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CANNES 2019 Un Certain Regard

Lorenzo Mattotti • Regista di La famosa invasione degli orsi in Sicilia

"La gioia di raccontare con i colori è energia, è amore per la vita"

di 

- CANNES 2019: Il celebre fumettista e illustratore italiano Lorenzo Mattotti parla del suo primo lungometraggio d'animazione, La famosa invasione degli orsi in Sicilia, presentato a Cannes

Lorenzo Mattotti • Regista di La famosa invasione degli orsi in Sicilia
(© Caterina Sansone/Lorenzo Mattotti)

Dopo aver diretto un segmento molto apprezzato del film collettivo Peur(s) du noir, il celebre autore di fumetti e illustratore italiano Lorenzo Mattotti si è lanciato nel suo primo lungometraggio d'animazione da solista con La famosa invasione degli orsi in Sicilia [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Lorenzo Mattotti
scheda film
]
, un adattamento dell'unico romanzo per giovani scritto da Dino Buzzati. Il film è stato presentato nel programma Un Certain Regard del 72mo Festival di Cannes.

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Cineuropa: Che cosa le è piaciuto dell’universo di Dino Buzzati?
Lorenzo Mattotti: Mi ha influenzato molto, fin dalla mia giovinezza, per il suo modo di creare il mistero, di fare metafore usando il fantastico, di partire da una situazione reale e iniettarvi sempre qualcosa di inquietante. In effetti, aveva la capacità di rendere concreti i misteri e di creare altri mondi. Mi piacciono anche la sua pittura e i suoi disegni, e anche il fatto che abbia realizzato un fumetto. Avevo 16 anni e mi ha colpito il fatto che un grande scrittore facesse un fumetto, un'area considerata a quel tempo una sottocultura. E che fumetto! Totalmente visionario, strano, per niente stereotipato.

Come ha lavorato sulla sceneggiatura dell’adattamento del romanzo per giovani La famosa invasione degli orsi in Sicilia, cercando di non tradire troppo l'autore?
Quando ho ottenuto i diritti del romanzo dalla vedova di Dino Buzzati, ho sentito la responsabilità di adattarlo con il massimo rispetto. Avevo molta paura di tradirlo e non volevo cambiare nulla, mantenere le sue parole, ecc. Ma quando ho iniziato a lavorare sull'adattamento, ho subito notato che c'erano elementi nel romanzo a cui non avevo pensato: nessun personaggio femminile, una struttura molto aperta e cose poco logiche. Con i miei co-sceneggiatori Thomas Bidegain e Jean-Luc Fromental, ci siamo posti molte domande, ma ho insistito fin dall'inizio per mantenere la struttura. Era anche necessario conservare le idee grafiche e visionarie, altrimenti si perdeva tutto. I gatti, i fantasmi, le palle di neve, ecc., sono idee straordinarie e bisognava trovare i mezzi per utilizzarle e offrirle agli spettatori. Ho anche rispettato le idee grafiche di Buzzati, e i suoi disegni mi hanno aiutato molto: sono stati come una guida per me. Ma da un’altra parte, c'era una sorta di distacco perché non era roba mia, una delle mie opere originali. Avevo quindi anche uno sguardo un po’ esterno e volevo solo fare un bel film per ragazzi, per il piacere degli occhi, per il piacere della fantasia.

Non le piace molto parlare della possibile interpretazione del soggetto del film che evoca particolari virtù e vizi del potere. Perché?
Perché non c'è un messaggio diretto. Nel film, ci sono diversi messaggi e la storia non offre una soluzione unica. Parla del fatto di ritrovarsi in situazioni più grandi di noi, quasi per superficialità, e di dover gestire cose molto complicate che non capiamo. L'idea è che la realtà è molto complessa e che affrontare i problemi e risolverli non è facile, devi prima capire un sacco di cose. E penso sia molto importante incoraggiare i bambini a cercare la complicità prima ancora della semplicità. 

Perché ha scelto colori molto forti?
È la mia natura. La gioia di raccontare con i colori è energia, è amore per la vita. Ci sono regole, formule nel cinema: se hai paura dei colori e non vuoi rischiare, usi il bianco e nero, il giallo-marrone con un tocco di luce, il blu-verde. Ma non bisogna aver paura dei colori, che ho sempre usato con grande libertà pur stando molto attento a come assemblarli.

È anche un modo per differenziarsi dallo stile visivo del cinema d'animazione americano?
Gli americani ci propongono colori terribili: il fucsia acido, il verde acido, tutti i colori sono molto acidi. Questo ci dà un'idea della vita contemporanea piena di freddezza, cinismo, disillusione, paura di essere dolci, gentili, poetici. Ma ci sono molte altre gamme di colori interessanti e non bisogna aver paura di essere diversi.

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(Tradotto dal francese)

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