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SUNDANCE 2019 Concorso World Cinema Dramatic

Shola Amoo • Regista di The Last Tree

"Siamo tutti più consapevoli di cosa significhi essere britannici"

di 

- Il racconto semi-autobiografico The Last Tree vede Shola Amoo esplorare la doppia coscienza e la doppia identità nel Lincolnshire, a Londra e a Lagos

Shola Amoo  • Regista di The Last Tree

Shola Amoo è lo Spike Lee britannico? L’accostamento lo aveva fatto il The Guardian dopo l'uscita del suo film multimediale del 2016, A Moving Image, che mescolava fiction, documentario e animazione. Proiettato al Sundance Film Festival, nel Concorso World Cinema Dramatic, The Last Tree [+leggi anche:
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intervista: Shola Amoo
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è un affare ancora più personale, in quanto Amoo attinge alla sua educazione di uomo britannico di origine nigeriana per esplorare la doppia coscienza e la doppia identità. Dopo un lancio di successo al Sundance, Picturehouse Entertainment ha acquistato The Last Tree per la distribuzione nel Regno Unito.

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Cineuropa: The Last Tree è autobiografico?
Shola Amoo:
Sì e no. Ammiro quelli che riescono a fare biografie su se stessi perché io non saprei farlo. Ho potuto entrare in questo progetto solo sapendo che era liberamente basato sulla mia vita. Questo mi ha messo più a mio agio perché non si trattava di replicarmi. So che la mia vita ha ispirato molto questo progetto, ma vi vedo ancora un certo grado di separazione, e questo, per me, è un modo sano per affrontarlo. Non penso: "Questo ragazzo fa quello che facevo io?". No, penso: "E’ giusto per il personaggio?".

The Last Tree ha tre parti ben distinte, divise in termini di tempo e luogo. Cosa voleva esplorare facendo questo?
Il film si svolge in tre luoghi distinti – Lincolnshire, Londra e Lagos – e sono tutti molto diversi. Il nostro protagonista è cresciuto nel Lincolnshire da un genitore adottivo, poi torna dalla madre biologica a Londra, ed è in realtà sul suo passaggio da un ambiente rurale, monocromatico, bianco a un ambiente multiculturale, ossia la Londra degli anni 2000. Parla di come navighi nel buio mentre cresce e diventa un adolescente – e poi la Nigeria entra nel quadro. 

La doppia coscienza sembra essere entrata nel linguaggio comune del nostro tempo; cosa pensa che la renda particolarmente attuale oggi?
Penso che la doppia coscienza, in particolare per i discendenti di immigrati, sia sempre attuale. Nella mia vita, ho sempre navigato nella dualità di ciò che significa essere nigeriano e britannico, e penso che mentre il Regno Unito attraversa una sorta di crisi di identità riguardo a cosa signichi essere britannici, con Brexit e tutto il resto, siamo tutti più consapevoli di cosa significhi essere britannici – e anche essere "l'altro".

Come affronta The Last Tree questa crisi di identità?
Questo film tratta di molte dualità – la dualità di crescere nero a Londra e dover portare costantemente una maschera, certamente in termini di come sei percepito e come si aspettano che tu sia, a differenza di chi sei realmente. 

Perché ha ambientato il film negli anni 2000?
Mi sembrava che gli anni 2000 fossero un periodo interessante a Londra, una combinazione dell'emergere della musica grime e di un vero stato di eccitazione. Era un periodo elettrico e sembrava che potesse succedere di tutto. Continuo a pensare che il grime sia probabilmente la migliore esportazione nera britannica, a parte alcuni attori.

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(Tradotto dall'inglese)

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