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NEW HORIZONS 2019

Xawery Żuławski • Regista di Bird Talk

"Questo film è antifascista, è davvero così semplice"

di 

- Cineuropa ha incontrato il regista polacco Xawery Żuławski, che festeggiava la prima mondiale del suo ultimo film Bird Talk al New Horizons International Film Festival

Xawery Żuławski  • Regista di Bird Talk
(© Maziarz Rajter)

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, il suo terzo film dopo l’acclamato Snow White and Russian Red [+leggi anche:
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, Xawery Żuławski maneggia un copione scritto dal padre defunto Andrzej – regista di culto di  L’importante è amare e Possession – restituendo uno sguardo ravvicinato e inflessibile sul proprio Paese. Lo abbiamo incontrato al New Horizons International Film Festival.

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Cineuropa: I personaggi nel tuo film sembrano tutti così fluidi. Il protagonista, interpretato da Sebastian Fabijański, a volte sembra che stia interpretando te, altre volte invece non lo sembra affatto.
Xawery Żuławski:
Questo film è tutto sull’intuizione. Ho deciso di offuscare i confini tra la realtà e la finzione perché Andrzej Żuławski era mio padre, ma ha anche influenzato altri registi. Abbiamo voluto onorare il suo lavoro e ho invitato Piotr Kielar, Jacek Borcuch e Jan Komasa a collaborare, ognuno alla ricerca della propria energia a suo modo. Alla fine non ha funzionato, e probabilmente non era qualcosa che mio padre avrebbe voluto, ma grazie a loro ho guadagnato fiducia nel copione. Ho capito che non deve ruotare attorno alla mia esperienza personale. La maggior parte di ciò che aveva scritto è stato reso nel film, ma [l’attore] Daniel Olbryski non interpreta mio padre. Anche se sembra che alcune persone la pensino così.

Tuo padre ha lasciato tanti altri testi. Questo te lo diede in maniera particolare?
Non sono corso nel suo archivio subito dopo la sua morte, a scavare in maniera concitata per trovare qualcosa che potessi trasformare in un film. È stato un dono. Mio padre disse, “Leggilo e fanne ciò che vuoi”. Tutto qui. Solo più tardi il produttore Marcin Wierzchosławski mi ha chiamato per dirmi che aveva lo stesso testo, chiedendomi se avessi voluto dirigerlo.

Noi polacchi comprenderemo meglio questo film. Tratta dei nostri codici culturali, e per chi si è diplomato alle superiori e ha letto diversi libri, sarà comprensibile. Sono consapevole che quando uno spettatore straniero vedrà questa Warszawa (Varsavia) bruciare, vedrà solamente una macchina in fiamme. Perché dovrebbe sapere il suo nome o la sua storia? Ovvio, avremmo potuto sbarazzarci di queste battute nostrane, ma solo grazie a loro sarà possibile far capire qualcosa dell’artista reietto Andrzej Żuławski, che non ha potuto fare film nel suo stesso Paese. Sebbene lui lo volesse davvero.

Il suo nome è stato celebrato per anni all’estero, ma meno in Polonia. Sembrava quasi che non ci fosse alcun spazio per i suoi film.
Non abbiamo analizzato tale questione effettivamente, ma vi è certamente una risposta. È collegata a qualcosa che sta dentro di noi, un problema che è diventato troppo visibile solamente oggigiorno: abbiamo problemi con la tolleranza, la diversità e l’individualità, dopo aver vissuto in un regime che ha represso tutto questo per 50 anni. Dovevamo essere tutti una massa indistinta: ce l’abbiamo ancora nei nostri geni. E la Polonia, invece di aprirsi, si chiude a tutto il resto del mondo. E a tutte le strane e “selvagge” creazioni di mio padre.

Quando ha scritto questo copione tuo padre? Dopo aver visto il film, per quanto ne so, poteva esser stato scritto ieri.
Circa 6 anni fa. Funziona come uno specchio: riflette il presente. Per me è difficile da spiegare, ma davvero risulta molto attuale. In 10 anni sarà probabilmente lo stesso, perché prima di tutto è un film sul dialogo, ovvero questo “bird talk” del titolo, il linguaggio degli artisti. Qualche anno fa c’è stato un gruppo di ragazzi che ha messo un cestino della spazzatura in testa all’insegnante e ha filmato l’intera vicenda. Per qualcuno intellettualmente sensibile come mio padre, era un presagio di ciò che sarebbe arrivato. Qualcosa che sta già accadendo, e per cui non stiamo facendo nulla.

E quindi aspettiamo e basta?
Aspettiamo qualsiasi cosa accadrà dopo e, francamente, non è nemmeno più divertente. Non si tratta di un singolo episodio a se stante, tutto il mondo sta parlando di noi. Lo ha toccato profondamente, questa forza nera che si sta facendo strada velocemente. Per me, questo film è antifascista. È realmente così semplice.

Dicevamo spesso che, per realizzare Bird Talk, avevamo bisogno di liberare prima noi stessi. Perché con ogni probabilità – con ogni probabilità, dato che nessuno di noi era effettivamente presente – mio padre era libero quando faceva i suoi film. Proteggeva sempre la propria libertà, aggressivamente, motivo per cui abbiamo dovuto essere audaci nell’avvicinarci a questo soggetto. Viviamo in un modo che sta arrivando alla fine, poiché ha raggiunto determinati limiti. La stessa cosa vale per il cinema: siamo bloccati in un sistema che produce ancora grandi film, ma che uccide la creatività. A volte è importante scegliere una strada diversa.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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