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VENEZIA 2018 Settimana Internazionale della Critica

Giona A. Nazzaro • Delegato Generale, Settimana Internazionale della Critica di Venezia

“Una selezione che allarga i confini e rifiuta la banalità”

di 

- A colloquio con Giona A. Nazzaro, il responsabile della sezione parallela del Festival di Venezia Settimana Internazionale della Critica

Giona A. Nazzaro • Delegato Generale, Settimana Internazionale della Critica di Venezia
(© Settimana Internazionale della Critica di Venezia)

A colloquio con Giona A. Nazzaro, il responsabile della sezione parallela del Festival di Venezia Settimana Internazionale della Critica.

Cineuropa: Partiamo dal successo della precedente edizione, "davvero al di là delle più rosee aspettative", come tu stesso hai dichiarato.
Giona A. Nazzaro: Siamo stati piacevolmente sorpresi dalle dimensioni di questo riconoscimento e dall'attenzione con la quale sono state accolte le opere che abbiamo presentato. Ultimo, solo in ordine di tempo, Pin Cushion [+leggi anche:
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, il nostro film d'apertura, è stato accolto come una rivelazione in Gran Bretagna, ottenendo un vero e proprio plebiscito dalla critica e dal pubblico. Senza contare che subito dopo Venezia Lily Newmark, la protagonista del film, è stata scelta come nuovo volto da una notissima casa di alta moda, sull'onda della sua interpretazione nel film. Pin Cushion è ancora nei cinema dopo essere stato accolto nei festival di tutto il mondo. Bertrand Mandico è diventato il regista del momento in Francia (ha firmato anche un manifesto per il rinnovamento del cinema francese sui Cahiers) mentre l'eccellente Drift [+leggi anche:
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intervista: Helena Wittmann e Theresa …
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, forse la scommessa del 2017 di cui siamo più orgogliosi, ha preso letteralmente in contropiede il cinema tedesco affermando che è possibile un altro modo - non necessariamente narrativo - per andare incontro al pubblico con grande successo. E’ possibile vedere su Netflix Temporada de caza [+leggi anche:
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intervista: Natalia Garagiola
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di Natalia Garagiola, premio del pubblico dell'anno scorso. Su Il cratere [+leggi anche:
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intervista: Silvia Luzi, Luca Bellino
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degli italiani Silvia Luzi e Luca Bellino, non c'è altro da aggiungere: semplicemente la rivelazione di un talento senza pari. Un successo così non può che lasciarti senza parole. Anche se segretamente lo desideravi.

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Dunque i festival servono davvero per promuovere la circolazione delle opere?
I festival servono a rivelare film e autori, ne sono convinto, ma non si possono imputare ai festival le mancanze di un sistema che ha smesso di fare il proprio lavoro per timore di non trarre profitto. Semmai c'è da ringraziare i festival che continuano a lavorare per creare delle possibilità di futuro per i film e i registi. I festival scoprono, promuovono e tentano di indicare autori e film che promettono di muovere incontro al futuro. Non gli si può chiedere di fare anche il lavoro dei distributori, dei critici e dei sales agents. Sono lavori diversi. Né tantomeno si può pensare ai festival come a una semplice piattaforma di lancio dei film che saranno al cinema in autunno. L'anno scorso la SIC ha offerto molte ipotesi di futuro che sono state accolte con grande favore. Ci auguriamo che accada lo stesso con questa edizione.

Con questa nuova edizione avete tentato di allargare ancora di più l'orizzonte dello sguardo.
La vera sfida è allargare i confini del mondo. Il cinema non parla solo inglese, americano. Il mondo, nonostante la propaganda populista, è fatto di tanti mondi e di tantissime esperienze. Impossibile rendere conto di questa vitalissima presenza di possibilità ed esperimenti nell'arco di soli nove film, ma il dovere di chi ha il privilegio di svolgere un lavoro di promozione della cultura e del pensiero, è di tentare, per quanto possibile, di aprire tutte le finestre quando invece la politica vorrebbe chiudere tutte le porte. Non si tratta banalmente di salvaguardare delle quote di presenze nazionali in seno al festival, quanto di tentare di intercettare i movimenti, le frizioni e, perché no, gli scontri fra forma delle immagini e urgenze della storia. Mai sociologici, mai contenutistici, ma sempre sull'onda del primato del poetico che - per quanto ci riguarda - è sempre politico. Andare al cinema - nonostante la diversificazione delle offerte possibili - è ancora un'esperienza collettiva che permette di affacciarsi su altre possibilità di vita e pensiero.

Un accenno ai film. Forse nessun filo conduttore ma, meglio, un'osservazione ampia. C’è l'attualità di Still Recording sulla guerra siriana, il primo lungo dell'italiana Letizia Lamartire, l'esordio del cinema montenegrino alla SIC con You Have the Night e il peculiare esordio alla regia della popstar finlandese Anna Eriksson.
In realtà un filo conduttore c'è - anche se non lo abbiamo cercato. Ed è il rifiuto della banalità. Nei tre anni in cui ho avuto il piacere di guidare la SIC abbiamo presentato tre esordi italiani e tutt'e tre sono esordi femminili. Un risultato del quale siamo particolarmente orgogliosi. Letizia Lamartire fa parte della famiglia SIC e per noi è un onore presentare il suo primo lungo, Saremo giovani e bellissimi [+leggi anche:
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intervista: Letizia Lamartire
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. Still Recording [+leggi anche:
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è un film che ho seguito per quasi tre anni, vedendo varie versioni. Sin dalla primissima volta ho avuto l'impressione che si trattasse di un lavoro enorme, che aiutasse a ripensare il ruolo dell'immagine nell'era della proliferazione assoluta delle immagini. Il film, ottenuto da circa 450 ore di girato, è un'esperienza cinematografica unica che ridefinisce i confini fra documentario, osservazione, cinema diretto e realismo. Al di là del fatto che il film permette di ricontestualizzare le opposte propagande sulla Siria, il film mi ha colpito per il suo essere addirittura rosselliniano nel suo assumere su se stesso il momento storico del paese. E tutto questo senza contare che scorre via con l'intensità di classici del cinema politico hollywoodiano. M [+leggi anche:
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intervista: Anna Eriksson
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di Anna Eriksson è un film che farà molto discutere. Un film che sorprenderà tutti: una specie di Pasto nudo al femminile sull'eterno ritorno del femminino.

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