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COTTBUS 2018

Vladimir Blazevski • Regista di Year of the Monkey

"Realizzare un film con quattro paesi coproduttori è una sfida ma è un modello vitale"

di 

- Abbiamo parlato con il regista macedone Vladimir Blazevski il cui film Year of the Monkey è stato presentato al Film Festival Cottbus

Vladimir Blazevski  • Regista di Year of the Monkey

Il regista macedone Vladimir Blazevski (Punk's Not Dead) presenta al Film Festival Cottbus il suo secondo lungometraggio, Year of the Monkey [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Vladimir Blazevski
scheda film
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, in cui offre al pubblico una satira sociale brillante sulla storia di uno scimpanzé che scappa dallo zoo e girovaga per il paese, riscuotendo la simpatia della gente. È una storia di ribellione, coraggio e anche amicizia.

Cineuropa: Come le è venuta l’idea del film?
Vladimir Blazevski: L’impulso iniziale della storia è arrivato da un evento realmente accaduto molti anni fa allo zoo di Belgrado. C’era uno scimpanzé, chiamato Sammy, che riuscì a fuggire dalla gabbia per due volte nel giro di un paio di giorni. Dopo la seconda evasione diventò una specie di eroe cittadino. Migliaia di persone si riunirono di fronte al tetto dell’edificio su cui aveva riparato per difendersi dai tentativi di cattura di guardie, pompieri e altri ufficiali. La folla lo incitava a resistere. Non riesco a ricordare come catturarono il “fuggitivo” alla fine, ma ricordo che la maggior parte delle persone tra la folla non ne fu contenta. Un piccolo monumento in onore della coraggiosa scimmia fu eretto all’ingresso dello zoo quando Sammy morì alcuni anni più tardi. Ovviamente, qualsiasi altra cosa nel film è inventata.

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Come si è preparato per costruire il personaggio dello scimpanzé?
Ho letto molti articoli riguardanti l’animale, ho parlato con veri custodi di zoo, ho esteso la mia immaginazione… e ho deciso che lo scimpanzé sarebbe diventato sempre più simile all’uomo nel corso della storia. Così, ho voluto che si trasformasse gradualmente in un vero “personaggio”. 

Come ha trovato gli attori?
Come al solito, facendo tante registrazioni di prova. Non ero alla ricerca di attori brillanti (di teatro); comunque per il ruolo femminile principale, Wilma, non sono riuscito a trovare l’attrice in Macedonia. Per questo ho chiesto alla famosa attrice croata Maria Kohn, e sono molto felice di questa scelta. Sfortunatamente non ha vissuto abbastanza a lungo per vedere il film: è scomparsa il giorno stesso di un’importante proiezione a uno dei festival, tre mesi fa.

Che intenzione aveva per il finale? Perché conclude con i rifugiati siriani?
Allora, non era mia intenzione usare i rifugiati come “tema caldo”. Volevo solo includere i miei protagonisti in un gruppo di persone disperate che scappano, senza sapere di preciso dove stanno andando. Avevo bisogno di una sorta di conclusione aperta, oltre al tocco fiabesco finale, per suggerire agli spettatori che, arrivati a questo punto, dovrebbero riconsiderare le proprie impressioni della storia.

Il film è una coproduzione che coinvolge quattro paesi. Quali sono state le maggiori sfide a tal proposito, ed è dovuto scendere a compromessi?
In effetti si è trattato di un enorme modello di coproduzione, quindi per forza sono dovuto scendere a compromessi. Molte delle attività nella professione di regista richiedono che si facciano utili compromessi, poiché qualsiasi decisione viene presa durante il processo fa guadagnare da una parte e fa perdere dall’altra. Bisogna essere in grado di misurare i benefici per la storia e il film in maniera complessiva. Prima delle riprese, quando il processo di finanziamento era concluso, addirittura un quinto paese si voleva unire all’impresa: la Grecia. Ci siamo resi conto, però, che non avremmo potuto accettare il supporto del Greek Film Centre a causa delle tante regolamentazioni (circa la spesa dei soldi ricevuti), cosa che ci sembrava negativa per la nostra produzione. Nonostante tutti questi problemi, ritengo che il modello di coproduzione sia vitale, specialmente per i piccoli paesi europei. 

Qual è il suo legame personale con Darwin? Quali conclusioni rilevanti per la nostra società moderna può ricavare?
Ci sono molte cose interessanti nel darwinismo: la sopravvivenza in base alla capacità di adattamento, la lotta per l’esistenza, la competizione… La maggior parte è applicabile al clima sociale del brutale neoliberismo, in particolare nei paesi cosiddetti “in transizione”. Il nostro lavoro di registi prospera sulle imperfezioni del mondo, quindi credo che l’idea del darwinismo sociale sia una miniera d’oro per i film drammatici. 

Qual è la reputazione delle commedie in Macedonia? Esiste una tradizione?
Nella tradizione cinematografica macedone le commedie sono piuttosto rare. Vengono addirittura considerate un genere di basso livello. Sostanzialmente, l’arte macedone in generale preferisce “temi seri”.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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