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Carmel Winters • Regista di Float Like a Butterfly

"La nostra idea di donna deve includere la nostra totale capacità di azione e guida"

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- Abbiamo incontrato Carmel Winters che ha aperto il Cork Film Festival con Float Like a Butterfly, vincitore del FIPRESCI Discovery Prize a Toronto

Carmel Winters  • Regista di Float Like a Butterfly
(© Toma McCullim)

La 63ma edizione del Cork Film Festival si è aperta il 9 novembre con Float Like a Butterfly [+leggi anche:
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intervista: Carmel Winters
scheda film
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. Abbiamo avuto la possibilità d'incontrare la regista Carmel Winters e discutere a fondo la realizzazione del suo ultimo film. 

Cineuropa: Il suo film si focalizza sul pugilato e l'emancipazione femminile. Perché ha deciso di esplorare queste tematiche?
Carmel Winters: Nei film il pugilato è la massima metafora di una battaglia personale o di una lotta per una causa universale. Ho scritto la sceneggiatura nei primi giorni dell'ascesa di Katie Taylor all'interno del campionato mondiale e del suo riconoscimento pubblico. Conosco anche altre donne pugili e mi affascinano perché spesso fuori dal ring hanno una personalità gentile e graziosa ma, ovviamente, quando vi salgono sopra devono ricorrere alla loro aggressività e alla capacità di sconfiggere un'altra persona. Questa dualità dice qualcosa d'interessante sulla potenzialità e l'abilità femminile di creare e distruggere. Credo che la nostra idea di donna debba crescere per includere la nostra totale capacità di azione e guida. Nel film Frances non deve lottare solo per affermarsi ma anche per riportare suo padre a se stesso: sa meglio di lui che un uomo che combatte sua figlia combatte contro di sé. In tal senso egli lotta contro la propria ombra. Quando il film è stato proiettato a Busan ciò che mi ha immensamente colpito è stato il numero di padri e figlie che mi hanno detto quanto il film abbia significato per loro. 

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Fino a che punto il cast l’ha aiutata a realizzare la sua idea?
Frances è la protagonista quindi di certo è stato fondamentale trovare un'attrice di cui potessi completamente fidarmi e in cui credere per interpretare quel ruolo. Ho trovato molto più di questo in Hazel Doupe. Amo il senso di maestà calmo ma sicuro che dona alla sua parte. Il suo talento è luminoso: Hazel risplende letteralmente di fronte alla camera come se avesse una fonte di luce dentro di sé. Credo comunque che ogni singola persona che si vede sullo schermo contribuisca in modo unico allo spirito del film. In un film che si occupa così intimamente della famiglia e delle relazioni, era essenziale rendere giustizia alla famiglia estesa di Frances. Ho adorato la particolarità complessa che Dara Devaney ha dato alla sua parte. Ha aggiunto una sottile vanità fisica alla parte di Michael che era così giusta, così ispirata. E Johnny Collins è stata una vera scoperta! È un interprete brillante. La sua comprensione di ciò che ogni scena sta comunicando è alquanto straordinaria, soprattutto per qualcuno così giovane. Era appena undicenne quando l'ho scritturato e non aveva recitato in alcun film prima, ma era così abile e rendeva perfettamente il tono di ogni scena. Quando ho assegnato le altre parti ho considerato quale qualità unica ogni persona portasse al film. Volevo che il senso di umanità che si vede sullo schermo fosse vivido, vario e ricco.

Che genere di sfide artistiche ha affrontato nel fare il film?
La sfida artistica più grande probabilmente è stata decidere il tono preciso del film e assicurarmi che fosse coerente in tutti i campi. Il tono include così tanti aspetti: chi si scrittura, la palette di colori e la saturazione che si usa, la cinetica della camera, le scelte musicali, i tagli, come entrare e uscire dal film... Conoscere il proprio tono significa sapere quale esperienza vuoi che abbia il pubblico. So che alcuni registi prendono queste decisioni piuttosto inconsciamente, ma per me è un processo molto cosciente, ponderato e intenzionale, la parte più cruciale della realizzazione del film. 

Le donne registe stanno lottando per emergere in un'industria tradizionalmente dominata dagli uomini. Come si sta comportando il cinema irlandese oggi in termini di parità dei generi?
Credo che si stiano assumendo degli impegni reali, ma abbiamo una lunga strada da percorrere per offrire al pubblico una visione piena e immaginifica delle loro esperienze di vita e del potenziale non ancora vissuto. In Irlanda ci sono registe straordinariamente dotate che sono state sottovalutate, e non sentirne le voci e non accedere alle loro visioni impoverisce tutti quanti. Negli ultimi anni l'esaltazione di una mascolinità piuttosto tossica sugli schermi irlandesi ha goduto di privilegi fin troppo a lungo. Lo trovo noioso e desensibilizzante. È ora di vedere ciò che le donne vedono, non solo come le donne vedono le donne ma come noi vediamo, sentiamo e comprendiamo il mondo. 

Ha nuovi progetti in arrivo?
Sì, sto preparando una commedia musicale d'amore irlandese-coreana, una serie tv su quanto possa impoverire la ricchezza estrema e un western romantico irlandese. 

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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