e come per la maggior parte delle persone, ma che considera la prostituzione e la crudezza da strada normali, ciò è del tutto incomprensibile per noi. Non si lamenta mai, non lo si vede mai provare ad uscirne, non ha nessun posto dove andare, non ha nulla a cui aspirare: è la sua vita e l’accetta così. C’è solo un episodio negativo e chiede un risarcimento. 

Félix Maritaud porta letteralmente il film sulle sue spalle.
Si, è stato particolarmente difficile poiché è un ruolo in cui parla poco. Ci sono degli spostamenti e dei gesti. Doveva essere solo presente con il suo corpo.

Fino a che punto voleva o non voleva andare nella rappresentazione della sessualità?
L’idea era di restituire la realtà di ciò che vivono questi ragazzi e di mostrare le situazioni che devono affrontare, alcune volte piene d’amore, alcune volte meccaniche, oltre alla violenza e alla crudezza dell’ambiente. D’altronde mi ha sempre stupito l’uso dell’espressione “guadagnare i soldi con il mio lavoro” per evitare di chiamarlo con il suo vero nome. Dunque ho voluto che il film mostrasse esattamente il coraggio, la quotidianità di questa persona anche se non viene mostrato del tutto. Non avrebbe senso eliminarlo, sarebbe come un film su un panettiere senza mostrare che sta preparando il pane. E questo ci dice anche molte cose sul personaggio, la sua dolcezza, la sua ricerca di affetto, la sua generosità, il darsi per agli altri, l’interesse sulla qualità del rapporto o talvolta la sua totale incoscienza. 

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(Tradotto dal francese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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