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Marian Valev • Regista di Bad Girl

“Zhaneta è vittima non solo delle ambizioni della madre, ma dello sport stesso”

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- Il regista Marian Valev ci parla del suo primo lungometraggio, Bad Girl, in occasione della sua proiezione alla 12ma edizione della Festa del cinema bulgaro a Roma

Marian Valev • Regista di Bad Girl

Noto attore di serie TV, in particolare Pod prikritie (Sotto copertura), il bulgaro Marian Valev debutta come regista con Bad Girl [+leggi anche:
trailer
intervista: Marian Valev
scheda film
]
, storia di un’ex campionessa di ginnastica ritmica e attuale spogliarellista la cui vita viene stravolta quando rimane vittima di una violenza. Ne abbiamo parlato con lui a Roma, alla 12ma Festa del cinema bulgaro, dove il film ha avuto la sua prima italiana.

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Cineuropa: Lo script è basato su storie vere? Come nasce l’idea di ambientarlo nel mondo della ginnastica ritmica?
Marian Valev:
Sì, il film è basato non su una, ma su più storie vere di cui ho avuto la fortuna o sfortuna di essere testimone diretto. Ho deciso di ambientarlo nel mondo della ginnastica ritmica perché il prototipo della protagonista era una ginnasta vera che davanti ai miei occhi ha dovuto combattere con tante cose. Ma poi anche gli altri personaggi del film sono delle persone assolutamente vere, spesso amici miei, alcuni vivi, altri no. Le loro sono delle storie ovviamente indipendenti da quella della protagonista, ma le ho volute inglobare tutte in un unico racconto che è diventato lo script per Bad Girl.

Perché Zhaneta diventa una "cattiva ragazza"?
La risposta è complessa. Perché una persona diventa cattiva? Immagino che sia legato a qualcosa di profondo, nella natura dell'uomo è sempre presente un lato cattivo. La domanda è cos'è che lo fa scatenare. La prima risposta sono i genitori, l'educazione. La madre di Zhaneta, che viene affidata alla meravigliosa Stanislava Aramutlieva, ha i propri sogni irrealizzati – come quello di diventare una campionessa mondiale – e cerca di proiettarli sulla figlia. Il problema però è che la figlia è completamente diversa. La sua emotività, il suo mondo interiore, la sua intelligenza, non sono assimilabili a quelli della madre. Poi c’è la ginnastica ritmica, uno degli sport più pesanti dal punto di vista non solo fisico, ma emotivo, dove le ambizioni di coach e genitori superano la soglia della normalità... Zhaneta è vittima non solo delle ambizioni della madre, ma dello sport stesso. Il terzo motivo: la cultura del mondo che ci circonda e il modo in cui si riflette su una ragazza di 18 anni. Purtroppo le ragazze che praticano questo sport, vivendo 12-14 ore al giorno in sala, spesso hanno la maturità di 12enni. Come sceneggiatore, ho immaginato che la natura stessa del personaggio di Zhaneta semplicemente non fosse adatta a tollerare gli altri tre motivi descritti sopra. E' una persona che reagisce, che ha un'opinione propria. E infine, ovviamente, la perdita del padre, questa grande tragedia familiare e il senso di colpa che Zhaneta porta. 

Come ha scelto Lybomira Basheva? Quali caratteristiche cercava nella protagonista del suo film?
Conoscevo Lybomira da tempo, avevo già lavorato con lei in una delle serie bulgare più amate, Pod prikritie. Quando ho scritto la sceneggiatura e cercavo di visualizzare il prototipo, avevo solo lei in mente. Sì, la storia era quella di una ragazza che conoscevo realmente, ma come attrice che potesse raffigurarla non ho mai pensato ad altre. La cosa importante, però, è che non ho scritto una sceneggiatura adatta alle qualità dell'attrice, anzi, credo di averle offerto una vera sfida in quanto lei è completamente diversa dal personaggio.

Come nasce il personaggio dell’investigatore, affetto dalla sindrome di Asperger, incarnato da Deyan Donkov? Che tipo di rapporto si instaura tra lui e la protagonista?
Anche questo personaggio è basato su una persona vera, un amico che non è più con noi, era della mia città nativa Varna ed era un vero investigatore. Era una persona dolcissima, ma molto sola. Aveva una famiglia bellissima, ma purtroppo la vita li aveva divisi. Era una di quelle persone buone e timide che fanno tantissimo, ma rimangono inosservate. Deyan Donkov è uno dei migliori attori in Bulgaria, negli ultimi 10-15 anni è una delle colonne portanti del Teatro Nazionale a Sofia. Una persona estremamente sensibile e intelligente, di cui mi sono fidato perché abbiamo un legame molto intuitivo. Mi è sembrato perfetto per il ruolo in questa cosiddetta storia d'amore padre-figlia, perché il suo personaggio nel film ha perso la figlia e cerca di proteggere la protagonista, arrivando a rischiare la vita per lei. Qui bisogna dire che sono un grande fan del noir, ho cercato di invertire i ruoli tipici del genere, mettendo la donna misteriosa al centro e l'investigatore come fattore che sconvolge la storia. 

Visivamente, che impronta voleva dare al suo film? Si è ispirato a qualche opera o regista in particolare?
Ho già parlato del noir. Sono un grande fan di Billy Wilder e Il viale del tramonto del 1950. Naturalmente anche Darren Aronofsky, in particolare The Wrestler e Il cigno nero, il modo in cui sono stati ripresi, "First person documentary style". Per me, il cinema è come una battaglia. Bisogna individuare la strategia giusta che ti porterà alla vittoria, e credo che lo stile di ogni regista e i generi servano proprio a questo.

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