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SUNDANCE 2019 Concorso World Cinema Dramatic

Jacek Borcuch • Regista di Dolce Fine Giornata

"Volevo che Maria fosse una metafora di un'Europa che si sta lentamente sgretolando"

di 

- Abbiamo incontrato il regista polacco Jacek Borcuch per parlare del suo nuovo film, Dolce Fine Giornata, dopo la sua prima al Sundance

Jacek Borcuch  • Regista di Dolce Fine Giornata
(© Mila Borcuch)

Abbiamo incontrato il regista polacco Jacek Borcuch per parlare della sua nuova pellicola, Dolce Fine Giornata [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Jacek Borcuch
scheda film
]
, dopo la proiezione in anteprima nel Concorso World Cinema Dramatic al Sundance Film Festival (24 gennaio - 3 febbraio).

Cineuropa: Dolce Fine Giornata esplora tanti temi diversi, tra cui come la vita di tutti i giorni in Europa sia influenzata dalla crisi dei rifugiati, i limiti della libertà e alcuni temi personali. Com’è nato il film?
Jacek Borcuch: Mi sembra di appartenere a un “vecchio continente” che sta cercando d’immaginare cosa fare dopo. Ho l’impressione che l’Europa non abbia idea di come evolvere e svilupparsi. Le uniche voci forti e chiare sono quelle degli estremisti con specifiche inclinazioni nazionaliste che stanno cercando di trarre vantaggio dalla crisi in maniera populista. Ho voluto occuparmi di tutto ciò a modo mio: non per trovare risposte o soluzioni, piuttosto per avvicinarmi alle questioni che delineano la vita di tutti i giorni. Dolce Fine Giornata è soprattutto una storia sulla paura che sta avviluppando gli europei, una paura che volevo analizzare per comprenderne la natura. Avendo viaggiato molto in Italia in questi ultimi anni, ho pensato che avrei dovuto ancorare la storia lì. L’Italia è il cuore della cultura europea e un Paese che sta affrontando una situazione difficile, proprio come la Polonia. Così ho cominciato a chiedermi: chi dovrebbe essere il personaggio principale in questa storia? La figura del poeta mi è parsa molto più attraente di quella di una persona ordinaria. Nelle prime fasi di sviluppo ho viaggiato in Toscana con il mio co-sceneggiatore, Szczepan Twardoch, e ci è sembrato che potessimo mettere molto di più dentro un protagonista che spicca tra la massa. 

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Maria inoltre vive lontano dalla “massa”, in un piccolo paese chiamato Volterra. Ogni cosa nel film sembra tranquilla, uno stile narrativo ben lontano da quello di maggior tendenza. Ha anche una struttura sottile, così come l’approccio ai personaggi.
Il film deve molto a Paweł Pawlikowski, che lesse la prima versione della sceneggiatura. La trama era lievemente diversa allora – per esempio Maria ritirava il premio al Parlamento europeo di Bruxelles, invece che nel proprio paese. Pawel disse di non credere che le parole di un poeta potessero davvero commuovere qualcuno laggiù, e che la storia avrebbe funzionato meglio se l’avessimo spostata in campagna. Dopo averlo fatto mi sono reso conto che i piccoli paesi giocano alle proprie regole: c’è molta superstizione che influenza in modo più diretto e immediato il comportamento delle altre persone. Da quel momento in poi il mio obiettivo principale è stato realizzare una storia quanto più intima possibile. Ho voluto che la famiglia di Maria fosse la parte più brillante della storia e che lei fosse una metafora di un’Europa che si sta lentamente fratturando e sgretolando. In sostanza, Dolce Fine Giornata è un film su una famiglia che contiene riferimenti a certi aspetti della quotidianità in Europa. Non è solo, o principalmente, un film politico.

Maria è un personaggio “straordinario”, come dice lei, ma è anche unica in altri modi: è una figura combattuta e complicata.
Non credo nella perfezione, anche se è una mia aspirazione. Penso che i difetti, i peccati e le difficoltà siano solo una parte degli esseri umani. Quello che più mi interessa del personaggio di Maria è ciò che si nasconde sotto la superficie. Ha molta incertezza dentro di sé, cosa non visibile agli spettatori, che la percepiscono dotata di forte personalità e potenti convinzioni. La credono in grado di rispondere adeguatamente a qualunque situazione, ma io penso non sia così. Nessuno ha una conoscenza universale e infallibile rispetto a cosa fare. A volte, inoltre, le prime reazioni sono emotive e ribelli, mentre la razionalità entro in gioco più tardi. Secondo me, le personalità complicate e con molte contraddizioni interne sono le più interessanti, almeno al cinema o nella letteratura; nella vita reale sono molto difficili perché spesso ci disorientano. Penso anche che le personalità semplici e coerenti siano irrealistiche. Ho dato a Maria il diritto di parlare liberamente, senza che né lei né il film avessero particolari secondi fini.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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